Di Redazione su Giovedì, 09 Febbraio 2017
Categoria: Avvocatura, Ordini e Professioni

Avvochic e choc, altro che toghe: quando i Tribunali diventano il tempio della moda (di cattivo gusto)

Avvochic & choc spopola sul web con questa nuova, contagiosa tendenza: immortalare i peggio vestiti nei tribunali di tutta Italia.
Una nuova tendenza che sta divertendo ed appassionando migliaia di persone, fra professionisti forensi e non. Ogni giorno, infatti, centinaia di followers condividono le "loro esperienze" postando all´interno del gruppo Facebook le immagini dei peggio vestiti incontrati nei tribunali di tutta Italia.

Tutti possono diventare "Star sotto i riflettori"; come indicato infatti nella 1, 5 e 6 regola del gruppo: "si possono fotografare avvocati, imputati, attori, convenuti, testimoni, familiari delle parti processuali o impiegati; ma è fondamentale che che le foto siano scattate negli uffici giudiziari italiani e che il soggetto fotografato sia abbigliato in maniera particolarmente elegante (chic) o trash (choc)".
Periodicamente, inoltre, la foto che ha ottenuto più mi piace fra quelle postate dai quasi diecimila iscritti, viene eletta la più bella della settimana.

Il gruppo, che detiene un enorme successo a livello nazionale con iscritti provenienti dai tribunali di tutta l´Italia, si sta diffondendo anche a livello internazionale; Vi sono, infatti, alcuni colleghi forensi iscritti ai tribunali Americani e Brasiliani, che postano le foto della moda straniera. Ma non solo. I membri del gruppo, che da pubblico è divenuto chiuso data l´alta mole di richieste, sono anche magistrati, cancellieri, presidenti e consiglieri degli ordini forensi. Vi sono addirittura personaggi del mondo dello spettacolo.

È quanto affermato un anno fa in un articolo, su Zon.it. Adesso però, del più incredibile gruppo Forense su Facebook ha cominciato ad occuparsi la grande stampa, in particolare Il Giorno che il 7 febbraio ha dedicato a questo fenomeno un bellissimo e spassoso articolo di costume, che riportiamo:
Vi fareste rappresentare in aula da un avvocato con un pantalone beigiolino a fiori, birkenstock in tinta e calzino bianco (sì, coi sandali)? Affidereste la vostra difesa a un uomo o a una donna - è oggetto di dibattito - che si presenta in tribunale in total look color melanzana, leggings in similpelle e gambaletto annessi? A una legale in microshorts rosa carne? In pellicciona tigrata? Beh, forse qualcuno di voi l´ha fatto. O forse no: potrebbero anche essere imputati, testimoni, parenti, consulenti, impiegati.

Non magistrati né forze dell´ordine, per fortuna: non sono consentiti nella galleria che va in scena quotidianamente su Facebook alla pagina «Avvochic & choc, ovvero la moda nei tribunali», dalla quale sono tratte le mise sopracitate, immortalate al Palazzo di Giustizia di Milano (qui ne riproduciamo solo qualcuna, ndr).

Un gruppo chiuso, creato nel giugno 2015 da alcuni avvocati napoletani: cominciarono con un mocassino a piede nudo sorpreso al Tribunale di Aversa, sono diventati una corazzata da oltre 33 mila 400 iscritti a ieri, alimentata ogni giorno da scatti provenienti da tutta Italia, con premi alla «foto della settimana» assegnati a suon di like e offerti da sponsor, che si accinge, per il secondo anno, a dar spazio ai video di legali canterini nella settimana di Sanremo.

Una comunità goliardica, regolata però da ferree norme avvocatesche. Niente facce, niente indizi per riconoscere il soggetto (pena l´esclusione), niente foto posate e selfie: il modello dev´essere ignaro e rigorosamente all´interno o diretto a un qualsiasi ufficio giudiziario o affine, inclusi corsi di formazione e bar. Nei commenti si possono massacrare i vestiti, non le persone (vietati ad esempio riferimenti al peso), gli apprezzamenti non devono sconfinare nella volgarità («Belle gambe» vale, «Bona» no).

Perché, ça va sans dire, gli esempi di «chic» conclamato o dibattuto sono surclassati in numero, asfaltati dalle foto «choc». Abbinamenti improbabili, scollature e sgambature al limite della legalità; incidenti come un sedere che sbuca sopra i jeans, o sotto se strappati, patte aperte, pezzature epiche che trapassano la giacca. Spopolano calze a rete e di pizzo, trasparenze malandrine, stiletti assassini con plateaux da cubista, borsette stroboscopiche, tute leopardate, a fiori, a quadrettoni, a fantasie violente, anche in pendant. Gli uomini scontano la loro dose di stroncature per completi troppo arditi o troppo da gangster, per i bermuda e le infradito, anche indossate con la cravatta. Le calzature ambosessi sono il soggetto preferito, dallo zoccolo ospedaliero alle scarpe con le dita da sub spiaggiato.

Dalla massa emergono attimi di umorismo involontario (il tizio che si presenta in aula con la maglietta «Wanted», «ricercato»), situazioni incomprensibili (un uomo avvolto in un sacco dell´immondizia) e qualcuno sfiora il subilime, come la signora che frequenta la Cassazione indossando versioni multicolor dello stesso tailleur pantalone con baschina, o l´altra che vaga per il Tribunale di Napoli avvolta in raso perlaceo (didascalia geniale: «Questi fantasmi»), e sopra tutte la temeraria di Aversa, in fuseaux seconda pelle con un muso di tigre stampato sul posteriore. Umano, a volte troppo. D´altra parte dell´avvocato non conta lo stile ma il cervello, la preparazione, la professionalità, la cattiveria anche. Per tutto il resto, fortunatamente c´è su la toga.