Per lei si sono mobilitati migliaia e migliaia di avvocati, non solo nel nostro paese ma in tutta Europa ed oltreoceano. Nasrin (nella foto con i suoi due figli) è una donna straordinaria ed è una professionista determinata. Nel suo paese, l'Iran, ha abbracciato da avvocato la sfida dei diritti umani, e per questo è entrata in collisione con il regime degli Ayatollah ed è stata condannata a 38 anni di reclusione e 148 frustate. Dalla cella in cui l'hanno fatta sprofondare, Nasrin ha scritto ai propri figli: "Tutto questo dolore non è inutile, sappiatelo".
Le lettere, bellissime, sono state pubblicate dal Corriere della Sera tradotte in italiano, e noi le consegnamo a tutti gli avvocati italiani perché sappiano anch'essi a quanto può arrivare Il coraggio di una donna. Eccole:
Ciao mio caro Nima, scriverti una lettera è molto difficile. Come posso dirti dove sono quando sei così innocente, e troppo giovane per capire il vero significato di parole come prigione, arresto, processo e ingiustizia?
La settimana scorsa mi hai chiesto: «Mamma, vieni a casa con noi oggi?». E sono stata costretta a risponderti, davanti agli agenti della sicurezza: «Il mio lavoro richiederà un po' di tempo, quindi verrò a casa più tardi». Hai allora annuito, come per dire che avevi capito, mi hai preso la mano e le hai dato un bacio dolce con le tue piccole labbra .
Come posso spiegarti che nessun «lavoro» potrebbe mai tenermi così lontano da te? Mio caro Nima, negli ultimi sei mesi mi sono trovata a piangere senza controllo in due occasioni. La prima, quando è morto mio padre e non ho potuto partecipare al al suo funerale. La seconda, quando mi hai chiesto di tornare a casa e non potevo farlo.
Mio carissimo Nima, nei casi di affidamento dei minori e di diritto di visita dei genitori, i tribunali hanno più volte stabilito che un bambino di tre anni non può essere lasciato al padre per più di 24 ore, perché i tribunali credono che una separazione più lunga dalla madre comporti un danno psicologico a un bambino piccolo. Questo stesso sistema giudiziario sta ignorando i diritti di un bambino di tre anni con il pretesto che sua madre sta cercando di «agire contro la sicurezza nazionale» del Paese.
Voglio che tu sappia che, come donna, sono onorata di aver difeso molti difensori dei diritti umani.
Spero in giorni migliori,
Mama Nasrin
Aprile 2011
Alla mia cara Mehraveh,
mia figlia, mio orgoglio e gioia, sono passati sei mesi da quando sono stata portata via dai miei amati figli. In questi sei mesi ci è stato consentito di vederci solo un paio di volte e, anche in quel caso, in presenza di agenti della sicurezza. Durante questo periodo non mi è mai stato permesso di scriverti, di ricevere una foto o di incontrarti liberamente senza restrizioni.
Mia cara Mehraveh, tu, più di chiunque altro, capisci il dolore del mio cuore e le condizioni in cui ci è stato permesso di incontrarci. Ogni volta, dopo ogni visita e ogni singolo giorno, mi dibatto nel dubbio di aver abbastanza considerato e rispettato i diritti dei miei figli.
Più di ogni altra cosa, ho bisogno di essere sicura che tu, mia amata figlia, nella cui saggezza credo molto, non mi abbia accusato di violare i diritti dei miei figli.
Una volta ti ho detto: «Figlia mia, spero che non penserai mai che non abbia pensato a te o che le mie azioni meritassero una tale punizione... Tutto ciò che ho fatto è legale e condotto nell'ambito della legge». Allora mi hai accarezzato amorevolmente il viso con le tue piccole mani e hai risposto: «Lo so, mamma … lo so...». È in quel giorno che mi sono liberata dall'incubo di essere giudicata da mia figlia.
È stato il desiderio di proteggere i diritti di molti, in particolare i diritti dei miei figli e il tuo futuro, a spingermi a rappresentare questi casi in tribunale.
Credo che il dolore che la nostra famiglia e le famiglie dei miei clienti hanno dovuto sopportare negli ultimi anni non sia inutile. La giustizia arriva proprio quando la maggior parte delle persone hanno rinunciato alla speranza.
Mi manchi carissima e ti mando cento baci,
Maman Nasrin
Settembre 2018
Ciao mio carissimo Nima,non so come iniziare questa lettera. Come posso dimenticare che quest'anno devi iniziare la scuola senza né me né tuo padre al tuo fianco, e dirti semplicemente che quest'anno è un anno normale, come ogni altro? Come posso chiederti di andare a scuola in orario, fare i compiti, studiare bene e fare il bravo bambino fino al nostro ritorno? Odio doverti dire queste cose come madre, perché so che nella tua giovane vita hai dovuto vivere il costante trauma delle visite in prigione, del divieto di venire a trovarmi e la paura dell'ingiustizia.
Ti mando le mie lacrime d'amore, sperando che rendano l'ingiustizia del nostro tempo un po' più tollerabile per te. Ti mando migliaia di baci perché non ti vedo da troppo tempo.
Maman Nasrin
(Traduzione di Maria Sepa)