Paolo Crepet si interroga sull'amore e le passioni al tempo dei social. Un tema tra i più dibattuti, al quale lo psichiatra e scrittore ha dedicato un capitolo del suo ultimo libro "Passione", edito da Mondadori. Riportiamo alcuni brani dell'intervista che La Repubblica ha pubblicato ieri.
"La passione oggi viene interpretata come qualcosa di troppo faticoso, per cui bisogna diluirla in qualche modo.È un po' come il coraggio, idee e parole fondamentali però se lo fanno gli altri è meglio. E la tecnologia digitale dà manforte a questo atteggiamento diffuso. Molti adulti stanno insegnando ai giovani che va bene così, che nella vita non si deve far fatica perché tanto non cambierebbe niente, tutto è già stato organizzato da altri: basta far finta di decidere, scaricare dalla Rete e comprare".
''Come scrivo nel mio libro, si cresce con l'idea che la vita sia uno sfavillante supermarket dove non si deve nemmeno spingere il carrello né allungarsi per prendere i prodotti dagli scaffali... e per giunta, arrivati alla cassa, si scopre che il conto è già stato pagato dal nonno o dal papà. In questo modo i social network diventano dei camerieri in livrea che fanno tutto al posto nostro, rendendoci sì tutto molto comodo, ma privandoci del diritto di rischiare. In questo modo non impariamo più nulla, non ci sforziamo e non ci 'sfidiamo'. Il mondo digitale diventa così una scorciatoia per la vita. Perché la passione va sperimentata, non si può demandarla agli altri. Come il coraggio, è uno di quegli elementi fondamentali sui cui ognuno di noi dovrebbe costruire la propria vita, ma anche la vita della comunità".
"Le emozioni e i sentimenti? Il rischio è che diventino preconfezionati. Sta passando di moda la passione e quindi anche l'amore passionale. Lungi da me da fare discorsi moralistici, però nella seduzione, cioè nell'approccio tra due persone che ci si piacciono, non può saltare un elemento, che è quello faticoso del conoscersi, dell'approfondire e del creare complicità. Complicità vuol dire stare assieme nei momenti difficili, in quei frangenti in cui ci può essere una crisi dell'uno o dell'altro, nel capirsi e nell'ascoltarsi. È per tutta questa roba qui, che la relazione amorosa è per forza difficile e faticosa e non può essere agevolata. Ecco qui l'inganno dei social: io ti facilito l'incontro e ti faccio credere che anche tutto il resto è semplice, invece non è così. Adesso uso una metafora: è come quel ragazzino che è sempre stato aiutato dai genitori, che gli fanno i compiti e vanno a parlare con i professori. Poi quando si trova ad affrontare il primo esame della sua vita è lì da solo e non è capace di farlo, perché non si è mai allenato. Uno può andare avanti a flirtare per mesi nel virtuale, ma poi quando ci si incontra dal vivo, da quel momento in avanti diventa tutto maledettamente difficile, perché non puoi raccontare balle, perché non puoi dire che sei felice quando non lo sei, perché non può nascondere le tue paure e non puoi fingere di essere capace di tenere in piedi un rapporto. Stiamo rischiando di vivere una passione sempre più tiepida, lontana dagli sconvolgimenti e da un fuoco vivo e dirompente, che ci sta portando a provare emozioni sempre più quiete e a trasformarle in emoticon standardizzate. Anzi questa enorme facilitazione e grande comodità che ci offrono i social sta facendo trionfare l'apatia, dal greco a-pathos, letteralmente "senza emozione", proprio il contrario della passione. La passione, quella vera, invece, non ti fa dormire, ti fa spostare le montagne e come dice Renzo Piano, dentro questa parola sacra c'è la cocciutaggine, che ci fa volere e fermamente volere".