Di Daniela Nazzaro su Sabato, 03 Febbraio 2018
Categoria: Liberi e professionisti

Luciano e Vaglio candidati al Senato: devono dimettersi? Rispondono Associazioni Forensi e Consiglieri, dì la tua

Questo sabato la rubrica "La parola agli Avvocati" intende offrire la parola a tutti quei Colleghi che sono intervenuti nel dibattito in merito alla candidatura alle politiche nazionali di alcuni vertici delle Istituzioni Forensi, in particolare quella del Presidente dell´Ordine degli Avvocati di Roma Avv. Mauro Vaglio e del Presidente della Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense Avv. Nunzio Luciano.
Dobbiamo fare alcune premesse. Un Avvocato ha il diritto di candidarsi alle politiche nazionali, quindi il dibattito è circoscritto ai casi in cui un Avvocato che sia stato eletto dai Colleghi per portare avanti un programma nell´interesse della categoria si candidi, in costanza di mandato, per portare avanti il programma di un partito, senza rassegnare preventivamente e/o contestualmente le proprie dimissioni dalla carica che ricopre all´interno dell´ Istituzione Forense, con possibile rischio di strumentalizzarla.
Altra premessa è relativa alla scelta del partito in cui un rappresentante degli Avvocati decida di candidarsi, nel cui merito non entreremo in questo dibattito. Ultima premessa riguarda la differente posizione di un Presidente Coa territoriale che decida di candidarsi, rispetto alla candidatura del Presidente di una Cassa di Previdenza e Assistenza Nazionale, avendo quest´ultima delle peculiarità importanti, non solo per il rilievo nazionale della carica, ma anche per il numero di iscritti (250.000), per il patrimonio gestito (11 miliardi di euro) e per l´oggetto statutario: i diritti assistenziali e previdenziali costituzionalmente protetti.

Il distinguo è ancora più doveroso ove si intenda approfondire il dibattito attraverso lo studio delle differenti fonti legislative, regolamentari e disciplinari di riferimento. Difatti, mentre per entrambe le posizioni si può fare riferimento al codice deontologico (ipotizziamo siano conferenti l´ art. 19 "doveri di lealtà e correttezza verso i Colleghi e le Istituzioni forensi" e l´ art. 69 co. 1 " doveri di diligenza , indipendenza e imparzialità dell´ Avvocato chiamato a far parte delle Istituzioni forensi" - sul punto i Consigli di Disciplina ben potrebbero valutare l´eventuale apertura del procedimento disciplinare), per la sola posizione del Presidente di CF dobbiamo valutare l´applicabilità, o meno, anche del dlgs 509/94, della LP 247/2012 e dei Codici adottati dall´ente; in particolare:
A. Codice Etico e di Condotta:
- art. 9 Integrità morale: "i destinatari del Codice non devono utilizzare l´Ufficio per perseguire fini o per conseguire benefici personali, né avvalersi della posizione ricoperta nell´Ufficio per ottenere utilità o benefici nei rapporti esterni, anche di natura privata";
- art. 25 Divieto di svolgimento di attività politica nell´orario di lavoro: "Ai destinatari del Codice non è consentito svolgere attività politica durante l´orario di lavoro, e in ogni caso utilizzare a tale scopo beni e attrezzature della Cassa" (potendo ritenersi un bene anche il prestigio del nome "Cassa Forense");
B. Mod. Organizzativo ex dlgs 231/01:
- art. 4.2 "imparzialità, integrità morale, conflitto di interessi, principi di condotta nei rapporti con utenti, entità politiche e sindacali, P.A. e altre Autorità";
- art. 4.3 "autonomia e indipendenza nell´espletamento del proprio mandato, anche nei rapporti con i terzi; evitare situazioni di conflitto d´interesse o di incompatibilità di funzioni; esplicitare sempre il ruolo ricoperto all´interno dell´Ente e chiarire che le dichiarazioni pubblicate sono personali e non rappresentano in alcun modo la posizione di Cassa Forense."
Ma vediamo quali sono state le ulteriori posizioni espresse dai Colleghi in questi ultimi concitatissimi giorni, ad integrazione di quelle già pubblicate con il nostro articolo del 28.01.2018.
In primis, ricordiamo che già il 22.01.2018 l´ Avv. Fabio Mantovani rassegnava le dimissioni irrevocabili dalla carica di Presidente e Consigliere COA Vicenza "ritenendo opportuno non coinvolgere l´ Ordine" nella scelta di partecipare alle prossime amministrative quale candidato Sindaco di Vicenza.

Il 29.01.2018 venivano ufficializzate le candidature al Senato della Repubblica sia del Presidente COA Roma, con una mail inviata agli iscritti, che del Presidente di Cassa Forense su "Il Giornale".

