Di Redazione su Venerdì, 03 Maggio 2019
Categoria: Mario Squinzati, avvocato all'ombra della colpa (Alberto Pezzini) - Diritto e Letteratura

L'ombra della Colpa - Gli scacchi e i processi hanno hanno in comune la ferocia

 Spero di avere fatto tutto quello che era nelle mie possibilità per affrontare il processo. Ho studiato ancora un giorno intero e metà della notte. Agata mi è letteralmente venuta a portare a casa. Quando siamo arrivati, aveva preparato un passato di verdura bollente. Ho bevuto un bicchiere di vino rosso ed ho mangiato un pezzo di formaggio. Il resto è un panno buio calato sugli occhi per la stanchezza. Questa mattina sono già seduto al mio posto, in aula. Tutte le notti che precedono i processi delicati le trascorro in genere dormendo della grossa.Non mi preoccupo più. Ho imparato che la notte è fatta per dormire e le cose vanno avanti da sole. Nel sonno non voglio farmi condizionare la vita dal mio mestiere. Almeno nei sogni sono libero e non penso come se fossi sistemato sempre dentro le caselle di una partita a scacchi. La vita giudiziaria è una grande, esistenziale sfida. Senza mai la possibilità di tirare il fiato. Lo dice bene Paolo Maurensig, lo scrittore della Variante di Lunemburg, uno dei successi della mia giovinezza. Giocare a scacchi è uno degli sport più feroci che esistano. Non si fanno feriti, sangue non se ne sparge ma – se ci pensate bene – muoiono tutti. Non devono restare sopravvissuti, non possono restare. In un processo penale è la stessa cosa. Ogni mossa è per sempre, come un diamante. Appena l'hai fatta, sai già se devi pentirtene oppure no. Non si può tornare indietro. Il tempo degli scacchi e il tempo dei processi si assomigliano. Hanno in comune una ferocia tanto inaudita quanto silenziosa. Negli scacchi le violenze si compiono con un dito ed un'idea che lo muove, alla ricerca di una invisibile geometria estetica. In un processo puoi fare male, violentare, uccidere, ferire a morte con le parole: dietro di esse, un'idea di vittoria da inseguire sempre, alla faccia della verità, della giustizia qualunque sia. C'è forse meno bellezza nella battaglia processuale, a meno che non si voglia parlare delle norme che si intendono applicare. Un risultato molto crudele o molto devastante si può raggiungere grazie ad una norma elegante, o meglio, combinando più norme insieme. A volte ne basta una, che i tuoi avversari non conoscono. Ho visto nella mia vita professionale più danni per l'ignoranza di ciò che sta dentro i codici che in una battaglia dove si muore durante lo scontro frontale. Comunque, ora sono qui, siamo qui. Seduti ad un tavolo di tribunale come all'alba di un'escursione di cui non conosciamo i tempi del ritorno. Come certe mattine sul ciglio della strada, ad attendere il momento della partenza verso la cima di una montagna. Siamo seduti vicini, la Salmaso ed io. Mi ha rivolto uno sguardo lungo appena mi ha visto, e mi ha detto: "Allora ci siamo, Mario. Spero che abbia dormito. Spero che ci creda sempre".

Le ho sorriso, almeno credo. Quelle parole mi hanno intenerito. Ho pensato alla mia responsabilità ed al fatto che questa donna – per me un giudice straordinario – si sia affidata a me. Nonostante sia imputato per favoreggiamento. Questa presunta colpa non l'ha fatta desistere di un millimetro dal proprio convincimento. Non posso permettermi di sbagliare mosse. Non voglio deluderla. Agata è seduta dietro. Quando mi sono girato ho visto che in fondo all'aula, dove le persone cominciano a prendere posto come a teatro, c'è anche Giulia. Tutte le mie donne, il mio passato ed il presente si sono dati appuntamento. Sarà dura. Sarà così dura ?

Forse, tutto sommato, non vedo l'ora di cominciare.

