Di Redazione su Domenica, 13 Maggio 2018
Categoria: Avvocatura, Ordini e Professioni

Avvocati Stabiliti in 3 mesi e "Ordinari" in 3 anni: "Così dei colleghi fanno affari sulla nostra pelle, nel silenzio dei Coa"

La lettera, accorata, che Mara ci ha inviato è una di quelle che fanno pensare, e poi indignare.
Lei è un giovanissimo avvocato, che ha prestato giuramento nel 2016 dopo il superamento dell´esame di abilitazione professionale. Un esame, come noto, difficile ed impegnativo, che segue il periodo della pratica che, come tutti sanno, costituisce una formidabile scuola ma anche uno dei periodi in cui quasi ogni risorsa di mente e di cuore è concentrata sulla comprensione dell´essere e del fare l´avvocato. Più dell´essere che del fare.

Per Mara arriva finalmente il grande giorno, sostiene l´esame, lo supera e diventa Avvocato. Uno dei 250mila, certo, ma questo vale poco quando perché quel traguardo se lo è conquistato con determinazione e sacrificio. Comunque, quando si hanno ancora 30 anni, è naturale guardare in avanti. Guai se non fosse così.

Un giorno, però, Mara, navigando su Facebook, si accorge di una pagina, come si dice, sponsorizzata. Una pagina a pagamento. In cui si propone un affare: 6000 euro per diventare avvocati! Subito, con una scorciatoia che, per come è presentata, appare formidabile. Rispetto alle insidie di un esame rigorosissimo, quello di abilitazione forense, nel quale le chances di superamento, a giudicare dalle statistiche degli ultimi anni, non superano il 40%, il meccanismo proposto è di una semplicità disarmante. Garantisce a chi intende aderire e firmare il contratto di diventare avvocati stabiliti in soli tre mesi, e, al termine di un complesso giro tra Bucarest e Madrid, avvocati ordinari in appena tre anni. Bastano, appunto, 6000 euro. Per le spese, diciamo, amministrative. Per i costi della ditta. Una ditta, in fin dei conti, dalle credenziali solide, in quanto condotta da avvocati. Di lungo corso e che ai propri corsi fanno anche pubblicità, al punto da propagandarli Urbi et Orbi in pagine sponsorizzate.

Mara fa 3 salti sulla propria sedia e si pone delle domande. È ammissibile tutto questo? legittimo il silenzio del Consiglio Nazionale Forense e dei Coa? è possibile che ci siano dei Colleghi
che, con la complicità o quantomeno il silenzio degli istituzionali, propongano ai giovani scorciatoie rispetto all´accesso alla professione più bella del mondo che, in questo modo, rischia di essere uno scandalo a cielo aperto? Ma comunque, farsi pubblicità in questo modo acquistando pagine sponsorizzate non contrasta con le norme del codice di deontologia?

Quindi, decide di scriverci una lettera che pubblichiamo integralmente e che invitiamo quanti la condividono ad inviare ai propri Coa o direttamente al Presidente del Consiglio Nazionale forense. Con una richiesta precisa, fidanzi con una alternativa secca: abolite l´esame di Stato oppure ponete un freno a queste pratiche. Che se anche non fossero illegali, e non ne siamo certi, sarebbero comunque del tutto immorali. ed Ecco ora la lettera di Mara:

"Gentile Direttore,
taluni Avvocati ricordano con nostalgia il periodo in cui hanno frequentato il corso di preparazione all´esame di avvocato, ad esempio presso la Scuola Forense istituita dal COA di appartenenza.

Molti Avvocati dicono fosse piacevole studiare, confrontarsi con i colleghi, redigere atti e pareri. Raccontano dell´impegno, dei sogni e delle speranze di quel particolare periodo.
Tutto questo, però, sembra essere in via d´estinzione.
Ed invero, pare bastino circa 6.000 euro per diventare avvocato stabilito in soli 3 mesi (per, poi, diventare Avvocato ordinario dopo appena tre anni). È sufficiente navigare su Internet per rendersene conto.

Sempre più spesso ci si imbatte in pagine sponsorizzate che pubblicizzano questo sistema, anche su Facebook. Addirittura pare che siano proprio degli avvocati ad "aiutare" in questo percorso.
Il sistema dovrebbe essere il seguente: si diventa "Avocat" presso la struttura rumena c.d. "Bota", struttura mai riconosciuta dal Ministero della Giustizia rumeno, titolo professionale sulla cui validità il CNF si è sempre espresso in senso negativo.
Successivamente, ci si iscrive presso un Colegio de Abogados spagnolo e si diventa avvocato stabilito in Spagna.
Infine, si chiede l´iscrizione presso la Sezione Stabiliti di un COA nostrano, omettendo però di dichiarare di essere già avvocati stabiliti in Spagna e che il titolo professionale originario è invero quello di "Avocat", conseguito presso la predetta struttura "Bota".
Sono tantissimi i colleghi che seguono questa strada. Molti di loro li si conosce personalmente.
Di fatto, dunque, non esiste più un controllo per l´accesso alla professione. Controllo che, a torto o a ragione, veniva comunque garantito dall´esame di Stato (in Italia o in altro paese dell´UE). Adesso basta solamente avere del denaro a disposizione.
Legittima la domanda in ordine alla regolarità di questo sistema.
È corretto che un Avvocato pubblicizzi questo percorso? Ed ancora, è un sistema legittimo?
Sarebbe opportuno fare chiarezza, con buona pace di tutti ed anche nell´interesse dei soggetti coinvolti. Ma, sfortunatamente, ancora nessun parere, nessuna circolare del CNF, nessun provvedimento da parte dei singoli COA interessati.
In particolare, ci si chiede, appunto, come mai il CNF non abbia ancora emesso un parere o una circolare sulla questione. Ed ancora, come mai i COA che hanno iscritto, secondo queste modalità, non provvedano a revisionare le dette iscrizioni.
Nella speranza che finalmente arrivino delle risposte".