Di Redazione su Sabato, 30 Marzo 2019
Categoria: Mi chiamo Alessandro Gordiani e faccio l'avvocato (Michele Navarra) - Diritto e Letteratura

Quanta inutile puntualità nel suono della sveglia!

 La sveglia continuava a suonare, incurante del fatto che non vi fosse nessuno intenzionato o in condizione di farla smettere.

La ragazza giaceva per terra in stato di semi incoscienza, in un lago di sangue.

Federica, ventuno anni da qualche giorno, stava morendo e ne era consapevole.

"Perché la sveglia sta suonando?", si chiese mentre un buio sempre più minaccioso s'impadroniva di lei.

Proprio non lo sapeva e a quel punto non aveva più molta importanza.

Forse nulla aveva mai avuto importanza.

Tutte le volte che una sveglia aveva trillato per impedirle di dimenticare qualche appuntamento, per destarla da un sogno, per costringerla ad alzarsi per andare a scuola, all'università, in viaggio... quanta inutile puntualità…

Avrebbe fatto molto meglio a non sentirla, adesso lo sapeva.

Non sapeva invece con esattezza ciò che le era appena accaduto.

Si sentiva confusa.

Le sembrava di essersi messa a letto, per riposare giusto una mezz'oretta, prima di andare a... Dove sarebbe dovuta andare? Non se lo ricordava più.

Poi il suono del campanello della porta d'ingresso.

Si era alzata ed era andata ad aprire.

Ma si era alzata davvero? Oppure era un sogno quello che stava facendo?

C'era un bell'uomo alla porta, sulla cinquantina.

Elegante, vestito con classe e ricercatezza. Voce calma e profonda. Rassicurante.

Non ricordava cosa volesse, ma l'aveva fatto entrare.

E poi?

Tutto si confondeva.

Le sue mani erano dappertutto, forti, rapaci, avide, violente. La spogliavano, la frugavano, la colpivano, la...

La... uccidevano?

 Doveva trattarsi per forza di un sogno.

Si sentiva sempre più stanca, spossata.

Udiva la sveglia suonare e suonare e suonare, ma non riusciva ad allungare il braccio per spegnerla.

E poi cos'era quella strana sensazione di bagnato, di appiccicoso, che aveva addosso? Le sembrava di avere in bocca un disgustoso sapore metallico. Stava per vomitare.

Le parve di sentire pronunciare il suo nome.

Lo stavano bisbigliando.

Era la voce di Marco? Forse.

Doveva spegnere quella maledetta sveglia.

Doveva... Cosa doveva fare?

Ah, sì, la sveglia! Ma quale sveglia?

 Qualcuno doveva averla spenta. Non la sentiva più.

Non sentiva più nulla.

Intorno a lei soltanto buio e silenzio.

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