Storie che spuntano dall'album dei ricordi, storie struggenti eppure bellissime, tanto più quando incrociano persone ed eventi che, in modo straordinario, hanno segnato un'epoca. Come quella di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, un grande amore vissuto ai tempi del dominio assoluto di Cosa Nostra e di una Sicilia insanguinata dalle stragi, della quale alcuni particolari spuntano, quasi per magia, in uno dei tanti commenti ad un post diffuso dal nostro portale, WWW.AVVOCATIRANDOGURRIERI.IT, dal titolo "Francesca, un giudice, una donna" con una riflessione di Isabella Bossi Fedrigotti che ricostruiva le ultime ore della Francesca e Giovanni. Poi il commento inaspettato. Ma permetteteci, solo per un attimo, di riportare uno stralcio della riflessione della Fedrigotti:
"...Dov'è Giovanni?", gridava nell'agonia, e basta questo grido a raccontarci chi era Francesca. Con questo "dov'è Giovanni?" nell'ora della morte, Francesca Morvillo si è riappropriata del marito che sembrava essere di tutti ma non di lei. Dei politici, dei magistrati, dei giornali della televisione, dei siciliani, anche dei mafiosi, ma non di sua moglie. Morendo con lui e chiamandolo fino all'ultimo, ha dimostrato che Giovanni Falcone è sempre stato prima di tutti, suo. Possiamo solo immaginare che vita sia stata la loro. Lui a lavoro a Roma, lei a Palermo. Insieme solo per il fine settimana, e che gli striminziti fine settimana visto che erano arrivati da Roma nel tardo pomeriggio di sabato. Niente viaggi, niente passeggiate, niente uscite, niente ristoranti, cinema, teatro.Mai o quasi mai soli. La morte, nella sua terribile eccezionalità, ne ha fatto di nuovo una coppia normale".
Una riflessione che tocca il cuore e la mente di tantissimi lettori, che commentano, quasi a lasciare un proprio segno di presenza, di partecipazione.
Ma ad un certo punto spuntano delle righe, e leggendo trasaliamo. Raccontano di un amicizia con la coppia dei due magistrati, di serate trascorse insieme a casa, come delle coppie normali, ma con le scorte accanto, di Francesca che prima del tempo vestiva di nero e della sua mamma che non stava bene, di quella sofferta permanenza a Roma accanto al marito e soprattutto di quele viaggio di ritorno in Sicilia, il 23 maggio 1992, che avvenne per caso. Il commento è di Mariella Fileccia, e lo riportiamo qui per intero, consegnando anche questo alla storia ufficiale e all'album dei nostri ricordi più intimi:
"(Giovanni e Francesca) erano entrambi nostri amici e posso testimoniare che, quanto è stato scritto, risponde a verità . Frequentavano solo una coppia e accedevano in casa loro dopo che la scorta ne aveva verificato la sicurezza. Abbiamo incontrato Francesca in quella casa, in occasione del compleanno della nostra amica comune, pochi giorni prima che partisse per Roma. Non potrò mai dimenticare la sua immagine: sentiva freddo e tutta la sera era rimasta seduta, avvolta in una sciarpa nera. Ci disse che la sua mamma soffriva molto per il suo trasferimento a Roma e, proprio per farla abituare, il sabato successivo aveva deciso che non sarebbe venuta a Palermo. All'ultimo momento pero' aveva voluto accompagnare suo marito... Il resto lo conoscete già.
Era una donna molto perbene, affabile e affettuosa. Il loro primo incontro era avvenuto a Salemi, poi la decisione di separarsi entrambi e di unire le loro vite fino alla morte, insieme.
Quel giorno infame avremmo dovuto, io e mio marito, andare a cena insieme a quei soli amici che li frequentavano. Naturalmente loro si precipitarono in ospedale: Giovanni era ormai agonizzante, lei comprese tutto e fini' gli ultimi istanti della sua vita, continuando a cercarlo e e chiedere notizie del suo sposo, ma la bomba aveva dilaniato anche lei".