Non solo Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, ma anche molti altri primi cittadini, tra i quali il sindaco di Napoli De Magistris, hanno in queste ore dichiarato che assumeranno delle iniziative straordinarie in relazione alla questione dell'applicazione del decreto Sicurezza nella parte che riguarda i cittadini extracomunitari. In particolare, Leoluca Orlando ha reso noto che chiederà agli uffici del comune di relazionare in merito ad alcune problematiche insorte in conseguenza del sopraggiungere della norma, nelle more richiedendo agli uffici dell'anagrafe di sospenderne l'applicazione.
Una norma, assunta nell'assoluta mancanza di concertazione con i sindaci e le autonomie locali, che quasi certamente sarà disattesa dai primi cittadini di importanti realtà metropolitane, ma che potrebbe esserlo anche da parte di molti altri, in quanto non è un mistero che essa sia guardata come una sorta di scaricabarile dal governo nazionale ai primi cittadini, che dovrebbero comunque garantire una assistenza alle persone che, in conseguenza della sua applicazione, verrebbero ad essere private di una formale residenza, senza che siano stati posti a disposizione dei sindaci strumenti finanziari e logistici.
Le dichiarazioni dei sindaci hanno suscitato la reazione del ministro dell'interno, il principale ispiratore del decreto sicurezza, che ha parlato di disobbedienza civile. Ma qual è la portata della disobbedienza, e dove potrebbero arrivare i sindaci?
Se lo è chiesto Stefano Ceccanti, professore ordinario di diritto pubblico comparato all'Università di Roma La Sapienza, e senatore dal marzo scorso, il quale ha pubblicato sulla propria bacheca Facebook un breve intervento che pubblichiamo a nostra volta.
Un qualsiasi operatore del diritto chiamato ad applicare una norma legale ma che reputi in coscienza illegittima dal punto di vista costituzionale - ha scritto Ceccanti - ha il diritto-dovere di rifiutarsi di applicarla. Certo andrà incontro a denunce, ma di fronte al giudice chiederà il rinvio alla norma di fronte alla Corte costituzionale e nel caso del decreto sicurezza avrà molte ragioni da far valere. L'iniziativa dei sindaci è quindi preziosa perché consentirà di arrivare presto alla Corte costituzionale, a cui non basterà certo l'argomento del ministro Salvini secondo cui la legge è stata firmata dal Presidente. I controlli dei due organi di garanzia sono infatti ben diversi tra di loro.