Di Redazione su Lunedì, 18 Dicembre 2017
Categoria: Avvocatura, Ordini e Professioni

Esame di Stato per avvocati, superarlo non è un merito ma un caso.

Il triste evento si è ormai consumato. Anche quest´anno migliaia di neolaureati con alcuni (talvolta molti) anni di pratica nelle professioni legali alle spalle hanno sostenuto l´esame di Stato di avvocato. Nella sede di Napoli, oltre al solito gelo, c´è stata una mancanza di tavoli e sedie
(dai 500 agli 800 a seconda delle fonti giornalistiche).

L´esame è iniziato verso le 12 ed è terminato in serata (dura 7 ore al giorno). Siccome molti, nella vana speranza di assicurarsi un posto "buono", erano già in attesa alle quattro del mattino, immagino la lucidità mentale con cui hanno potuto scrivere il loro compito.

Per non farsi mancare nulla, a Napoli, una candidata ha anche partorito nel corso del terzo giorno, forse a causa dello stress. Qualcuno ha proposto il nome di Caietto per il neonato.

Il post che ho scritto in vista dell´inizio dell´esame ha ricevuto oltre tremila condivisioni e decine di commenti che, per lo più, concordava sul giudizio di assoluta inidoneità allo scopo del sistema d´esame, che pure tutti riconoscono come importante. Condivido la necessità che ci sia un controllo sull´accesso a questa come ad altre professioni libere. Parto dalla denuncia di un problema per proporre sempre una soluzione alternativa di buon senso, sulla quale sono aperto alla discussione.

Soprattutto nella professione di avvocato, ma in qualunque professione, vi è un irresolubile problema di asimmetria informativa fra il professionista e il cliente. Il cliente non conosce abbastanza la materia e deve avere fiducia nel professionista senza essere in grado di valutare se quest´ultimo è capace come dice l´insegna fuori dal suo studio. Purtroppo è inutile nasconderlo: di caproni nelle professioni libere ce ne sono davvero tanti. A volte si scopre troppo tardi di avere a che fare con un professionista inadeguato o scorretto dal punto di vista deontologico.

Talvolta, i millantatori sono nascosti dalle belle parole e dai modi accattivanti, almeno agli occhi delle persone comuni. Spesso, il cliente tende a credere più a chi cerca di carpire la sua benevolenza rendendo facili soluzioni impossibili, piuttosto che il professionista che gli chiarisce le difficoltà del problema che ha di fronte. Insomma, la soluzione liberale per la quale è il mercato che alla fine della giornata decide chi è nella professione e chi no, è giusta e condivisibile, ma, indubbiamente, lascia tanti clienti feriti sul tappeto. Per questo, quasi in tutto il mondo, si cerca uno strumento di verifica della presenza di uno standard minimo di accesso.

Il punto, però, è che l´esame in Italia è stato concepito quando erano in pochi a sostenerlo. Con l´avvento ormai da decenni dell´università di massa, lo strumento non sembra più adeguato allo scopo. E, infatti, fra i clienti, aumentano sempre di più gli insoddisfatti, nonostante l´esame di Stato. Ripeto, il punto non è che l´esame esista, ma che questo esame, così come è congegnato, non è adeguato. Non è un demerito non averlo superato, così come non è un merito averlo superato, a meno che non ci si voglia vantare della propria "fortuna".
Francesco Pastore*
*Francesco Pastore è nato a Napoli il 6 giugno 1966. Professore di economia presso l´Università della Campania Luigi Vanvitelli, si è occupato di diversi temi di ricerca. Potete trovare facilmente le sue numerose pubblicazioni scientifiche in uno dei siti accademici che si trovano facilmente sul web. È research fellow dell´IZA (Institute of Labor Economics) di Bonn e country lead della Global Labor Organization, di cui guida il cluster sui temi della transizione scuola lavoro. Giornalista pubblicista dal 1992, ama affrontare temi di grande attualità in articoli provocatori che hanno quasi sempre un forte seguito sui social media. È autore di decine di editoriali su temi di grande attualità pubblicati su lavoce.info, social-europe.eu, nelmerito.com, ingenere.it ed altri magazine online, spesso rilanciati da diversi quotidiani, fra cui Il Fatto Quotidiano. Questo articolo è stato pubblicato su questa testata il 18/12/2017