Di Redazione su Giovedì, 16 Novembre 2017
Categoria: Avvocatura, Ordini e Professioni

18-30 solo andata (ma forse torno). Storia di un Avvocato e di un Cliente che scappa

Il viaggio, in tutti i sensi, comincia con la maggiore età e la fine del liceo. Tipicamente, lo so.
 
Il fatto è che questo viaggio è il mio, quindi proverò in poche righe, a farvi fare un giro.
 
Dicevo, finita la scuola ed iniziati gli anni 2000 lascio la calda Sicilia e, come ormai 1/5 di tutti gli italiani (secondo me), mi trasferisco al nord per studiare all´università.


 
Da ragazzo fortunato quale sono, i miei non mi fanno mancare nulla: casa, macchina ed il mio super amico, il mio Labrador .
 
Ora, date le premesse, capite bene che potrei raccontarvi un miliardo di storie ed aneddoti fatti di problemi con il reparto cucina, viaggi, amori, paure, disastri, quella volta che.. e quell´altra che invece... e non finirei più.
 
Ciò che voglio raccontarvi è di come noi trentenni di oggi negli anni di università siamo cresciuti provando a immaginare e a capire come sarebbe stato questo mondo del lavoro, questo essere adulti con la A maiuscola che si sa, è legato più a un´indipendenza economica che a un´età delineata.
 
Io, per esempio, ho studiato per fare l´avvocato.
 


 
Andando all´università, parlando con i professori, guardandomi attorno, ho sempre visto un mondo fatto di grandi opportunità.
 
Per dirla con due parole, davanti a me ogni giorno veniva delineandosi sempre più il disegno di una torta e più chiaro diventava, più fame mi veniva.
 
Quindi: Laurea, due anni di pratica, superamento di uno degli esami più difficili del nostro simpatico Paese, avvocato a 28 anni.
 


 
"Tutto bene" voi direte...che poi è quello che dicevo anche io e che pensavano i miei genitori...
 
Bene, anzi, benissimo!!
 
Sono entrato in un mondo che definire paradossale sarebbe, comunque, troppo realistico rispetto alla situazione che ho visto e che vivo.
 
Io, sempre in quanto fortunato come sopra detto, ho uno studio alle spalle che non mi dà il problema di pensare a come o da dove iniziare; tolto questo, però, vivo nella condizione in cui vivono molti professionisti (architetti, ingegneri, e tutti coloro che devono fare un periodo di pratica [leggasi schiavitù, quindi gratuita]) che è umiliante e penosa e che riguarda, ovviamente, il lato economico...la pecunia, i soldi, la moneta, ovvero la R E M U N E R A Z I O N E del lavoro.
 
Siccome sono un tipo a cui piace scherzare, ve la racconto tramite una simpatica metafora.
 
Immaginatevi di avere un negozio che vi è costato fatica e sudore aprire.
 
Immaginate entrare un avventore il quale, dichiarandosi particolarmente bisognoso e interessato del vostro prodotto, vi impegna una consistente quantità di tempo nel capire l´esigenza, studiare le soluzioni migliori e più vantaggiose, proporle, rimodularle in base alla volontà del cliente, provare, riprovare, ecc. ecc.
 
Alla fine, a coronamento del tuo lavoro e della tua fatica, il cliente ottiene ciò che vuole e quindi tu vai verso la cassa con l´animo stanco ma soddisfatto della imminente R E M U N E R A Z I O N E del tuo lavoro.
 
Arrivi dietro la cassa, sfoderi il tuo sorriso da ricompensa e vedi il cliente che serenamente e con un sorriso ancora più grosso del tuo si dirige verso l´uscita.
 
A quel punto raccogli la mandibola da terra e chiami il simpatico cliente, facendo notare che stava andando via senza pagare, e lui con lo sguardo più smarrito e incredulo di un beduino a Time Square ti dice: " ma perché, si deve passare alla cassa?".
 
E´ inutile dirvi che quei soldi, ovviamente, non ve li darà prima di andarsene (se vendi la tua opera intellettuale, non la puoi chiedere indietro) e non vi chiamerà.
 
Se li vorrete, li dovrete elemosinare, e non è detto che ve li darà.
 


 
Ad ogni modo, cari lettori, la solfa sembrerebbe la stessa ma ci tengo a chiudere con un piccolo pensiero dolce:
 
Se ti ritrovi in questa situazione e la soffri come la soffro io, vuol dire che hai passato una grande infanzia.


Fonte: itrentenni.it