Di Redazione su Domenica, 12 Maggio 2019
Categoria: Scuola e Istruzione

Il testo, questo sconosciuto. Istat: uno studente su tre non ha alcuna competenza alfabetica

Promossi a giugno, e magari con una buona media, ma in difficoltà nella lettura e nella comprensione di un semplice brano o di fronte a calcoli, anche elementari.
È quello che emerge dall'ultimo report dell'Istat sugli Obiettivi per uno sviluppo sostenibile. Il rapporto 2019, diffuso pochi giorni fa dall'Istituto italiano di statistica, analizza tutti gli aspetti della vita economica e sociale del sistema Italia, mettendo al quarto posto, su 17 obiettivi, "l'istruzione di qualità per tutti". Un aspetto fondamentale, che figura soltanto dopo la lotta alla povertà, alla fame, al benessere e alla salute. 

Scorrendo i dati sul livello effettivo di istruzione dei ragazzi italiani, calcolati in base all'Invalsi, si scopre che oltre un terzo non raggiunge una competenza alfabetica neppure sufficiente.

 Inondati dal linguaggio iper veloce, zeppo di xché, xò e di emoticon, gli studenti del terzo anno della scuola secondarie di primo grado entrano sovente in crisi al momento di decodificare il contenuto di un brano scritto, che riescono a comprendere solo superficialmente.
Secondo il Rapporto SDG (Sustainable Development Goals), il 34,4% degli studenti italiani che frequentano il terzo anno della scuola media "non raggiunge un livello sufficiente di competenza alfabetica". Riescono cioè a decodificare solo brani semplici e con informazioni esplicite. Appena il testo richiede di riconoscere e ricostruire autonomamente significati complessi, anche impliciti, le cose si complicano. E un terzo dei nostri ragazzini entra in difficoltà. Stesso discorso per la competenza numerica, quella che rende capaci i ragazzi di risolvere problemi anche di una certa complessità, come quelli che si presentano quotidianamente sulle questioni economiche o statistiche. In questo caso, la quota di adolescenti carenti, che si troverà in difficoltà a decifrare il mondo che li circonda, sale al 40%: quattro su dieci. E cambia poco se si analizzano i dati relativi ai ragazzi del secondo anno della scuola superiore. La quota di studenti che, nonostante le promozioni a scuola, incontra difficoltà in italiano e matematica resta praticamente invariata, descrivendo una situazione che la scuola, da sola, non riesce a fronteggiare.
I ragazzi entrano in difficoltà appena si trovano di fronte alla risoluzione di problemi di realtà o nel decodificare i significati più profondi di un testo scritto. È il paradossale vuoto che separa la scuola dalla società sempre più esigente.Oggi gli studenti fanno fatica a concentrarsi nello studio perché immersi in un mondo iper connesso in cui tutte le operazioni si svolgono a velocità sostenuta. E per gli approfondimenti c'è sempre meno tempo. Probabilmente il nostro insegnamento è ancora troppo scolastico, mentre le prove Invalsi analizzano competenze durevoli, profonde. Come è stato possibile, e di chi è la colpa se si è arrivati a questo punto? Esiste una colpa? Ragioniamo invece sulla volontà di avere alunni competenti, non solo conoscenze ma abilità metacognitive . Non esiste colpa, ma presa di coscienza del cambiamento che impone il dovere di rivedere le nostre posizioni e di guidare i nostri alunni o, ancora , camminare con loro dentro questa società liquida.
La scuola assume un atteggiamento diverso,volge lo sguardo al percorso formativo dello studente più che ai "numeri" che valutano gli apprendimenti.
La soluzione ? TRASVERSALITA'.

Maria Di Benedetto - Insegnante e vicaria al CD Portella della Ginestra di Vittoria (RG)