Di Redazione su Giovedì, 01 Febbraio 2018
Categoria: Avvocatura, Ordini e Professioni

Basta con illegittime riduzioni e irragionevoli compensazioni. L´appello ai giudici del Presidente Maurizio Bianco

Una durissima denuncia delle condizioni in cui versa la giustizia, ma anche un atto di Fede in quella giustizia che può rincuorare i deboli ed offrir loro protezione. Un appello ai magistrati ad applicare fedelmente la legge in materia di liquidazione dei compensi agli avvocati ed una disamina dei progetti in corso, in coordinamento con le istituzioni territoriali, dalla Regione al Comune. Maurizio Bianco, Presidente del Consiglio dell´Ordine degli Avvocati di Napoli, nel discorso tenuto in occasione della inaugurazione dell´anno giudiziario 2018 nel capoluogo partenopeo, non le ha certo mandate a dire.
Guggeriamo ai nostri followers la lettura di un intervento tra i più belli e carichi di contenuti degli ultimi anni.

Sig. Presidente della Corte,

Sig. Procuratore Generale,

Signori Rappresentanti del Consiglio Superiore della Magistratura, del Ministero della Giustizia, dell´Avvocatura Generale dello Stato, delle Forze dell´Ordine, Autorità, Signori Magistrati,

Carissime Colleghe e Colleghi,

Signore Signori,

L´inaugurazione dell´Anno Giudiziario ha finalmente smesso di essere un´autocelebrazione spesso inutile dei successi inesistenti del sistema Giustizia, per essere - anche grazie ad una Magistratura rinnovatasi nella sostanza, prima ancora che nelle forme, e con il forte impulso dell´Avvocatura - un momento di programmazione e condivisione di ciò che occorre fare per ottenere la realizzazione concreta degli ideali a cui la nostra formazione si uniforma e si ispira.

Che questa pubblica udienza non sia più – mai più - una sterile occasione per dar mostra di sé ma divenga la sede di un patto tra i protagonisti della giurisdizione, Avvocati e Magistrati, rifuggendo dall´idea che una sola componente del sistema giustizia possa camminare da sola o essere migliore dell´altra.

Bisogna essere consapevoli, con convinzione, che Avvocatura e Magistratura sono anime, certamente diverse, ma dello stesso corpo.

Dobbiamo impegnarci davanti ai cittadini affinché Avvocati, Magistrati, giuristi insomma, insieme alle altre categorie professionali ed alle forze sane del Paese, siano protagonisti di una svolta culturale che ci porti a cambiare pagina.

E´ questo il nostro ruolo ed ogni deroga o incertezza sarebbe una sconfitta.

Dobbiamo dare nuovo vigore a quel senso di Giustizia e di Legalità che si affievolisce sempre più nell´animo e nelle sensibilità delle donne e degli uomini che affidano a noi questo compito.

A loro dobbiamo delle risposte.
Con il lavoro, con la responsabilità delle scelte, con il rigore nello studio, con la consapevolezza quotidiana di essere destinati a maneggiare un materiale delicato, fragile: la vita delle persone.
Il loro destino.
Le loro ambizioni.
I loro amori.
La loro libertà.

Lo scrupolo che useremo sarà la misura della nostra legittimazione.

L´attenzione che dedicheremo ad ogni singolo fascicolo processuale sarà la misura dell´affermazione del diritto, non come fredda imposizione dello Stato, ma come Ars Boni et Aequi di Celsiana memoria.

La perseveranza con la quale sapremo indirizzare e guidare l´azione del legislatore verso soluzioni improntate all´equità, alla solidarietà ma, prima ancora, alla ragionevolezza, alla fine, ci consentirà di sentirci nuovamente orgogliosi del nostro ruolo.

E´ giunto il tempo di uscire dai palazzi di giustizia e trasfondere, nella società civile, i nostri principi, i valori di cui siamo custodi.

Ma occorre compattezza e comunione d´intenti.

L´Avvocatura non vuole sottrarsi a questo gravoso compito di cui la società civile ha bisogno, ma la Magistratura deve essere vigile ed attenta ad evitare che i comportamenti di singoli giudici, le decisioni di singoli giudici possano minare, irrimediabilmente, la strada della giustizia e della realizzazione dei principi costituzionali, che deve essere comune.

La critica che, simultaneamente, è giunta alle forze parlamentari dall´Avvocatura – ed in particolare dal Consiglio che presiedo - e dalla Magistratura, nei confronti di una irrazionale proposta di riforma del processo civile è un esempio di come è utile agire.

La stipulazione di protocolli d´intesa, che è divenuta metodo di lavoro ormai acquisito di questo distretto, è un ulteriore e chiaro esempio di come la condivisione e la sinergia tra Avvocati e Magistrati possa porre rimedio ad una produzione legislativa bulimica e spesso discutibile, non solo sotto il profilo grammaticale, più che mai lontana dai principi di diritto che ancora si insegnano nelle nostre Università.

