Di Redazione su Giovedì, 13 Dicembre 2018
Categoria: Economia Imprenditori Imprese

Fattura elettronica, la richiesta delle opposizioni: "Introduzione sia prorogata, adesso danni a partite IVA e imprese"

Mancano ormai pochi giorni al 1 gennaio del 2019, giorno che, in mancanza di mutamenti o cambi di programma dell'ultima ora, dovrebbe segnare l'introduzione generalizzata, nel nostro paese della fattura elettronica che, come noto, dovrà essere emessa da imprese e professionisti titolari di partita IVA in tutti i casi, e non solo quando, come nel sistema attuale, il committente sia una pubblica amministrazione.

Mentre, in questi giorni, imprese e professionisti non senza difficoltà sono alle prese con la messa a regime o l'acquisto di sistemi e app che possano consentire l'adeguamento al nuovo sistema, le opposizioni, in particolare i parlamentari di Forza Italia e di Fratelli d'Italia hanno protestato ed ancora protestano per ottenere una proroga, che, sostengono, consentirebbe ad imprese e a liberi professionisti di potersi adeguare al nuovo regime disponendo di un tempo adeguato.  Fratelli d'Italia, come racconta Il Corriere della Sera, ha avviato una raccolta firme per proporre una petizione (insieme a quella contro il Global compact dell'Onu) e organizzato una mobilitazione davanti a Montecitorio, con la leader Giorgia Meloni, al motto: «Tutti sotto il Parlamento per dire No alla fatturazione elettronica».  «Si dà per scontato che tutti abbiano un computer e lo sappiano usare», ha detto Meloni, «che tutti abbiano una connessione internet efficiente e che i sistemi previsti per la generazione della e-fattura siano privi di criticità». Ma così non è, a parere della leader di FdI al Giornale. Anche Forza Italia è contro. Secondo il deputato Alessandro Cattaneo: «C'è disagio ed esasperazione da parte degli imprenditori per una ulteriore forma di controllo verso chi è già controllato, per il pregiudizio che c'è verso le partite Iva e i piccoli artigiani. L'impressione è che non sia il governo ma l'Agenzia delle entrate a dare l'indirizzo». Per la collega Anna Maria Bernini: «Basterebbe rinviare tutto al 2020, ci aspettiamo risposte dalla Lega, altrimenti denunceremo ovunque, in Parlamento, nelle piazze, la cultura anti-impresa di questo governo».