Di Redazione su Venerdì, 21 Dicembre 2018
Categoria: Mario Squinzati, avvocato all'ombra della colpa (Alberto Pezzini) - Diritto e Letteratura

L'ombra della Colpa - Mio padre mi disse: "Sei un gatto da tribunale"

 Quando sono passato dallo studio ho trovato un libro sulla scrivania ed un cestino di fragole.Il libro è Vicaria di Vladimiro Bottone. Le fragole devono essere fresche, di giornata. Profumano di campagna. E' il modo personale di Agata per non farmi mancare il suo sostegno. Povero Nissim. Dentro di me l'ho stramaledetto ma in realtà devo convincermi che in certi momenti della vita, quelli critici, non possiamo mancare. Comunque si mettano le cose. So già cosa mi attenda. Anche la comunicazione di avvio del procedimento disciplinare da parte dell'Ordine. Dovrò scrivere una lettera di giustificazioni e cominciare ad impostare la mia difesa. Una serie di rotture di coglioni infinita. Una perdita di tempo per chi già ne possiede pochissimo. Pazienza. Ho voglia di andarmene da mio padre. Al porto. Quando sono molto triste oppure penso che non ce la faccio più, vado da lui. E' morto da cinque anni e non ha voluto farsi seppellire. Ho disperso io le sue ceneri in mare.

  Il giorno che l'abbiamo fatto, proprio quando avevo lasciato andare l'urna tra le onde, un branzino luccicante è saltato fuori dall'acqua. Quando arrivo al porto, e mi siedo dove mio padre appostava le canne, guardo il mare. Mi rivedo tutte le volte in cui proprio da lì mi telefonava per dirmi che aveva pescato un'orata. Era la sua prima azione dopo averla tirata su. Felice se gli chiedevo di cucinarmela alla sera. Un'estate – quella del 2003 – che sembrava tropicale, ne cucinò tantissime. Con il caldo le orate risalivano all'interno del porto, verso le lenze dei pescatori. Buone così, freschissime, non ne ho più mangiate.

 Mi siedo. Qui, dove stava lui, non c'è mai nessuno. Per questo ci veniva a lanciare le lenze volentieri. Era un uomo riservato, molto legato ai suoi affetti, e basta. Mi manca molto. Guardo il mare, me lo rivedo davanti agli occhi, con il suo giubbetto pieno di tasche, e mi accorgo che sta scendendo la sera. Una giornata davvero pesante, anzi brutta. Ciao Papà, mi manchi da morire e non so mai se sbaglio oppure no. Gli dò un bacio mentale lunghissimo, come un'onda che arrivi alla riva.

-Sai papà, questa proprio non me l'aspettavo.

-Figliolo, escine in fretta.

-Non è facile. I tempi della giustizia sono lunghi. Lo sai.

-Sai tu come fare. Sei un gatto da tribunale.

-Com'è oggi il mare ?

-Calmo. Si sta bene. Le orate sono sempre di meno.

-Mi mancano, le tue orate. Papà. Papà ?

Salto sulla vespa.

Messaggi correlati