Una piccola rivoluzione all'anagrafe ma dall'alto contenuto simbolico. Sulla carta d'identità, ritorna la dicitura «Padre» e «Madre» con buona pace dei numerosi oppositori a quello che era stato definito un ritorno indietro, a partire dall'Anci, l'Associazione dei comuni italiani. È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il provvedimento per la carta di identità dei minorenni che introduce i due termini invece che «genitori». Lo ha reso noto il Ministero dell'Interno con un comunicato per almeno due ragioni. Innanzitutto perché si tratta del dicastero che ha competenza sul funzionamento dell'anagrafe. In secondo luogo perché questo provvedimento può, a buon diritto, essere considerato, una personale vittoria del ministro in carica, Matteo Salvini.
Il provvedimento adesso pubblicato in Gazzetta Ufficiale era stato firmato lo scorso 31 gennaio proprio dal titolare dell'Interno, insieme ai colleghi della Pubblica Amministrazione dell'Economia e cambia, come si è detto, la disciplina. Nelle carte d'identità il termine «genitore» sarà sostituito dai termini, ben più tradizionali, di «padre» e «madre». Una modifica alla norma del 23 dicembre 2015 che proprio Salvini si era impegnato a cambiare. E così è stato.
A nulla sono valsi i numerosi pareri negativi, a nulla perfino la contrarietà del principale alleato di governo, il Movimento 5 Stelle. «Il tema del genitore 1-genitore 2 non sta nel contratto di questo governo, quindi noi ragioniamo nei termini della legge vigente», aveva Infatti detto il Sottosegretario alla famiglia, di estrazione 5 stelle, Zoccaro, cui aveva fatto eco il sindaco di Torino, Chiara Appendino. «Noi rimaniamo dell'idea che sia giusto il passo in avanti che si è fatto e che la posizione di Salvini sia un passo indietro. Noi continueremo per la nostra strada e non faremo marcia indietro».
Resistenze, comunque che sono state totalmente ignorate tanto dal titolare del Viminale che dal Consiglio dei Ministri.