Si chiama Francesco Giarrusso e fa il Giudice Onorario a Trapani. Sezione Penale. Ha assolto una donna di sessantanove anni accusata di avere rubato in un supermercato nel dicembre 2019. Per circa 10 euro di merce. Merce edibile, ossia roba da mangiare, mica vestiti griffati.
Una provola, un po' di prosciutto e qualcos'altro per stare in piedi. Lei non aveva mai rubato. Se lo ha fatto, è stata costretta per soddisfare un bisogno primario e impellente:mangiare. Sotto Natale, quando tutti sono più buoni. A lei invece non hanno regalato nulla se non un processo penale. Lei si chiama Giovanna. In aula il PM – ossia lo Stato – ha chiesto 4 mesi di condanna.
Il Giudice l'ha assolta.
Francesco Giarrusso è anche avvocato. Ma questo forse sposta poco. O forse no.
Il diritto si interpreta comunque.
E quindi – a volte – le strade per liberarsi da accuse di minima entità – oppure scriminate in modo pieno – ci sono. Però non mi ha esaltato questa assoluzione.
Mi ha indignato il fatto che ci si sia dovuti arrivare. Il dibattimento è l'ultima Thule, quel vallo dove dovrebbero arrivare soltanto i processi che si devono celebrare a tutti i costi.
E invece ci arrivano questi qui, i processi contro gli invisibili. E' sempre la solita zuppa. C'è l'obbligatorietà dell'azione penale.
E c'è anche da dire che la Cassazione stenta molto spesso a riconoscere all'indigenza la scriminante dello stato di necessità. Il risultato è che un poveraccio se ha fame – ma fame fame, quella nera, quella che ottunde anche la più banale delle facoltà, ossia l'attenzione – deve andare ai servizi sociali.
Ossia intraprendere vie alternative al crimine. Per carità, ci sta tutto.
Ma contestualizzate la vicenda di Giovanna e poi ditemi. Non conosco la motivazione di questa sentenza ma mi piacerebbe sapere se l'assoluzione sia derivata dall'avere smontato l'aggravante della pubblica fede oppure dallo stato di necessità.
Mi piacerebbe sapere in quest'ultimo caso come questo Giudice abbia motivato sul pericolo del danno alla propria incolumità non evitabile.
E capire se finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di scrivere come il pericolo di un danno attuale alla persona possa anche chiamarsi fame di cui non sempre abbiamo la paternità.
A volte è il destino che ci schiaccia. A volte a rubare potremmo esserci noi.
Ricordatevi del il ciclo dei Vinti dei Malavoglia o degli uomini spezzati di Hemingway. Che comunque non si arrendono.