L'Avvocato Mario Cartesegna è uno dei pochi uomini che mi susciti il sentimento schifoso e verdastro dell'invidia.
Perchè percepisce una pensione pari a circa euro 20.000 al mese.Ex legale del Comune di Perugia , assimilato ad un dipendente pubblico a tutti gli effetti, ha una pensione in cui alla parte fissa se ne aggiunge una molle, mobile,rappresentata da tanti bonus per quante sono state le cause vinte.
Più vinceva, più metteva fieno in cascina.
Alla fine quella serie di trofei – molteplici, segno di una valentia professionale non indifferente – hanno fatto sì che la sua pensione salisse a vette insuperabili.
Inimmaginabili.
Naturalmente un monte premi del genere ha acceso la gelosia e suscitato le invidie di altri soggetti diversi da me (la mia è più che altro ammirazione e disincanto per la mia, di pensione).
Esce un articolo di Gian Antonio Stella, il feroce ma bravo giornalista del Corriere della Sera che da anni con Sergio Rizzo si occupa degli sprechi in Italia.
I riflettori su Cartesegna – a dire il vero – si erano già accesi da prima.
L'Inps – quando si era accorto di tale somma faraonica – gli aveva chiesto indietro tutti i soldi elargitigli in base ad un meccanismo legittimo (sia chiaro).
Finanche la Corte dei Conti – Giudice Unico dell'Umbria gli aveva azzerato la pensione (sic) portandola da euro 20.000 a 5.000 circa (sti cazzi, direbbe Rocco Schiavone).
La Corte dei Conti Sezione Centrale (in appello) ha invece dato ragione a Cartesegna (per un difetto formale) che – a questo punto – si tiene tutti i soldi.
Almeno fino alla Cassazione.
Ora.
C'è da nutrire uno sdegno feroce nei confronti di Cartesegna ?
Avete qualcosa da dire su di lui ?
Io ce l'ho.
Se fossi stato al suo posto, mi sarei tenuto anch'io tutti i soldi guadagnati grazie alle mie vittorie processuali e in virtù di un meccanismo liberamente adottato dal mio ente di appartenenza.
Il fatto che ne sia derivato un calcolo astronomico è un fattore – di calcolo - che doveva essere preveduto fin dall'inizio da chi di dovere.
Sprovveduti quelli dell'Inps, semmai, che a quanto pare hanno dimenticato pure di farsi avanti a certe scadenze processuali.
Ma il discorso è un altro.
Il punto sta nella abissale, oceanica differenza esistente tra le pensioni dei dipendenti pubblici (quando siano anche avvocati) e noi avvocati privati, o liberi professionisti.
Liberi di prenderla nel frac.
Provate a chiedere alla nostra Cassa di Previdenza di applicarmi una parte mobile di compensi parametrati alle vittorie conseguite durante la mia carriera.
Sono ben poche, ma di sicuro mi farebbero una pernacchia sonora.
La Cassa di Previdenza degli Avvocati incassa e basta e non si sogna di erogare pensioni se non più che modeste (almeno in media,paperoni a parte).
La forbice è insostenibile.
Così come sono letteralmente insostenibili tutti gli emolumenti (sarebbe meglio scrivere prelievi di sangue ) che la Cassa ci costringe ad elargirle durante l'intero corso dell'anno.
Secondo voi è un meccanismo normale questo?
Ma si possono vivere i nostri giorni di avvocati sul campo sapendo che una parte dei nostri già magri guadagni andranno a impinguare una cassa ipertrofica che non restituirà mai – in termini contributivi – quanto sottrae al contribuente in modo così aggressivo ?
Ce ne fossero cento come Cartesegna in grado di fare lo stesso con la nostra Cassa.
Charles Bukowski diceva che un grande scrittore è quello capace di rendere concetti profondi con parole semplici.
Credo l'abbia scritto in un racconto intitolato Come farsi pubblicare.
Fa parte della raccolta tradotta in italiano con il titolo evocativo assai di Musica per organi caldi (Feltrinelli).
Manco gli antibiotici possono salvarci da un tale organismo simile (la Cassa di Previdenza Forense), ma vi rendete conto? (concetto profondo).
E ci stupiamo per uno come Cartesegna?
Ma andate a fanculo (parole semplici).
Di vero cuore.
Bukowski insegna, che cazzo.
P.S.: Come vedete, non sono un grande scrittore anche se mi impegno a mettere in pratica la lezione di uno come Bukowski che la penna sapeva tenerla in mano molto meglio di qualcos'altro.
Vorrei che questo articolo venisse salutato con un certo gradimento dai miei quattro lettori.
Piero Gurrieri sostiene infatti che io mi stia isterilendo e stia perdendo il mio (presunto) smalto iniziale.
Fate un po' voi, quindi. Se stare con me , o con il perfido e fraterno Gurrieri (che, sia detto tra di noi,deve scrivermi una recensione praticamente da quando ci siamo conosciuti ma non lo fa mai accampando centomila impegni).
Manco ti avessi chiesto un mutuo, o Piero.
Alberto Pezzini