Di Redazione su Martedì, 27 Febbraio 2018
Categoria: Avvocatura, Ordini e Professioni

Con il polso fratturato si può andare in udienza. Il no di Cassa ad Antonio, rivolta nel web

Un´altra storia di mala gestio, Un´altra storia, l´ennesima, che Chiama in causa Cassa Forense, l´ente previdenziale degli avvocati italiani, e un modo, ritenuto da tantissimi Colleghi estremamente disinvolto, di interpretare la propria funzione.

Dopo i tantissimi casi che abbiamo raccontato, tocca questa volta ad Antonio Chirico, un Collega pugliese, titolare di uno studio che, suo malgrado, si è trovato di fronte ad una richiesta di assistenza negata dopo avere subito un incidente piuttosto grave che dapprima gli ha provocato la frattura del polso, poi oltre due mesi di sostanziale fermo della propria attività ed infine postumi invalidanti in corso di quantificazione.



Ma alla sua richiesta di assistenza Cassa Forense ha risposto di no. Lo ha fatto con motivazioni discutibili, ma soprattutto con un modus procedendi inaccettabile. Non guardando alla sostanza delle cose, ma trincerandosi dietro petizioni di principio ed argomenti che, riteniamo, sono del tutto incoerenti con le funzioni di tutela e di welfare che, purtroppo solo asseritamente, Cassa Forense e i suoi organi dichiarano di svolgere nell´interesse degli iscritti, dai quali ricevono sostanziosi contributi, ed anche lauti appannaggi per l´espletamento delle proprie funzioni.

Il rifiuto della richiesta di Antonio è di quelli che veramente fanno trasalire. Pur con il polso fratturato, hanno detto, e nella lettera che pubblichiamo il Collega lo riferisce puntualmente, si può andare in udienza, così come si può dettare una lettera alla segretaria e ricevere clienti. Insomma, nessun problema a continuare l´attività forense, per cui nessuna assistenza è dovuta. Una conclusione impressionante, che, temporalmente, si colloca proprio a ridosso del prossimo rinnovo degli organismi dell´ente previdenziale per la scadenza del mandato quadriennale previsto dal proprio statuto. Una concomitanza che farà riflettere certamente tanti professionisti.

La lettera di Antonio, che pubblichiamo, è una lettera accorata. Una lettera che, appena diffusa nei social, ed in particolare nel gruppo Facebook MGA - l´associazione Forense della quale il collega pugliese fa parte - ha suscitato tantissime visualizzazioni e centinaia di commenti, tutti di netta condanna dell´operato di un ente che la quasi totalità degli avvocati non riconosce più come legittimato a rappresentare la categoria. Un autentico coro di censura, rispetto all´ennesimo gesto discutibile, dopo quelli, ancor più clamorosi, di negazione di assistenza a Colleghi e Colleghe affetti da gravissime patologie, o addirittura condannati a limitazioni radicali e a sedie a rotelle.

Pubblichiamo, questo punto, senza alcun commento, la lettera di Antonio, che quasi certamente ricorrerà contro questa decisione. Facendo, a nostro parere, più che bene.



"Avvocati che pagate con regolarità i contributi a Cassa Forense, peggio per voi se vi infortunate!

Il 31/7/2017 mi son fratturato il polso. Gesso dal 1/8 al 28/8. Prescrittami successiva Kinesiterapia, Magnetoterapia e ultrasuoni per 20 gg, che ho eseguito dagli inizi di settembre per un mese esatto (si, perché i centri di fisioterapia sono aperti 5 giorni a settimana e dunque per fare fkt c´è voluto un mese).

Il polso non è più quello di prima, perché mi fa male tuttora, ho perso forza al braccio e non ha più la mobilità di prima. Ma il perito fiduciario di cassa forense mi ha spiegato che la Cassa non indennizza i postumi, bensì solo la diaria e solo se dall´infortunio sia derivata l´impossibilità assoluta di esercitare la professione per più di due mesi, mentre io col polso fratturato potevo ugualmente andare in udienza, o al massimo farmi sostituire, ricevere clienti e dettare un atto alla segretaria (già, la segretaria, vaglielo a spiegare al perito che son pochi gli avvocati che se la possono permettere).

La Cassa ha nominato il perito, ed è questo il paradosso: la nostra Cassa di previdenza preferisce pagare un compenso a un perito (scelto tra i migliori sulla piazza) piuttosto che un indennizzo anche minimo ai suoi contribuenti. E attenzione, il perito non mi ha nemmeno visitato perché ha esaminato semplicemente i certificati per conteggiare la durata della malattia. Ma per conteggiare i giorni alla luce del certificato di PS e di fkt serviva un perito? Non potevano conteggiarli loro stessi? Avvocati, stipulate l´Assicurazione infortuni, parola di Cassa Forense!"
Avvocato Antonio Chirico