La Corte di Cassazione destituisce una docente dal posto di lavoro per aver dimostrato " inettitudine permanente e assoluta". La docente aveva a sua volta motivato il comportamento tenuto con il diritto alla libertà di insegnamento.
La professoressa però si era assentata per circa 20 anni su 24 di servizio e la Suprema Corte aveva pertanto confermato la decisione della Corte di Appello di Venezia del 2021 di destituirla.
Invece, in primo grado il Tribunale nel 2018, si era pronunciato diversamente, ritenendo che l'ispezione durata tre giorni fosse stato un periodo troppo breve per certificare tale inettitudine assoluta e permanente e ciò nonostante "la disorganizzazione e faciloneria" della docente.
Ed ancora, nell'unico periodo in cui la docente aveva insegnato per quattro mesi consecutivi la propria materia e cioè storia e filosofia, gli studenti avevano anche lamentato l'impreparazione e il comportamento della docente priva di libri di testo a scuola.
La dirigente, aveva quindi sollecitato il ministero a verificare ed a seguito dell'ispezione svolta, aveva definito "incompatibili con l'insegnamento" le lezioni agli studenti della prof.
Contro la decisione presa dall'Ufficio scolastico, la donna aveva fatto ricorso contro il dicastero, sentenza poi confermata dalla Cassazione con la sentenza 17897.
Tale occasione ha portato il ministro dell'Istruzione ad affermare, così come indicato dalla sentenza, che "la liberà di insegnamento in ambito scolastico è intesa come autonomia didattica diretta e funzionale a una piena formazione della personalità degli alunni, titolari di un vero e proprio diritto allo studio".
Per la Cassazione, dunque, il concetto di libertà didattica "comprende certo una autonomia nella scelta di metodi appropriati di insegnamento" ma questo "non significa che l'insegnante possa non attuare alcun metodo o che possa non organizzare e non strutturare le lezioni".
Dall'ispezione nella scuola dove operava la docente era emerso che la donna era disattenta verso gli alunni durante le loro interrogazioni in quanto intenta a un uso continuo del cellulare con messaggistica.
Per i tre ispettori del Ministero che avevano approfondito il caso, la docente aveva anche "scarsa cura delle lezioni".
E poi erano emerse parecchie irregolarità nella redazione dei programmi, nell'indicare il programma ed il numero di ore svolte, gli argomenti trattati.
Il monitoraggio delle tre ispettrici inviate dal Miur, nel marzo 2013, culminava nel "concorde giudizio" sulla "assenza di criteri sostenibili nell'attribuire voti, la non chiarezza e confusione nelle spiegazioni, l'improvvisazione, la lettura pedissequa del libro di testo preso in prestito dall'alunno, l'assenza di filo logico nella sequenza delle lezioni, l'attribuzione di voti in modo estemporaneo ed umorale, la pessima modalità di organizzazione e predisposizione delle verifiche".