Don Beniamino Sacco è indubbiamente una voce fuori dal coro. Esercita il suo ministero sacerdotale in una parrocchia dell'estrema periferia di una città dell'estremo Sud, Vittoria, in provincia di Ragusa, una città fino a qualche anno fa tra le più ricche del Mezzogiorno, che vanta il più grande mercato alla produzione del Sud.
Don Beniamino, da decenni attento ai problemi delle marginalità ed in particolare alle condizioni di vita e di lavoro degli stranieri che operano nelle serre, spesso anche se non sempre in condizioni di conclamato sfruttamento, ha pubblicato un post che è una accurata riflessione su due recenti tragedia che in altre regioni hanno determinato la morte di un gruppo di giovani stranieri, che lavoravano in aziende agricole senza alcuna garanzia di sicurezza. Una riflessione che deve interrogarci sulla sostenibilità di una situazione contraria ad ogni principio di umanità, oltre che di civiltà giuridica. La pubblichiamo.
Bisogna sudare molto per portare a casa 20/25 € al giorno, cinque dei quali destinati al caporale. A fine giornata si fa ritorno alla baraccopoli dove non c'è luce elettrica, né acqua, senza parlare dei servizi igienici. Ovunque regna la sporcizia. Un quadro desolante! Ci si chiede: costoro sono uomini o bestie? 4+12=16. Fra qualche giorno il numero aumenterà.
Ma cosa volete che sia? Sono così tanti!
'Poveri ragazzi!". '"Che brutta fine hanno!'. I commenti sono tanti. Quanta ipocrisia, vestita di perbenismo! I ragazzi morti apparteneva alla stessa categorie di persone che nelle nostre strade vengono presi a sassate, presi di mira dai moderni cecchini, malmenati, odiati. Da più di 30 anni si parla dei pomodoro di Foggia e dei raccoglitori stagionali schiavizzati. Non è cambiato niente, non può cambiare niente, fino a quando noi esseri umani camminiamo con i paraocchi per non vedere, con i tappi agli orecchi per non sentire, con la coscienza anchilosata per non soffrire.
Caccia allo straniero. Va di moda, fa tendenza. Che tristezza!