Ma i protocolli d´intesa, poi, nelle aule di giustizia, vanno rispettati.

Nel pieno rispetto dell´autonomia e indipendenza di ogni singolo magistrato, è necessaria una capillare opera di orientamento, di sempre più qualificata formazione, di indicazione di prassi e comportamenti virtuosi che alimentino l´unità.

Bisogna ritrovare una ragionevole probabilità della decisione attraverso una conformità degli orientamenti giurisprudenziali, che consenta a noi Avvocati di offrire indicazioni attendibili ai nostri clienti sulla efficace proponibilità di una domanda giudiziale o di una difesa e, soprattutto, per recuperare la certezza del diritto, che sembra smarrita.

L´Avvocatura, come e di più delle altre professioni liberali un tempo spina dorsale dell´economia del Paese, è per la sua gran parte allo stremo, anche per una pressione fiscale e previdenziale senza precedenti, che sta annientando la speranza dei nostri giovani migliori, senza risparmiare i Colleghi più maturi.

Ma l´Avvocatura non si deprime e non si arrende.

Non si è arresa quando, con la promulgazione delle leggi razziali nel nostro Paese, furono cancellati dall´Albo gli Avvocati di origine ebraica, come testimoniato dall´archivio storico del nostro Consiglio in esposizione al nuovo palazzo di giustizia.

Ed è perciò che nel "giorno della memoria" che proprio oggi ricorre, posso affermare con forza che, anche dopo quel vile provvedimento, l´Avvocatura non si è arresa, anzi è risorta.

Quello scatto di orgoglio, quella voglia di rinascita deve ispirare la nostra azione.

Il Consiglio che ho l´alto onore di presiedere sta investendo su una proposta formativa di alto profilo, gratuita, qualificata e accessibile anche on line, su aree del diritto che devono vedere l´Avvocato protagonista e non comparsa;

sta spingendo sull´innovazione, sulla formazione tecnologica dei Colleghi e sulla telematica, perché riteniamo che i processi di cambiamento vadano governati e non subiti, rendendoli accessibili a tutti;

sta creando e rafforzando le sinergie con le amministrazioni territoriali.

Con il Sindaco di Napoli daremo la possibilità agli Avvocati di richiedere ed ottenere certificazioni anagrafiche di clienti e controparti, con modalità telematiche e gratuitamente, direttamente dallo studio professionale e stiamo definendo modalità di orientamento ed ascolto gratuito della cittadinanza su problematiche giuridiche, presso ogni municipalità, sul modello dell´Osservatorio sui Diritti Umani, costituito con la Diocesi e la Comunità di Sant´Egidio, esempio tra le tante iniziative messe in campo dal Consiglio per alleviare il disagio sociale nel nostro territorio.

Con il Governatore della Regione Campania stiamo concordando nuovi bandi e misure a sostegno per gli Avvocati e stiamo studiando un intervento che consenta ai cittadini di Pozzuoli e dell´area flegrea di avere nuovamente un presidio di legalità, un ufficio giudiziario sul territorio.

Il Consiglio che presiedo sta offrendo, anche, la possibilità di esplorare nuovi campi e nuove competenze.

La costituzione dell´Organismo di Composizione della Crisi da Sovraindebitamento e della Camera Arbitrale dell´Ordine degli Avvocati di Napoli ne sono la prova e daranno nuova linfa ai professionisti napoletani, grazie alle sinergie che stiamo costruendo con il mondo delle professioni e delle imprese.

E ancora, stiamo offrendo la possibilità ai laureandi in giurisprudenza di anticipare l´inizio della pratica forense fino a sei mesi prima della laurea, grazie a protocolli d´intesa stipulati con gli Atenei partenopei.

Ma questo impegno deve essere offerto da tutte le forze in campo.

La funzione che svolge l´Avvocatura non è rinunziabile e non può ammettere mortificazioni.

Presidente,

I compensi degli Avvocati vanno liquidati nelle sentenze secondo la legge, senza incomprensibili e illegittime riduzioni o, peggio ancora, irragionevoli compensazioni perché quella è la misura del rispetto che noi meritiamo e che pretendiamo.

L´invito a proporre appello avverso ogni sentenza che violi questo principio, paralizzerebbe i ruoli di Tribunale e Corte d´Appello.

E ancora

Il patrocinio a spese dello Stato non può essere compensato con liquidazioni offensive, che meriterebbero la cancellazione immediata di tutti i Colleghi iscritti in quell´elenco, così da far comprendere quanto contribuisce l´Avvocatura al regolare esercizio della giurisdizione.

Ma noi oggi veniamo con la mano tesa per sancire un patto.

Non lasciate che si ritragga, senza prima averla stretta.

Lavoriamo insieme.