 Quando arriva il Pm, si porta dietro un assistente con i fascicoli. Stanno tutti sopra un carrello. Sembra si siano moltiplicati dall'ultima volta che li avevo visti al Riesame. Tardito è elegantissimo sotto la toga. Sfoggia un aplomb invidiabile. Con la Salmaso hanno incrociato per alcuni istanti gli sguardi. Due spade laser. Se penso che un mese fa andavano a prendere il caffè insieme ed oggi si trovano su blocchi contrapposti, giudiziari ed esistenziali, mi vengono i brividi. Il Tribunale non ha ancora fatto suonare la campanella che segna l'inizio dell'udienza. E' il momento in cui preferirei stare solo. Per raccogliere i concetti e le idee che non ne vogliono sapere di tornare alla mente. Sono incastrato in una dinamica pesante come le mie gambe. Guardo per l'ultima volta le carte sul tavolo, mi ripeto mentalmente le questioni preliminari con cui aprirò il fuoco di sbarramento dell'udienza. Colloco sul banco – secondo un personale ordine mentale – i documenti che mi serviranno durante la discussione preliminare. Li ho annotati con evidenziatori colorati ed appiccicando qua e là minuscoli post - it adesivi. Li ho letti, riletti ed addirittura eviscerati nella mia mente anche di notte, come pesci da mangiare. Li conosco dall'odore. Sono diventati una seconda pelle. Ogni volta che li riprendo in mano, l'impostazione iniziale traballa. Scorgo crepe e contraddizioni dove era tutto chiaro. E' il dubbio, il maledetto dubbio che imperversa come un avvoltoio. Giacomo Leopardi sosteneva che soltanto l'uomo assalito dai dubbi si avvicini al vero. Io mi sento traforato dai dubbi, come un formaggio, aggredito dai topi anche di notte, senza difese. Più studio e più mi rendo conto di non sapere un cazzo. Non posso farci niente. E' più forte di me. Il dubbio è come un ghiacciaio:una fabbrica inesausta, che non sta mai ferma, ma cambia pelle in continuazione. Inafferrabile. Ora si possono osservare tutti i protagonisti della scena con ancora un pizzico di distacco. E' l'attimo in cui avverto più forte la morsa della solitudine. E' difficile pesarla, ma si misura come il mare, o il deserto, di notte. Vorrei avere qualcuno che mi consigli, in questi momenti. Invece devo far finta che vada tutto bene, che ogni cosa sia prevista ed ogni pur minima variazione del gioco pianificata. La mia mente è connessa con il mondo giudiziario, tutto il resto risulta azzerato, non esiste. Si può vivere dentro le sentenze, i ragionamenti sottili a cui siamo costretti per cercare di trovare ogni giorno una soluzione brillante con cui risolvere un'esistenza compromessa ? Si può vivere pensando sempre in termini di controprova, oppure giocando a scacchi di notte con sé stessi, facendo il canto ed il controcanto alle nostre tesi per vedere se resistono, se terranno in aula e non si sgretoleranno alla luce delle obiezioni avversarie ? Si può vivere così, senza creatività, senza fantasia, come samurai votati al sacrificio ? E' meglio combattere come una farfalla o morire come un Ronin, un samurai che sa già di doversi arrendere, con la spada alla mano e la sconfitta dietro il suo ultimo giorno ? Un mio antico maestro mi ha insegnato questo. Lascia che la fantasia si intrufoli dentro i tuoi atti, lascia che i tuoi ragionamenti si sviluppino secondo criteri logici ma anche artistici. Almeno, ti divertirai un poco, mi ha sempre detto.

Posso dargli torto ? Squilla la campanella. Entra il Tribunale.

Fatevi sotto.

 La parola ci viene data subito. Non c'è costituzione di parte civile. Un dato positivo. Prendo subito l'aire e preannuncio una questione preliminare. Il Presidente mi consente di parlare con una certa reverenza. Bene.

