Di Giuseppe Caravita su Mercoledì, 31 Gennaio 2018
Categoria: Giuseppe Caravita: uno di duecentocinquantamila

Ti hanno pagato? No? E tu cosa ci sei andato a fare? "Sono un avvocato, nonostante tutto"

Un dialogo immaginario ma non troppo, con tutti i personaggi del teatrino giudiziario: dai giudici che prendono uno stipendio a fine mese e e che se sbagliano è il loro libero convincimento, agli avvocati che si sentono dire un grazie di cuore da clienti che regolarmente non li pagano e che devono continuare ad assistere perché nonostante tutto sono, e non soltanto fanno, gli avvocati. Ai familiari degli avvocati, costretti, soprattutto in questi periodi, a pagarne lo scotto, e si potrebbe continuare.
Un grande Giuseppe Caravita di Toritto riesce in una lettera che conclude con rispettosa osservanza a un di lorsignori imprecisato, a superarsi e a mostrare il volto attuale della ingiustizia italiana.
Ecco la lettera che invitiamo i nostri lettori a condividere:
"Facciamo che io ero il carabiniere e ti arrestavo, tu eri il ladro e ti mettevo le manette. Maria invece faceva il giudice e batteva il martello sul tavolo e diceva "in galera", e quello sfigato di Giuseppe faceva l´avvocato, che usciva di casa di corsa, arrivava in carcere per l´udienza di convalida, guardava le carte e nulla opponendo alla convalida chiedeva gli arresti domiciliari. Totonno e Assunta erano il padre e la madre del ladro, incazzati con l´avvocato, e lo pigliavano a male parole.

Concetta invece era la moglie dell´avvocato, che diceva: " E ti hanno pagato? No? E tu cosa ci sei andato a fare?" E allora Giuseppe sentiva una vampata dentro, che saliva dai piedi fino al cervello, e però riusciva a restare calmo, e addirittura a sorridere, e rispondeva: Lo sai come succede, una volta ti pagano, una volta no.

La nostra è una professione particolare.
E Ciccillo faceva il figlio e diceva che sabato c´era una festa di compleanno e ci volevano 15 euro per il regalo, e Giuseppe glieli dava, senza fiatare, anche se avrebbe voluto suggerire la frase :" Festeggiato, per ora auguri".
Andiamo a lavorare. I processi durano per colpa degli avvocati. Causa che pende causa che rende, lo sappiamo tutti.

Facciamo che io ero il giudice, e prendevo lo stipendio ogni mese, e se scrivevo una fesseria era il mio libero convincimento, e che tu eri l´avvocato, e se facevi una fesseria erano, come si dice ai piani alti dei quartieri altolocati, cazzi tua.
Con rispettosa osservanza"
Giuseppe Caravita di Toritto
Avvocato, nonostante tutto