Com'è ben noto, da parte della Commissione Europea in passato vi è stata una forte propensione verso l'utilizzo di prodotti tessili sostenibili per favorire l'ambiente. L'iniziativa volta ad elaborare una revisione della normativa tessile, tale da incidere sui pilastri della rivoluzione verde, ha inciso nettamente sulla economia circolare, eco-design, riciclo e responsabilità del produttore. L'obiettivo è quello di regolarizzare e disciplinare la transizione del settore verso un'economia climaticamente neutra, considerando che il settore tessile, in particolare, è il quarto per maggior impatto in relazione all'utilizzo di materie prime e acqua. Al centro di questi temi si trova il cd. fashion eco-design, il quale consiste nella creazione di un prodotto di moda concepito per produrre il minor impatto possibile sull'ambiente.
In un'ottica di sensibilizzazione e cambiamento è essenziale, inoltre, che il produttore agisca nel rispetto della tracciabilità e della trasparenza, al fine di rendere chiare al consumatore le politiche aziendali e le scelte etiche.
Fondamentale, in questa ottica, è l'utilizzo di materiali con caratteristiche di sostenibilità, qualità, durabilità e omogeneità, nonché di risorse rinnovabili che determinano un progressivo risparmio energetico. L'eco-designer e il produttore assumono una responsabilità nei confronti dei consumatori, i quali a loro volta contribuiscono a rendere sostenibile la vita futura e a migliorare l'ambiente. In questo modo, oltre a porre attenzione ai materiali ed al metodo di lavorazione, il consumatore può scegliere dove e come acquistare il bene, per esempio in boutique e non online, diminuendo l'impatto inquinante dei trasporti. Al fine di operare un controllo delle fasi di produzione è stato progettato l'LCA (Life Cycle Assesment), che permette all'impresa di verificare il consumo di acqua, l'utilizzo di coloranti e sostanze chimiche, l'emissione di CO2.
Per quanto riguarda il packaging, ossia la fase di confezionamento, esso deve essere ridotto al minimo, realizzato con materiale riciclabile o comunque di scarto, in modo tale da essere riutilizzato o smaltito nel modo meno impattante possibile. Per quanto riguarda il processo di vendita, il minor impatto si raggiunge certamente commercializzando il prodotto a pochi km dal luogo di produzione, in modo da garantire minori immissioni possibili di CO2. Per incrementare l'efficienza energetica e ridurre l'impatto ambientale negativo dei propri prodotti durante tutto il loro ciclo di vita, il procedimento inizia con il reperimento della materia prima, passa dalla sua lavorazione e confezionamento e arriva alla distribuzione: tutti questi passaggi, se coerenti con il modello dell'ecodesign, conducono ad un prodotto con un ciclo di vita potenzialmente infinito.
Nell'ambito della rivoluzione verde, l'UE ha introdotto anche il cd. green deal program, il quale, utilizzando il modello dell'economia circolare e l'ecodesign, permetterà all'Unione di divenire carbon free entro il 2050. I requisiti minimi imposti nella produzione dell'abbigliamento, nonché i robusti standard tecnici cui le aziende sono tenute, costituiscono uno step essenziale per iniziare la trasformazione del settore tessile verso la circolarità. La commissione europea sta, così, sta ampliando il progetto di sostenibilità, iniziato con il settore dell'energia elettrica.
I requisiti obbligatori dell'ecodesign e gli standard tecnici garantiranno una maggior vita dei prodotti tessili, renderanno i prodotti riutilizzabili, riparabili, riciclabili e limiteranno le microplastiche rilasciate dai tessili; imporranno la creazione di un cd. passaporto del prodotto per assicurare la tracciabilità e la trasparenza.
Come sappiamo, a livello italiano Dlgs n. 68/2020 relativo alle disposizioni in merito all'utilizzo di cuoio, pelle e pelliccia impone l'obbligo d'etichettatura della composizione dei prodotti che richiamano i termini cuoio, pelle e pellicce sanzionando l'omissione di informazioni al consumatore. Tale normativa costituisce non solo uno strumento di contrasto alla concorrenza sleale e alla contraffazione, ma anche una risorsa fondamentale per determinare con chiarezza la qualità e la sostenibilità dei materiali utilizzati. Il settore tessile è disciplinato, a livello europeo, dal regolamento n. 1007/2011che stabilisce norme specifiche su fibre tessili, etichettatura prodotti (la cd. certificazione Ecolabel UE), menzioni, contrassegni e determinazione della composizione fibrosa dei prodotti. In particolare, l'etichettatura è lo strumento che conferisce maggior trasparenza alle scelte produttive aziendali e permette gli scambi commerciali UE.
L'autorità di vigilanza del mercato e il ministero dello sviluppo effettuano controlli sui prodotti tessili immessi sul mercato, in relazione alla conformità della composizione fibrosa e alla sicurezza dei prodotti. Qualora i risultati non siano corrispondenti alle disposizioni, chiara è la normativa relativa alle sanzioni: nel settore tessile le disposizioni si trovano nella legge n. 883/1973(Disciplina delle denominazioni e dell'etichettatura dei prodotti tessili) e nel dlgs n.194/1999; mentre la disciplina generale si trova all'interno del codice penale e del codice del consumo. In Italia, il dlgs 116/2020 ha imposto la raccolta differenziata dei rifiuti tessili, a partire dal 1° gennaio 2022, con l'intento di raggiungere il medesimo obbligo entro il 2025, in tutti i paesi europei. Il dlgs dà attuazione al cd. pacchetto economia circolare, prevedendo una scomparsa dell'assimilazione dei rifiuti speciali ai urbani, la riforma della EPR, nonché nuove previsioni in materia di raccolta differenziata.
Oggi molti brand sono attenti al tema ambientale tanto da rendere i loro capi riciclabili, utilizzando appunto solo ingredienti di origine naturale, favorendo il cosiddetto eco design; le disposizioni relative alla direttiva eco-design e strategia europea in materia di prodotti tessili sostenibili dimostrano la necessità di un'importante rivoluzione legislativa nel settore tessile che permetta di ridurre l'impatto ambientale.