Di Redazione su Mercoledì, 26 Giugno 2019
Categoria: Donne

Il tributo di Torino ad Anna Guidetti Serra, avvocato e partigiana. Combattè con Primo Levi, una vita per la libertà

"Si addottorò in Giurisprudenza, ma scelse subito da che parte stare, e a quella scelta non venne meno, nei decenni seguenti. La legge fu per lei garanzia per i deboli, non usbergo per i potenti: e concepì l'avvocatura come un servizio non come una professione. Fu davvero l'avvocato di tutte le buone cause. Difese i deboli, i perseguitati, gli innocenti ai quali una giustizia ingiusta pretendeva di far pagare la "colpa" di essere contro le ingiustizie di ogni genere...Riceveva chiunque le chiedesse udienza. Non credo abbia mai presentato una parcella a chi le si rivolgeva per chiedere aiuto legale, per una manifestazione non autorizzata, per un corteo, per una occupazione o un blocco stradale, per un'accusa (che allora forse persino più di oggi fioccava con grande facilità) di "resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale". La sua presenza rincuorava i fermati e gli imputati e insieme intimoriva gli uomini in divisa o in toga".

Così disse di lei, al secolo  Bianca Guidetti Serra,  per tutti, compresi i suoi compagni partigiani, "Bianca la rossa", Angelo d'Orsi, commemorando in un ricordo commovente uno degli avvocati più celebri di Torino, che da giovanissima fece la resistenza accanto a Primo Levi, Apri uno dei primi studi legali del 1949, spese la propria vita per la professione e per i deboli, e da ultimo scelse di andaesene anche per un breve periodo in Parlamento  per aiutare i meno fortunati con la propria dottrina ma soprattutto con la passione che sempre la animava. A lei sarà intitolata il prossimo 26 giugno la Biblioteca Civica Torino Centro in occasione del centenario della sua nascita, avvenuta in Torino il 19 agosto 1919. Il tributo  della città di Torino è stato proposto alle istituzioni municipali dal Comitato Nazionale istituto nei mesi scorsi e presieduto dall'On. Maria Chiara Acciarini.

 Figlia di un avvocato civilista e di una sartarimase orfana di padre appena diciottenne; la sua scelta antifascista avvenne fin dal tempo del liceo, per reazione alle leggi razziali di cui vedeva i soprusi che imponevano ai suoi amici ebrei, tra cui Primo Levi e Alberto Salmoni che nel maggio 1945, a guerraappena finita, sarebbe diventato suo marito.

La partecipazione alla ResistenzaModifica

Partecipa attivamente alla Resistenza nelle file del PCI e, insieme ad Ada Gobetti per il Partito d'Azione e altre militanti delle varie forze aderenti al CLN, organizza la rete torinese dei "Gruppi di difesa della donna e per l'assistenza ai combattenti della libertà", stampando e diffondendo clandestinamente il giornalino "La difesa della lavoratrice"; organizza brevi comizi clandestini in preparazione del 25 aprile 1945. Furono indirizzate a lei le uniche due cartoline postali con cui Primo Levi dette notizia della sua deportazione e della sua prigionia ad Auschwitz.

L'attività da avvocatoModifica

Dopo la Liberazione, intraprende l'attività di avvocata penalista: è una dei 6 avvocati donna su 800 appartenenti al Foro torinese. L'impegno professionale e politico di Bianca è attivo nel campo del diritto di famiglia e della tutela dei più deboli, dei minori e carcerati, nelle fabbriche torinesi per assistere gli operai per conto della Camera del lavoro, nelle cause di lavoro come nelle prime battaglie giudiziarie contro la nocività e l'inquinamento ambientale (Ipca di Cirié; Eternit di Casale Monferrato). Negli anni settanta è protagonista di grandi processi "politici" di rilievo nazionale, tra cui quello contro le schedature politiche degli operai alla FIAT.

Operò attivamente in molte associazioni. A nome dei Giuristi democratici, fece parte di delegazioni internazionali a sostegno delle donne carcerate (1959) e dei sindacalisti processati (1973) nella Spagna franchista, e poi ancora in Paraguay (1979) per il caso di un desaparecido argentino. Fu tra i soci fondatori, nel 1961, del Centro studi Piero Gobetti (di cui, nel 1994, divenne presidente per un decennio); con Francesco Santanera fu socia fondatrice, nel 1962, dell'Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affilianti), che si batté per la riforma della legge sulle adozioni, e nel 1965 dell'Uces (Unione contro l'emarginazione sociale) in difesa dei minori maltrattati negli orfanotrofi o negli istituti di ricovero.

L'attività nelle istituzioniModifica

Negli anni ottanta e novanta partecipa attivamente alla vita politico-istituzionale dapprima in ambito torinese e poi nazionale: candidata indipendente, presentata come capolista dal gruppo di Democrazia Proletaria, viene eletta (1985) nel Consiglio comunale di Torino, e si occupa principalmente di carcere, in particolare sui temi della socialità negli istituti di pena, della ricerca di forme alternative di pena, dei servizi ai detenuti e delle misure per il reinserimento dei detenuti[1].

Nel 1987 si dimette da consigliere per presentarsi, sempre come indipendente nelle file di Democrazia Proletaria, alle elezioni per la Camera dei Deputati; in Parlamento partecipa ai lavori delle Commissioni giustizia e antimafia occupandosi degli stessi temi di cui si era sempre occupata come avvocata, i temi della legalità e dei diritti, in particolare a tutela dei più deboli: minori, carcerati e lavoratori. Nel 1990, insieme a Medicina Democratica e all'Associazione Esposti Amianto (AEA) partecipa e alla presentazione, come prima firmataria, di una proposta di legge per la messa al bando dell'amianto, approvata poi nel 1992 ("Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto", Legge n. 257.

Dimessasi dal Parlamento nel 1991, viene poi nuovamente eletta al Consiglio comunale di Torino, ma questa volta come indipendente del Partito Democratico della Sinistra. Rimase in carica fino al 1999, dimettendosi a metà del secondo mandato della giunta guidata dal sindaco Valentino Castellani. Si è dedicata da sempre a questioni centrali quali la giustizia, la galera, l'ergastolo.