"Signor Presidente, cerco di essere conciso. Il PM ha indicato nella richiesta di rinvio a giudizio le sommarie informazioni rese dal bambino – il nipote della mia cliente – il quale è stato sentito insieme alla psicologa, come ormai impone il Codice di Procedura Penale. Si tratta di un elemento a carico, nonostante il tenore delle stesse. Il fatto è che tali dichiarazioni sono inutilizzabili e quindi non potranno mai finire nel fascicolo del dibattimento. Il bambino – che non è stato mai sentito in sede di incidente probatorio, come si sarebbe dovuto fare fin dall'inizio – ne è risultato inquinato. Irrimediabilmente. Il fascicolo che voi avete arriva dall'udienza preliminare e dentro di esso si trovano i documenti e gli atti ammessi per legge. Nulla di più.

Tali dichiarazioni fanno sì che il minorenne – il bambino ha oggi quattordici anni – potrà essere sentito, ma le modalità della loro assunzione hanno già apportato una modifica alla sua memoria.

Lei, Presidente, non può conoscere ancora il loro tenore perché non sono nel suo fascicolo. Me ne rendo conto, e non vorrei che tale mia questione apparisse oziosa, ma non lo è. Non soltanto vi dico già in anticipo che tali sommarie informazioni non potranno mai transitare nel vostro fascicolo, ma che senza di esse, la mia cliente andrà prosciolta perché il fatto non sussiste".

"Avvocato Squinzati, è questa la sua conclusione ?"

"Non ancora, Presidente. Il fatto è che – come dicevo – il bambino non è stato sentito con le modalità dell'incidente probatorio, ossia nell'unico modo che lo avrebbe garantito evitando di compromettere anche i diritti della difesa. Il nostro codice di procedura penale ammette l'esame di un testimone minore degli anni sedici – già sentito in incidente probatorio – soltanto se lo stesso riguardi fatti o circostanze diverse da quelle su cui sia già stato sentito. La stessa cosa non è prevista per il minore che venga sentito dalla polizia giudiziaria insieme ad uno psicologo. Sono quindi a sollevare questione di legittimità costituzionale dell'art. 190bis Cpp laddove non prevede tale ultima ipotesi che ci danneggia assai in quanto esporrà il bambino ad un nuovo esame e a un nuovo stress". Ho voluto dire non soltanto che il bambino non è mai stato sentito nell'unica maniera ammissibile e corretta, quella dell'incidente probatorio, ma che la modalità scelta non assicura neanche la possibilità di poterlo risentire. Una questione di legittimità costituzionale è un ballon d'essai lanciato oltre l'ostacolo senza alcuna possibilità di riuscitama sono sicuro che il Tribunale abbia già capito.

In aula scende il silenzio. Forse ho esagerato. A volte, da certe questioni, salta fuori qualcosa che non ti aspettavi o non avevi previsto. Mi è uscita così. La Salmaso ha un moto del corpo, si agita sulla sedia, o forse si aggiusta i pantaloni, che ne so.

Il Presidente dà la parola a Tardito.

"Sig. Presidente, direi che si tratta di una questione oziosa. Prima di tutto noi stiamo parlando di dichiarazioni sulle quali le Signorie Vostre non possono ancora decidere e quindi stiamo discettando del nulla. La questione sollevata dalla difesa non può essere colta nella sua momentaneità perché manca di rilevanza allo stato e Voi – ripeto – non potreste neanche trattarla come questione preliminare. Si tratta semmai di una circostanza che riguarda le richieste di prove, e quindi direi che l'Avv. Squinzati ha anche sbagliato i tempi della questione, e non soltanto il suo contenuto. Chiedo il rigetto".

