Di Rosalia Ruggieri su Martedì, 11 Dicembre 2018
Categoria: Donne

Donne vittime di violenza: i Fondi speciali e le altre misure di sostegno

Nel corso della seduta dello scorso 28 novembre, il Consiglio dei ministri, ha approvato un disegno di legge, il cosiddetto Codice Rosso, che introduce nuove disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere e prevede tra le varie misure, anche l'adozione di un Fondo speciale per le vittime di violenza (per il quale sono stati stanziati, per il 2019, 33 milioni di euro) e l'istituzione di centri regionali di pronto intervento per dare supporto legale e psicologico per le donne che lamentano episodi di violenza.

Tale disegno di legge si ispira ai precetti contenuti nella Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, sia per le specifiche norme previste per contrastare la violenza di genere sia per l'istituzione del Fondo di garanzia.

Tuttavia  fino a quando il surriferito disegno di legge di iniziativa governativa non avrà terminato l'iter di studio parlamentare, così concretizzandosi in una legge, le donne vittime di reati dovranno utilizzare gli altri strumenti oggi previsti dall'ordinamento per ricevere tutela.

La possibilità di prevedere indennizzi per le vittime dei reati – che, pur avendo subito un danno derivante da un atto penalmente rilevante, non potevano ottenere soddisfazione dall'autore del reato – inizialmente era riconosciuta dal nostro ordinamento solo per specifiche categorie di vittime (mafia, terrorismo e tratta di esseri umani); successivamente, con l'attuazione della direttiva 2004/80/CE, è stata riconosciuta tutela anche alle vittime di reati internazionali violenti.

Con l'art. 11 della legge 122/2016, modificata dalla legge 167/2017, è stato infatti previsto il Diritto all'indennizzo in favore delle vittime di reati intenzionali violenti: a tale Fondo possono accedere anche le donne vittime di violenza o di altro reato doloso commesso con violenza alle persone, ad eccezione dei reati di cui agli articoli 581 (percosse) e 582 (lesione personale), salvo che ricorrano le circostanze aggravanti previste dall'art. 583 del codice penale. 

L'indennizzo in favore delle vittime è elargito per la rifusione delle spese mediche e assistenziali documentate, salvo che per i fatti di violenza sessuale e di omicidio: in tal caso, infatti, l'indennizzo è comunque elargito anche in assenza di spese mediche e assistenziali.

Per ottenere l'indennizzo è necessario che la donna non abbia già esperito infruttuosamente l'azione esecutiva nei confronti dell'autore del reato, salvo che quest'ultimo sia rimasto ignoto o sia stato ammesso al gratuito patrocinio.

La domanda di indennizzo va presentata dall'avente diritto o dai suoi eredi (in caso di decesso della donna) entro 60 giorni dalla decisione che ha definito il giudizio per essere ignoto l'autore del reato o dall'ultimo atto dell'azione esecutiva infruttuosamente esperita, ovvero dalla data del passaggio in giudicato della sentenza penale (nell'ipotesi in cui l'imputato sia stato ammesso al gratuito patrocinio); chi è stato vittima di un reato intenzionale violento commesso successivamente al 30 giugno 2005 ma prima dell'entrata in vigore della legge 122/2016 (23 luglio 2016), poteva presentare la domanda entro il 12 aprile 2018 (se a questa data non era ancora disponibile la documentazione richiesta – ovvero atti esecutivi o passaggio in giudicato della sentenza – le domande potranno comunque essere presentate nel termine generale di 60 giorni dall'ultimo atto esecutivo o dal passaggio in giudicato della sentenza).

Con specifici decreti ministeriali vengono individuati, ogni anno, gli importi dell'indennizzo alle vittime di reati internazionali violenti; per la violenza sessuale, salvo che ricorra la circostanza attenuante della minore gravità, è riconosciuto un importo pari ad euro 4.800.

La donna vittima di violenza può ricevere tutela anche in ambito regionale: diverse regioni, infatti, stanno predisponendo una serie di interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli. 

La Regione Piemonte, ad esempio, con Legge 24 febbraio 2016 n. 4 ha istituito il Fondo di solidarietà per le donne vittime di violenza e maltrattamenti, il quale serve a coprire le spese di assistenza legale e giudiziaria fornita da avvocati i cui nominativi risultino iscritti in appositi elenchi e che abbiano competenza e formazione specifica e continua nell'ambito del patrocinio legale alle donne vittime di violenza e maltrattamenti.

Con Deliberazione della Giunta Regionale n. 39-7664 dello scorso 5 ottobre 2018, sono stati definiti i criteri di accesso a tre tipologie di finanziamento in materia di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne: a) per la realizzazione di interventi svolti dai Centri Antiviolenza e dalle Case Rifugio esistenti; b) per la realizzazione di nuovi Centri Antiviolenza e di nuovi sportelli collegati ai centri Antiviolenza esistenti; c) per la realizzazione di ulteriori soluzioni per l'accoglienza di donne vittime di violenza, sole, con o senza figli.

Anche la Regione Campania è, sul punto, molto virtuosa: con L.R. 2/2011 si sono istituiti i centri antiviolenza e le case di accoglienza per le donne maltrattate; con deliberazione n. 280/2016 della Giunta Regionale si sono promosse misure concrete di solidarietà al fine di assicurare alle vittime della violenza,con priorità a quelle con figli minori o diversamente abili, un sostegno economico per il mantenimento della prole, per recuperare la propria autonoma individualità nonché per riconquistare la propria libertà; al fine di promuovere percorsi di sostegno orientativo e psicologico a favore delle donne vittime di violenza, in particolare, se con figli minori a carico, nel 2018 sono stati introdotti specifici interventi di sostegno materiale e di assistenza familiare ( ad esempio, vi è il supporto per il completamento di percorsi scolastici destinati ai figli minori, i percorsi di inserimento socio-lavorativo destinati ai figli maggiorenni, oltre a percorsi di educazione allo sport, all'arte e all'associazionismo aventi lo scopo di promuovere l'autonomia personale).


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