Se dovesse spiegare a suo figlio il significato di questa data che parole userebbe?
«Lo inviterei a leggere le lettere scritte dai "condannati a morte della Resistenza", alcuni dei quali giovanissimi. Sono le migliori testimonianze dei drammi e degli ideali intensamente vissuti da coloro che hanno sacrificato la vita per valori che oggi rischiarne di non apprezzare, perché diamo per scontati».
È la risposta del premier Giuseppe Conte a Stefano Cappellini, de La Repubblica, che lo ha intervistato sul significato del 25 aprile, anche alla luce delle divisioni che si registrano tra le fornazioni politiche, comprese quelle al governo del paese.
Il giudizio di Conte, però, è netto: «È il giorno in cui abbiamo riconquistato la nostra indipendenza, che ha avviato la rinascita della nazione e nel quale possiamo tutti rinvenire le radici del nostro patto costituzionale».
Alcuni tifosi della Lazio in trasferta a Milano - gli chiede il cronista - hanno srotolato uno striscione inneggiante a Mussolini e intonato cori fascisti. Come si combattono questi fenomeni? E lui: «Sono episodi inqualificabili che vanno contrastati applicando le leggi che già ci sono e rafforzando, quando necessario, i presidi di legalità e l'efficienza dell'apparato sanzionatorio. Ma questi fenomeni si combattono ancora più efficacemente diffondendo, soprattutto nelle scuole, la cultura del dialogo e del rispetto della persona».
"Come sarà il 25 aprile di Giuseppe Conte?" gli è infine chiesto. «Per me non è il giorno in cui è prevalsa una ideologia rispetto a un'altra, una fazione politica rispetto a un'altra. È il giorno in cui il popolo italiano ha espresso una tenace volontà di riscatto e di rigenerazione morale dopo i tragici anni della dittatura e della guerra. È la data da cui origina l'affermazione dei valori della libertà, della dignità, della democrazia, della pace».