In pari data il Segretario Nazionale di Azione Forense, Avv. Luigi Maria Vitali, chiedeva pubblicamente "le dimissioni di chiunque rivesta un ruolo nelle Istituzioni Forensi e si candidi alle elezioni", osservando che "l´avvocato chiamato a far parte delle Istituzioni forensi, deve adempiere l´incarico con diligenza, indipendenza e imparzialità" (Codice Deontologico art. 69 co. 1); seguiva la richiesta al COA Roma a mezzo pec della sezione romana di AF, diretta dall´ Avv. Armando Placidi, per "valutare autonomamente ed in coscienza l´opportunità di rassegnare le proprie dimissioni dalla carica di rappresentanza di tutti gli avvocati di Roma al fine di poter concorrere liberamente alla propria campagna elettorale senza coinvolgere e dividere ulteriormente l´avvocatura romana. Si ritengono opportune le suddette dimissioni anche al fine di evitare che la carica stessa venga strumentalizzata e che, nell´ eventualità di esito elettorale per lui positivo ciò comporti la inevitabile sussistenza di chiari conflitti di interessi, laddove per contro, gli esiti negativi della competizione elettorale impedirebbero poi di continuare a ricoprire, in maniera credibile, una carica forense che richiede, proprio per la rappresentatività di tutti gli avvocati romani (a prescindere dal colore politico), una visione sì parziale delle questioni generali, ma dalla parte degli avvocati tutti e non solo di quelli schierati in un certo partito politico. Tali dimissioni poi ci appaiono ancor più dovute ove si consideri che l´attuale assetto di Consiglieri in carica potrebbe essere messo in discussione da un oramai prossimo pronunciamento del CNF sul ricorso elettorale depositato" (dall ´Avv. Condello, rinvio al 19.04.2018 - ndr).

Il 30.01.2018 anche il Movimento Indipendente per l´ Avvocatura "MIA", guidato dall´ Avv. Ciro Sasso, comunicava che "Appresa la notizia della candidatura alle prossime elezioni nazionali da parte del Presidente di Cassa Forense Avv. Nunzio Luciano nonché del presidente del COA di Roma Avv. Mauro Vaglio, ritiene opportuno che i colleghi sopra menzionati si dimettano dall´incarico ricoperto nell´ambito delle Istituzioni Forensi."
Il 31.01.2018 l´ Avv. Livia Rossi, Consigliere Coa Roma, comunicava di aver presentato, unitamente ai Consiglieri Avv.ti Antonio Conte, Massimiliano Cesali, Roberto Nicodemi, Isabella Stoppani, Cristiana Arditi Di Castelvetere, Cristina Fasciotti e Giorgia Celletti, formale richiesta di dimissioni del Presidente Mauro Vaglio, dichiarando che "Tutti hanno il diritto di candidarsi. Anche un Presidente dell´Ordine. Ma un´intera categoria professionale non può e non deve rischiare, attraverso la candidatura del suo massimo rappresentante, di essere connotata politicamente."

Sempre il 31.01.2018 il Delegato di Cassa Forense per il Distretto di Napoli Avv. Eugenio Pappa Monteforte chiedeva ai Colleghi "la Vostra opinione sulla opportunità o meno della candidatura alle prossime elezioni politiche del Presidente del nostro Ente di Previdenza. A chi vorrà rispondermi (che ringrazio sin d´ora) rivolgo l´invito a non esprimere valutazioni politiche, ma legate alla opportunità della candidatura di un rappresentante di un Ente la cui autonomia va preservata. Grazie per la disponibilità e mi impegno a farmi portavoce di una sintesi delle Vostre opinioni al prossimo Comitato dei Delegati". Attendiamo sviluppi che saremo ben lieti di ricevere e pubblicare.
Il 01.02.2018 anche l´associazione Nuova Avvocatura Democratica ribadiva "la propria contrarietà ad ogni commistione tra ruoli di rappresentanza forense e legittime aspirazioni politiche di ogni avvocato italiano. Pertanto auspichiamo una riflessione che possa separare le sorti delle istituzioni forensi da quelle dei colleghi che le rappresentano, augurandoci al contempo che si pongano serie e severe barriere, anche di natura normativa, volte ad impedire tali commistioni, dannose sia per le istituzioni che per gli stessi avvocati candidati. Continuiamo a ritenere che le istituzioni forensi debbano potersi liberamente interfacciare con la politica, garantendo imparzialità, equidistanza e lontananza dei rappresentanti degli avvocati da ogni possibile etichetta di parte. In tale ottica Nuova Avvocatura Democratica continuerà a spendersi perché la commistione di ruoli e cariche, politiche o interne alle istituzioni forensi, venga progressivamente impedita. Ciò al fine di mettere sempre gli interessi e le prerogative degli avvocati italiani al primo posto dell´agire politico di ciascuno".

