Di Redazione su Domenica, 04 Giugno 2017
Categoria: Giurisprudenza di Merito

Il giudice: medici di base stop ai mega-stipendi. Rigettato ricorso, si applica tetto Governo

Stop ai mega-stipendi. Nessun medico di medicina generale può guadagnare più di 240 mila euro lordi l´anno. Lo ha stabilito una sentenza del giudice del lavoro, Francesca Muscetta, che ha rigettato il ricorso presentato da 7 medici di famiglia che avevano contestato il decreto Renzi. La norma - entrata in vigore nel 2015 - stabilisce infatti che nessun manager pubblico può guadagnare più del primo presidente della Corte di Cassazione", e cioè più di 240 mila euro lordi l´anno. Il ricorso si basava sul presupposto - lamentato dai professionisti - di un´evidente ingiustizia di base. Non si capisce perchè - spiegavano in estrema sintesi - il tetto massimo sia uguale per tutti ma non le spese da affrontare che sono ben diverse, visto che i medici di famiglia devono pagarsi - a differenza degli ospedalieri - anche ambulatorio, macchinari, collaboratori ecc. Il giudice del lavoro ha però respinto il ricorso, non senza osservare come sia «del tutto irrilevante la circostanza che i medesimi sopportino, diversamente dagli ospedalieri, le spese di gestione degli ambulatori o relative alla strumentazione diagnostica». Per la Muscetta infatti le disposizioni di legge non enunciano alcuna specificazione relativa alle spese dei collaboratori autonomi della pubblica amministrazione, ma equiparano i compensi da lavoro autonomo alle retribuzioni da lavoro dipendente agli effetti del raggiungimento del tetto massimo stabilito. Insomma per i medici non c´è alcuno spiraglio. Ricordiamo che nel 2015 il direttore generale dell´Asl - Thomas Schael - si era mosso subito per non lasciar spazio a libere interpretazioni: «Quando sono venuto in Alto Adige - aveva detto - mi è stato tagliato lo stipendio perchè Renzi ha stabilito che nessun manager pubblico può guadagnare di più del presidente della Repubblica. Appena insediato poi mi sono chiesto cosa dovevamo fare con certi stipendi all´interno della pubblica amministrazione che superano questo tetto. Così abbiamo scritto all´Avvocatura che ci ha risposto ed adesso ci troviamo ad applicare quanto stabilito per legge». Marco Cappello - direttore della Ripartizione legale e affari generali della direzione amministrativa dell´Asl - spiega che bene ha fatto Schael a chiarire la questione. «I giudici ritengono che la nostra realtà non possa sottrarsi all´applicazione diretta di alcuni principi generali dell´ordinamento italiano. E il direttore generale a suo tempo aveva assunto la contestata delibera proprio per dar modo agli interessati di avere a disposizione un provvedimento amministrativo da impugnare, nella convinzione però che dal tetto massimo di 240.000 euro annui non si potesse prescindere. E i fatti gli hanno dato ragione».
scritto da Valeria Francipane