"Come rappresentante dello Stato mi sento di chiedere scusa alla famiglia di Stefano Leo. Non consento di dire che la Corte d'appello sia corresponsabile dell'omicidio. Qui abbiamo fatto quello che dovevamo fare".
Una precisazione sintetica, ma chiara, quella del presidente della Corte d'Appello di Torino, Edmondo Barelli Innocenti, che ha ritenuto di rispondere pubblicamente rispetto alle accuse, prima sommesse, poi sempre più consistenti riguardo la mancata carcerazione di Said Mechaquat, l'assassino del giovane, colui che lo ha ucciso in quanto troppo felice.. «C'è stato un problema. Posso scusarmene, ma non c'è nessuna certezza che Mechaquat Said - ha detto il magistrato - potesse essere ancora in carcere il 23 febbraio».
Spiegazioni, quelle del presidente, di cui si può prendere atto ma che non eliminano i problemi. Rimane il fatto che nel momento in cui ha commesso l'omicidio l'assassino non si trovava dietro le sbarre in quanto si erano verificati dei disguidi nella trasmissione dei documenti dalla cancelleria della Corte d'Appello a quella della Procura. Insomma, se queste attività si fossero svolte tempestivamente, è plausibile che l'omicida non avrebbe potuto uccidere nessuno. Proprio su questo si fonda la decisione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che ha annunciato l'arrivo presso la Corte d'Appello torinese degli ispettori «con la massima tempestività possibile perché dobbiamo verificare quello che è accaduto».
Il presidente della Corte territoriale però, è stato chiaro. Se ritardo vi è stato, ha detto, esso si è verificato a causa della mancanza del personale, facendo capire che tale situazione era stata evidenziata allo stesso ministero. «Non è neanche giusto distinguere tra magistrati e cancelleria, ma la massa di lavoro da smaltire è tale che il ministero della Giustizia dovrebbe provvedere ad assumere cancellieri e assistenti perché è quello di cui abbiamo bisogno», ha spiegato il presidente, che in questo modo ha anticipato lo stesso ministro della Giustizia, che a questo punto dovrà chiarire anche le ragioni per le quali non sono state riscontrate le richieste del potenziamento degli uffici, sottodimensionati della Corte d'Appello. Ragionamento che, in realtà, non sembra essere condiviso dal ministro: «crediamo che il ministero debba sempre verificare l'efficienza della magistratura stessa».