Di Redazione su Giovedì, 11 Agosto 2016
Categoria: Legalità

Doping, il Tas ha deciso nella notte: Schwazer condannato a 8 anni. "Sono distrutto"

RIO DE JANEIRO - Il Tas demolisce la carriera di Alex Schwazer. Il Tribunale di arbitrato sportivo ha condannato il marciatore altoatesino a una squalifica di 8 anni per la nuova positività a uno steroide sintetico rilevata in un controllo del 1 gennaio scorso. Il verdetto arriva dopo l´udienza fiume di due giorni fa in cui Schwazer aveva esposto le proiprie ragioni, chiedendo l´audizione di alcuni testimoni via skype e producendo una importante documentazione attraverso schede powerpoint e test. Il Tas ha accolto tutte le richieste che la Iaaf aveva fatto e quindi non ha concesso alcuna attenuante al marciatore altoatesino che sognava le Olimpiadi di Rio de Janeiro, obiettivo che si era prefissato da oltre un anno, quando aveva iniziato la collaborazione con Sandro Donati, il paladino della lotta al doping. "Sono distrutto", è la prima frase con cui Schwazer commenta il verdetto.
Il tecnico Sandro Donati, in conferenza, lo difende con convinzione: "E´ evidente un fine persecutorio nei confronti si Alex. Di riffa o di raffa doveano eliminare Schwazer. Non parlerò della mia persona, ho una certa età. Ad Alex hanno stroncato la vita. Stamattina ha marciato per una quarantina di km a una velocità che tolti uno o due marciatori nessuno saprebbe tenere nemmeno in gara. E´ evidente che era facile incolpare uno con un precedente. Poi avete visto con quale tecnica, anche medici interessati da procedimenti giudiziario, si siano affrettati a definirlo persino "bipolare". Alex è lineare, coerente, semplice, affidabile. Ha sbagliato una volta, con sua quota di responsabilità coinvolgendo anche la Kostner in una cosa in cui non entrava niente. Ma in quel periodo è stato abbandonato a sé stesso. Non gli è stato dato un allenatore adeguato. Qualcuno gli ha prescritto un antidepressivo per email. Sapevano che aveva incontrato il dott. Michele Ferrari e nessuno è intervenuto. Gli hanno permesso di andare in Germania per un mese. Tutti si sono sottratti, il Coni e la federazione". Ora cosa sarà di voi? "Alex è cresciuto tanto in questi anni e ha l´equilibrio per affrontare la vita anche fuori dall´atletica. Lui dopo Rio l´avrebbe abbandonata comunque dopo Rio. C´è stata un´opera di delegittimazione di Schwazer appena ha iniziato a lavorare con me, con foto mandate in giro. Ex miracolati di Conconi. Alex marcia alla grande, non gli è mai stato alzato un cartellino rosso. Si è pagato tutto di tasca sua, e lo hanno accusato di fare marketing".
Chi invece è tornato ad attaccare Schwazer è Gianmarco Tamberi, a Rio per seguire le gare nonostante l´infortunio che gli ha impedito di essere tra i protagonisti del salto in alto: "Mi chiedete se 8 anni sono giusti? Non sono io a dovermi esprimere, ma Schwazer è stato trovato positivo due volte, e questo non sono io a dirlo...". L´atleta azzurro ribadisce la sua posizione: "Mi ero espresso prima di questa nuova positività, ho sempre pensato che un´atleta pizzicato per doping non debba più vestire la maglia azzurra perché non rappresenta più i valori della nazionale".
Anche Elisa Di Francisca, argento nel fioretto a Rio, non è tenera con l´altoatesino: "Non ho mai barato, non ho mai pagato nessuno per farmi vincere. Ho la coscienza pulita perché non mi sono mai dopata in vita mia. Questa è la mia linea e lo sarà sempre, i risultati li voglio ottenere solo attraverso i miei sacrifici. Sta a ognuno di noi comportarsi bene".
L´ultima chance, ma ormai i Giochi saranno passati, sarà quella di andare fino all´ultimo grado di giudizio che è la Corte Federale svizzera. Il 31enne marciatore di Calice di Racines farà richiesta di esame del Dna. Alex Schwazer era stato trovato positivo all´esame antidoping del primo gennaio 2016 solamente a seguito di un test di laboratorio effettuato oltre tre mesi dopo l´esame che inizialmente aveva dato esito negativo. Gravi - secondo la difesa - sono stati i ritardi nella comunicazione all´atleta da parte della Iaaf. Infatti, sono trascorsi oltre 40 giorni dal momento della positività riscontrata, il 13 maggio, alla notifica, avvenuta il 21 giugno.
Fonte: La Repubblica