Di Redazione su Sabato, 10 Giugno 2017
Categoria: Storie di legalità e resistenza

"C'è bisogno di Avvocati corretti". Giovanni Falcone, la sua lettera ad un praticante

"Sono convinto, infatti, che c´è tanto bisogno di avvocati preparati e corretti quanto di magistrati seri e coraggiosi". Ed ancora: "La mia volontà è ferma".
 
Sono due dei passaggi di documenti straordinari, pubblicati su Facebook e Linkedin, accompagnati nel secondo caso da un commento dell´avvocato Salvo Battaglia, le lettere autografe vergate di suo pugno da Giovanni Falcone, da lui sottoscritte ed inviate tra il 1988 e il 1990 ad un praticante avvocato palermitano, appena laureatosi, che aveva scritto al magistrato.

 

 
Ed è stato proprio il destinatario delle missive di Falcone, l´avvocato Giuseppe Gerbino, nel suo profilo facebook, a pubblicare le immagini di due corrispondenze con Falcone. E in un messaggio privato ha spiegato perché: "Gli scrissi (e non era la prima volta). Svolgevo la pratica forense e avevo abbandonato l´idea di fare il magistrato proprio dopo l´affare Meli (ero troppo deluso, se Falcone - che era Falcone - soccombeva davanti alla prepotenza, io cosa avrei potuto fare?). Poi gli scrissi ancora alla viglia del suo trasferimento alla Direzone Affari penali e gli dicevo che non doveva lasciare Palermo e la Procura, che quello era il suo posto. Mi rispose come è scritto". Noi riprendiamo le lettere, in cui il magistrato assassinato a Capaci, mostra equilibrio e serenità. "La mia volontà è ferma ", scrive Falcone. Pubblichiamo le immagini di quelle missive.
 
Era, seconda lettera, il 1990, due anni prima di Capaci, ma, come giustamente sottolineato da Salvo Battaglia su Linkedin, "uno dei più noti ed avversati magistrati di Italia - in mezzo a bufere, corvi, falliti attentati, colleghi uccisi e colleghi serpenti - trovò il tempo di prendere carta a penna e rispondere al un giovane praticante avvocato.
 
La pratica forense è un periodo complesso: si studia, si impara, si commettono errori e si è sottoposti a costanti verifiche; coincide spesso con una fase della maturazione in cui si è disposti a mettere davvero tutto in discussione.
 
Non so se fosse così anche per quel "dott. Gerbino" a cui scriveva Falcone. Il ragazzo era certamente sveglio ed il suo Maestro era uno dei più stimati avvocati palermitani. Gli sarà pure passata seriamente per la testa l´idea di diventare magistrato, ma - dopo tutto quello che avevano combinato a Falcone in vita- prevalse la vocazione forense".
 
"Fortunato, è la conclusione, quel ragazzo che trovò la spinta e lo spunto per diventare il Signor Avvocato che è e di insegnare cosa vuol dire "fare l´avvocato"".