Ha denunciato la camorra e i suoi estorsori, le sue dichiarazioni hanno portato all´arresto di 13 persone, è stato riconosciuto come vittima dal Fondo per gli usurati che gli aveva assegnato oltre 400 mila euro ma ha perso tutto. Luigi Gallo, 51 anni, prima non ha potuto aprire la sua pompa di benzina a causa della camorra, ora per un contenzioso con l´Anas, gli sono stati revocati gli oltre 400 mila euro cui aveva diritto, dato che sono scaduti i 12 mesi per il loro utilizzo. "Ho il massimo rispetto per la legge - dice lui - e non perderò il coraggio, io che da 15 anni combatto contro la camorra e i poteri forti. Ma quel che mi fa rabbia è lo Stato: è mai possibile bloccare un´attività commerciale? Io ho un disperato bisogno di lavorare". L´Anas dal canto suo fa sapere che "non è stato possibile procedere con il vecchio disciplinare del 2001 in quanto i lavori non erano mai stati attivati e quindi quando è pervenuta la nuova richiesta del signor Gallo era intervenuto il cambio di normativa cui Anas non poteva derogare. In ogni caso la parola fine su questa vicenda spetta al giudice amministrativo, cui Anas ovviamente darà seguito". Il calvario di Gallo inizia nel 2001 quando, dopo aver ottenuto dal Comune casertano di Villa Briano l´autorizzazione a realizzare un distributore di carburante e avendo quasi completato i lavori, cade vittima dell´azione estorsiva e camorristica.
L´uomo denuncia l´ex sottosegretario Nicola Cosentino, i fratelli Antonio e Giovanni e altre persone. Vengono arrestati in 13: in carcere finiscono lo stesso ex sottosegretario e un fratello, oltre che Antonio e Pasquale Zagaria. I fratelli del boss Michele sono già stati condannati per estorsione; per tutti gli altri il processo è ancora in corso. Secondo i magistrati, Gallo fu vittima di un gruppo che gli impedì l´apertura del distributore per eliminare un concorrente: a 300 metri dal luogo in cui Gallo stava concludendo i lavori, infatti, aprì una struttura per erogazione di carburanti proprio la società della famiglia Cosentino. "Ma oggi Gallo, dopo aver combattuto contro la camorra, vede andare tutto in fumo a causa dell´Anas - spiega il legale di Gallo, Francesco Parente - La nuova richiesta del nostro assistito per ottenere l´apertura di un impianto ha peregrinato per mesi e alla fine è cambiata la normativa e Gallo dovrebbe riadeguare l´impianto agli standard che sono stati modificati nel 2013; quindi, allo stato, non può aprire per un presunto pericolo di incolumità pubblica. Abbiamo chiesto il permesso di aprire e di fare i lavori di adeguamento alla scadenza del disciplinare, come faranno gli altri, ma nulla".
Nel frattempo sono scaduti i 12 mesi per l´utilizzo dei 400 mila euro concessi a Gallo in quanto vittima della criminalità e i soldi, non essendo stati impiegati per le mancate autorizzazioni, sono stati revocati. "Avevamo assegnato al Gallo 326 mila euro per danno emergente e 129 per il mancato guadagno ma abbiamo avviato la revoca della prima parte dei fondi per mancata dimostrazione di aver impegnato i soldi", spiega il prefetto Santi Giuffrè, Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura.
L´Associazione nazionale Caponnetto ha sporto una denuncia-querela nei confronti dei soggetti che non hanno consentito a Gallo di aprire; il pool difensivo di Gallo è prossimo a proporre un´altra denuncia-querela, mentre Gallo ha fatto ricorso al Tar. "Faccio appello al premier Renzi - dice l´uomo - al ministro dei Trasporti Delrio e al viceministro Bubbico, chiedo di ricevermi. Non è possibile darla vinta alla camorra: così è una sconfitta per me e per l´Italia intera".
"Auspico che il presidente di ANAS Armani voglia trovare i modi più opportuni per sanare questa situazione paradossale, ingiusta e controproducente: se in Italia chi denuncia dovrà pagare prezzi così alti, sarà sempre più difficile convincere non soltanto della giustezza della scelta, ma anche della sua convenienza", commenta il deputato Pd Davide Mattiello, che in Antimafia coordina il gruppo di lavoro su testimoni e vittime di mafia.
Fonte: Ansa
L´uomo denuncia l´ex sottosegretario Nicola Cosentino, i fratelli Antonio e Giovanni e altre persone. Vengono arrestati in 13: in carcere finiscono lo stesso ex sottosegretario e un fratello, oltre che Antonio e Pasquale Zagaria. I fratelli del boss Michele sono già stati condannati per estorsione; per tutti gli altri il processo è ancora in corso. Secondo i magistrati, Gallo fu vittima di un gruppo che gli impedì l´apertura del distributore per eliminare un concorrente: a 300 metri dal luogo in cui Gallo stava concludendo i lavori, infatti, aprì una struttura per erogazione di carburanti proprio la società della famiglia Cosentino. "Ma oggi Gallo, dopo aver combattuto contro la camorra, vede andare tutto in fumo a causa dell´Anas - spiega il legale di Gallo, Francesco Parente - La nuova richiesta del nostro assistito per ottenere l´apertura di un impianto ha peregrinato per mesi e alla fine è cambiata la normativa e Gallo dovrebbe riadeguare l´impianto agli standard che sono stati modificati nel 2013; quindi, allo stato, non può aprire per un presunto pericolo di incolumità pubblica. Abbiamo chiesto il permesso di aprire e di fare i lavori di adeguamento alla scadenza del disciplinare, come faranno gli altri, ma nulla".
Nel frattempo sono scaduti i 12 mesi per l´utilizzo dei 400 mila euro concessi a Gallo in quanto vittima della criminalità e i soldi, non essendo stati impiegati per le mancate autorizzazioni, sono stati revocati. "Avevamo assegnato al Gallo 326 mila euro per danno emergente e 129 per il mancato guadagno ma abbiamo avviato la revoca della prima parte dei fondi per mancata dimostrazione di aver impegnato i soldi", spiega il prefetto Santi Giuffrè, Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura.
L´Associazione nazionale Caponnetto ha sporto una denuncia-querela nei confronti dei soggetti che non hanno consentito a Gallo di aprire; il pool difensivo di Gallo è prossimo a proporre un´altra denuncia-querela, mentre Gallo ha fatto ricorso al Tar. "Faccio appello al premier Renzi - dice l´uomo - al ministro dei Trasporti Delrio e al viceministro Bubbico, chiedo di ricevermi. Non è possibile darla vinta alla camorra: così è una sconfitta per me e per l´Italia intera".
"Auspico che il presidente di ANAS Armani voglia trovare i modi più opportuni per sanare questa situazione paradossale, ingiusta e controproducente: se in Italia chi denuncia dovrà pagare prezzi così alti, sarà sempre più difficile convincere non soltanto della giustezza della scelta, ma anche della sua convenienza", commenta il deputato Pd Davide Mattiello, che in Antimafia coordina il gruppo di lavoro su testimoni e vittime di mafia.
Fonte: Ansa