Di Rosalba Sblendorio su Sabato, 29 Febbraio 2020
Categoria: Deontologia forense: diritti e doveri degli avvocati

Avvocati: quando la gestione del denaro dei clienti integra illecito disciplinare?

Gestione del denaro altrui e deontologia professionale

L'avvocato, nell'esercizio delle sua professione, potrebbe ritrovarsi a gestire il denaro per conto del suo assistito o per conto di terzi. In tali casi, l'avvocato:

Ove ciò accada, il comportamento del professionista «si pone in assoluto ed irrimediabile contrasto non solo con la deontologia professionale ma anche con i più elementari canoni etici» (CNF, n. 128/2015), quali i doveri di correttezza, diligenza, probità e dignità [1].

La gestione del denaro altrui nella prassi

Si ritiene che:

Note

[1] Art. 30 Codice deontologico forense:

«L'avvocato deve gestire con diligenza il denaro ricevuto dalla parte assistita o da terzi nell'adempimento dell'incarico professionale ovvero quello ricevuto nell'interesse della parte assistita e deve renderne conto sollecitamente. 2. L'avvocato non deve trattenere oltre il tempo strettamente necessario le somme ricevute per conto della parte assistita, senza il consenso di quest'ultima. 3. L'avvocato, nell'esercizio della propria attività professionale, deve rifiutare di ricevere o gestire fondi che non siano riferibili ad un cliente. 4. L'avvocato, in caso di deposito fiduciario, deve contestualmente ottenere istruzioni scritte ed attenervisi. 5. La violazione del dovere di cui al comma 1 comporta l'applicazione della sanzione disciplinare della censura. La violazione dei doveri di cui ai commi 2 e 4 comporta l'applicazione della sanzione disciplinare della sospensione dall'esercizio dell'attività professionale da sei mesi a un anno. La violazione del dovere di cui al comma 3 comporta l'applicazione della sanzione disciplinare della sospensione dall'esercizio dell'attività professionale da uno a tre anni».  

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