Si siede con un gesto di noncuranza, un po' affettata a dirla tutta. Il Presidente ed i giudici a latere si ritirano in silenzio in camera di consiglio. Adesso dobbiamo attendere. Non mi aspetto che accolgano una tesi come la mia, ai confini con la fantascienza. Tardito ha ragione. Ma ho voluto che il Presidente capisse fin d'ora cosa sia stata l'audizione del bambino, effettuata in modo da impedire una qualunque partecipazione della difesa. Il modo è stato poco tempestivo da parte mia, ma non potevo andare oltre. Mi alzo per sgranchirmi le gambe e prendere un caffè. Di solito andiamo tutti in giardino. Disponiamo di un cortile bellissimo, da cui si sente anche l'odore del mare venire su nelle giornate di maestrale. Ci sono delle magnolie gigantesche su cui a volte nidificano i gabbiani. Un inverno un piccolo è stato covato per giorni interi dalla mamma in un'aiuola. Mare e terra insieme, è una cosa straordinaria ogni volta che ci penso. La Salmaso non si muove dal suo posto. Posso capire l'imbarazzo che provi a muoversi come imputata in un luogo che era il suo regno e dove prima tutti la riverivano ogni volta che la incontravano nei corridoi. Agata è serena come un tramonto africano. Non l'ho mai vista così in pace con sé stessa. Mi trasmette forza e serenità. Non parliamo della causa ma ci lanciamo delle frecciate, tanto per smorzare la tensione. Spero che i giudici comprendano quale sia stato il sottile meccanismo sottile con cui si è penetrati nella psiche di un bambino. Ormai tutto ciò che vi si poteva spremere è andato, volato via.

La campanella suona. Hanno impiegato davvero poco per fare a pezzi la mia questione preliminare. Ci sta. Rientriamo di corsa. Ho appena il tempo di reindossare la toga chè il Presidente legge l'ordinanza. Rigetto. Con poche frasi. Dicono che non c'è nessuna violazione di legge e che allo stato il Collegio non ha comunque la possibilità di entrare nel merito della questione in quanto le dichiarazioni del minore non fanno parte del fascicolo del dibattimento.Senza infamia e senza lode. Tutto prevedibile o forse rimandato ma spero il messaggio sia stato colto. Il Presidente domanda se ci siano altre questioni preliminari prima di aprire il dibattimento. Faccio cenno di no, anche perché ora devo oppormi alle prove del PM. Tardito comincia a snocciolare tutte le sue armi d'ordinanza. Che in parte conosco dall'udienza preliminare. Dico in parte perché non si può mai sapere se il Pm abbia in serbo qualche nuova sorpresa ottenuta in via integrativa, ai fini delle richieste al giudice del dibattimento. Tra queste c'è anche la famosa intercettazione telefonica con il difensore dell'epoca della Salmaso, il civilista che le stava curando la separazione. Oltre alle dichiarazioni del minore rese alla Polizia Giudiziaria, di cui Tardito non chiede l'acquisizione limitandosi a chiedere l'esame del bambino. Chiede invece che sia acquisito al fascicolo un plico di foglietti, mai visti prima.

Sono o sembrano veri e propri pizzini colorati, di quelli che si usano con i bambini. Post - it sui quali intravedo parole scritte in caratteri più grossi del normale, tracciati con evidenziatori o pastelli di grana grossa. Tardito sostiene che si tratterebbe di documenti ottenuti dopo il decreto che dispone il giudizio – tombola ! – offrendone soltanto oggi la visione alla difesa. Si avvicina a noi e ce li sciorina sulla scrivania. La Salmaso li fissa come se fossero insetti, appena usciti da un museo di entomologia. Non so cosa siano ma prima di tutto devo capire da dove arrivino. Propongo una immediata opposizione al Tribunale.

"Sig. Presidente, questi documenti, frutto di attività integrativa, sono o sembrano manoscritti a prima vista ma non sappiamo da dove provengano. Le attività integrative ex art. 430 Cpp devono venire accompagnate da una precisa descrizione della loro genesi altrimenti non sono ammissibili. Ci opponiamo alla loro acquisizione nel fascicolo del dibattimento".

