"Le parole del Procuratore di Milano, per come riportate dagli organi di stampa, non rendono merito alla risposta immediata e sincera delle migliaia di magistrati italiani che, anche negli uffici più gravati del meridione, amministrano la giustizia in condizioni assai critiche. In momenti gravi come quello che stiamo vivendo bisogna fare ricorso ai valori che ci uniscono". Non si è fatta attendere la replica dell'Associazione Nazionale magistrati alle parole pronunciate dal procuratore della Repubblica di Milano Francesco Greco sul modus procedendi romano che "non appartiene ai magistrati del Nord".
Secondo l'Associazione nazionale magistrati non può esistere, nè essere ipotizzata, una distinzione 'territoriale' tra magistrati 'buoni e 'cattivi': "L'onda di sdegno per i gravissimi fatti riportati in queste settimane dalla stampa - ha fatto notare l'Anm - ha travolto tutti gli uffici giudiziari italiani, dal nord al sud, provocando immediate reazioni tra i magistrati che, riuniti in assemblee spontanee e gremite, hanno dato voce alla loro incredulità ed al loro sconcerto".
L'atto di accusa del procuratore di Milano era stato immediatamente percepito come di particolare virulenza. Tutto il sistema magistratura, aveva affermato il procuratore con tono grave, è stato posto a rischio implosione da "logiche romane" che non appartengono ai magistrati del Nord e che "ci ha lasciato sconcertati e umiliati". Il procuratore della Repubblica aveva pronunciato queste parole nel corso della commemorazione del procuratore di Bergamo Walter Mapelli, scomparso dopo una lunga malattia. Il "mondo che vive nei corridoi degli alberghi e nelle retrovie della burocrazia romana e che non ci appartiene e non appartiene ai magistrati del Nord, ci ha lasciato sconcertati e umiliati nelle sue logiche di funzionamento", aveva detto.