Lavoriamo affinché la norma sull´equo compenso, faticosamente ottenuta dall´Avvocatura dopo ben 11 anni di vigenza della sciagurata Legge Bersani, segni un´inversione di tendenza riaffermando la necessità della introduzione di compensi professionali inderogabili, a tutela di una concorrenza fondata sulla qualità della prestazione e non sulla esiguità dell´onorario, frenando una corsa al ribasso e restituendo dignità alla professione forense;

E lavoriamo affinché i processi che si svolgono nei tribunali siano più credibili e veri di quelli sommari che hanno come teatro i giornali e le televisioni;

Impegniamoci affinché il sistema di garanzie previsto dalla nostra Costituzione non sia più definito come un defatigante intralcio per giungere rapidamente alla verità ed il processo un´ingombrante sovrastruttura del diritto;

Chi lo afferma è un irresponsabile.

Indigniamoci quando sentiamo dire che la possibilità di appellare una sentenza è un rimedio da legulei per sfuggire alla pena;

Nell´interesse dei cittadini, non è possibile subire interventi normativi che , con il malcelato intento di porre rimedio alle disfunzioni della macchina giudiziaria, finiscono per vanificare principi cardine della nostra democrazia.

E mi riferisco, evidentemente, alla recente modifica dell´istituto della prescrizione.

L´intervento legislativo, incidendo sulla disciplina della sospensione del corso della prescrizione ed introducendone quale nuova causa la proposizione del gravame da parte dell´imputato, al fine di sopperire alle carenze organizzative e di organico che hanno sinora determinato uno stallo patologico dei processi, viola in maniera eclatante i principi irrinunciabili del nostro ordinamento giuridico.

La prescrizione non è il tempo che si dà al magistrato per portare a compimento il suo lavoro ma è il tempo massimo che può sopportare una donna o un uomo in attesa di un giudizio.

Parimenti, il recente decreto sulle intercettazioni, andando finanche oltre la delega, non può che essere letto negativamente, adagiandosi su una prassi consolidata che mira a sbilanciare sempre più il potere e le garanzie procedurali del sistema penale verso la parte inquirente, relegando la Difesa in un angolo e alle corde.

Se questo è ciò che ci aspetta - e questo è - i cittadini prima ancora degli Avvocati si accingono a vivere una stagione di compressione dei diritti costituzionali senza precedenti.

E allora,
tocca all´Avvocatura ricordare che una discussione seria e serena sull´abbassamento dell´età imputabile non può esser affrontata sull´onda dell´orrore che desta l´infame accoltellamento di Arturo, che è un nostro ragazzo, un nostro figlio, sebbene da più parti – con riferimento al fenomeno delle baby gang - si sia individuato il rimedio nella repressione, nel processo penale e nel carcere, quando occorre una seria politica sociale ed una presenza più incisiva delle istituzioni.

Bisogna, allora, ribadire con decisione

che la presunzione di innocenza non è una locuzione da libro "Cuore" ma l´espressione della civiltà di un Paese;

che per poter solo pensare di eliminare un grado di giudizio, bisognerebbe prima esigere investimenti in termini di uomini e mezzi, per consentire al nostro processo penale di essere davvero equilibrato, nei rapporti tra accusa e difesa.

Ma abbiamo anche altre sfide da vincere.

Recuperare una funzionalità dignitosa del Tribunale di Sorveglianza è una di queste;

Intervenire con efficacia ed immediatezza sul problema della condizione disumana in cui versano i detenuti nelle carceri, per lo più in attesa di giudizio, grazie a misure cautelari che anticipano l´espiazione della pena rispetto alla sentenza;

Restituire dignità alla Magistratura Onoraria, rispetto alla quale – con una riforma non indovinata – si pretende di allargarne le competenze e ridurne i compensi, provocando così un inevitabile abbassamento qualitativo del servizio che, ricordiamolo, è indispensabile per il funzionamento della macchina giudiziaria;

Risolvere, una volta per tutte e definitivamente, la insostenibile precarietà che accompagna, ormai da troppo tempo, la sezione distaccata del Tribunale di Ischia, con la stabilizzazione di quel presidio giudiziario e la dotazione di risorse umane che ne consentano l´efficiente funzionamento;

Investire sul Tribunale di Napoli Nord per adeguarlo, in tempi brevi, ai livelli qualitativi dei servizi offerti dagli altri tribunali del distretto;

Ed infine non rassegnarsi agli inaccettabili tempi dei processi ed agli insostenibili costi per accedere alla Giustizia civile perché, con l´inflazionato ma immortale Piero Calamandrei «"La legge è uguale per tutti" è una bella frase che rincuora il povero, quando la vede scritta sopra le teste dei giudici, sulla parete di fondo delle aule giudiziarie; ma quando si accorge che, per invocar la uguaglianza della legge a sua difesa, è indispensabile l´aiuto di quella ricchezza che egli non ha, allora quella frase gli sembra una beffa alla sua miseria»