La Salmaso sta continuando a leggerli. Li passa velocemente da una mano all'altra ma non mi sembra di scorgere emozioni indicative sul suo viso. Esito a chiederle di cosa si tratti. Mi hanno insegnato a non mostrare alcun sentimento percepibile in aula durante l'udienza, come i giocatori di carte, ma sto facendo fatica. Devo sapere di cosa stiamo parlando e se sia materiale pericoloso per la difesa. Si avvicina al mio orecchio.

"Questa roba l'hanno presa a mio nipote. Sono i pezzi di carta con cui giocavamo. Era il nostro gioco preferito. E' assurdo". Tardito gonfia il petto e fa per parlare.

"Non credo che lei, Pubblico Ministero, possa ormai aggiungere qualcosa che non potesse descriverci prima" - attacco di nuovo, " questi pezzi di carta – che sarà interessante conoscere da dove siano spuntati e soprattutto con quali modalità – non hanno firma, sono anonimi e non possono essere utilizzati".

Mi siedo subito dopo, anche se so già di avere irritato il Presidente.

"Avvocato, rispetti i turni. Pubblico Ministero, vuole illustrarci la natura dei documenti che intende produrre ?"

"Presidente, si tratta semplicemente dei bigliettini rinvenuti in casa del minore durante le audizioni con la psicologa. Sono stati consegnati alla dottoressa e sono destinati a provare le più intime pulsioni o gli stati d'animo del bambino ed i suoi morbosi rapporti con la zia".

"C'è opposizione !", scatto sulla sedia come una molla.

"Prima di tutto il Pubblico Ministero sta cercando di contrabbandare dei documenti la cui natura morbosa o meno sta al Tribunale valutare. Dire poi che sono stati consegnati alla psicologa durante le interviste che avrebbero dovuto essere condotte all'interno dell'incidente probatorio conferma il carattere unilaterale dell'assunzione degli stessi. Inoltre il Pm ci deve spiegare per quale motivo questi pezzi di carta compaiono soltanto oggi e non prima, quando erano già disponibili visti i tempi in cui sono state effettuate le interviste".

Breve ma efficace. Almeno credo di esserlo in questo frangente. Non capisco a che gioco intenda giocare Tardito. Le sue mosse sulla scacchiera stanno diventando incomprensibili. Il Collegio si ritira, porca puttana. Questo è uno di quei processi dove ogni mossa viene calcolata a tavolino. Nessuno intende sbagliare neanche una virgola. Resto convinto del fatto che stiamo parlando di una messa già detta. Quando si ascoltano i bambini al di fuori dell'incidente probatorio, si arreca loro un danno irreversibile. Vengono alterati in maniera profonda, invisibile ad occhio nudo, ma la ferita c'è. Tutta la loro memoria – in cui rientra anche la componente fantastica, quella che noi adulti finiamo per perdere lungo la strada – viene incisa come da un sismografo. Come se gli cacciassero a forza dei ricordi indotti dentro la testa. Dopo un trattamento simile, è difficilissimo disseppellire quelli autentici, e tutto ciò che si portano appresso. Pensare che un difensore possa compiere un'operazione del genere è una pia illusione. Sono anni che combatto contro questo tipo di invasioni scientifiche, chiamiamole così, e gli esiti delle mie battaglie non sono stati sempre positivi. L'unico baluardo dietro il quale possiamo ripararci in questi casi non è lo scontro frontale – che darebbe deleterio – ma semplicemente la critica del metodo. Non si deve andare ad intervistare il bambino per l'ennesima volta, ma assalire lo psicologo di turno, o l'ufficiale di pg che ha proceduto a raccogliere i dati. Il più delle volte hanno combinato qualche casino. Comincio ad essere stanco. La camera di consiglio dura da un po'. Aspettiamo. Guardo Agata, la mia Agata. E' magnifica. Sembra che l'amore le abbia acuito lo sguardo ed acceso il colorito delle gote. E' un sole che splende tra i banchi grigi di quest'aula silenziosa, in attesa.

Un girasole tra le ceneri.

Viva la vida.

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