L´ Avv. Filippo Pucino aggiunge una peculiare riflessione: "Il Presidente di Cassa Nazionale Forense ha due enormi ragioni per rassegnare le proprie dimissioni per "giusta causa" .
L´ Ineleggibilità: è dovuta alla particolare carica del Presidente di un Ente previdenziale, che può porlo in una posizione di vantaggio rispetto ad altri candidati (un po´ come il classico caso di dirigenti di imprese che hanno rapporti con lo stato). Nel caso non si dimettesse, in presenza di una causa di ineleggibilità se fosse comunque eletto, la sua elezione verrebbe dichiarata nulla dall´organo competente. Le cause di ineleggibilità mirano a garantire la parità di chances tra i candidati.
Inoltre, se eletto, ci sarebbero le incompatibilità che sono volte ad assicurare che l´ esercizio delle funzioni elettive non sia minacciato da conflitti di interessi". E conclude per le dimissioni.
Anche l´ Avv. Rossana Bovoletti del Movimento Forense Brescia scrive: "Da anni vado predicando la necessità di una severa disciplina delle incompatibilità tra cariche istituzionali forensi e cariche politiche/pubbliche/in partecipate pubbliche. Perché non ci devono essere, ad esempio, i seguenti dubbi:
1. Che le istituzioni forensi siano usate come trampolino di lancio per altre carriere
2. Che chi sta servendo una carica istituzionale forense non vi dedichi il 100% delle proprie energie (e non dimentichiamo che alcuni uffici oggi sono profumatamente compensati con il denaro degli iscritti)
3. Che vi siano possibili conflitti di interessi
4. Che l´Avvocatura sia politicizzata e ridotta in correnti, come vediamo accade nella magistratura
Io sarei per ferrea incompatibilità, durante ed anche per un triennio dopo la cessazione dell´incarico. Almeno per gli uffici apicali."
Molto critico anche l´ Avv. Luigi Romano del Direttivo AFEC: " Oramai è noto, il nostro presidente dell´Ordine degli Avvocati di Roma si candiderà alle prossime elezioni. Come lo so? Grazie non solo ad indiscrezioni ma ad una mail inviata a tutti gli iscritti con cui lo stesso presidente Mauro Vaglio mi informava (insieme a 25.000 iscritti) del partito per cui si candidava, riservando ad ulteriori mail istituzionali l´enucleazione dei motivi di tale candidatura. Premesso che ognuno è libero di candidarsi con chi vuole. Premesso che nutro dei seri dubbi che tale "aspirazione politica" sia sorta solo oggi e che non fosse già presente quando, poche decine di giorni fa, aveva deciso di ricandidarsi come Presidente del più grande consiglio dell´Ordine degli Avvocati di Roma. Tutto ciò premesso permettetemi di condividere la mia amarezza per gli strumenti con cui la sua candidatura è stata comunicata e per il contenuto stesso della comunicazione, non solo perché priva di alcun auspicabile, se non doveroso, passo indietro rispetto alla carica ricoperta. La degna rappresentanza degli Avvocati, che tanto manca e tanto serve in questo momento storico, è inconciliabile con l´appartenenza ad un partito politico, figurarsi con una carica istituzionale (Senatore). Avrei apprezzato una diversa comunicazione, come quella del Presidente del Consiglio dell´Ordine di Vicenza, che con onestà e senso del dovere ha inviato ai Consiglieri dell´Ordine (e non a tutti i suoi iscritti) le sue dimissioni, senza utilizzare la comunicazione per indicare il partito prescelto, senza arrogarsi il diritto di utilizzare la mailing list degli iscritti per comunicare successivamente le ragioni di tale sua candidatura. Quo tempora, quo mores."
Tale condotta del Presidente COA Roma ha indotto il Cons. Avv. Alessandro Graziani a dimettersi dalla carica di consigliere aggiunto della Commissione consiliare di Informatica Giuridica, al fine di dissociarsi dall´utilizzo, da parte del Presidente e "per finalità elettorali non forensi", di quegli indirizzi e.mails indicati dai Colleghi alla competente struttura consiliare. Gravissimo.
CONTRARI ALLE DIMISSIONI? FINORA NESSUNO!
Nel silenzio delle associazioni maggiormente rappresentative ho provato a rinvenire tracce di opinioni contrarie alle dimissioni da parte dei due candidati al Senato, ma non le ho trovate. Sono disponibile a riceverle, per iscritto, e pubblicarle.
Infine , proprio ieri il Consigliere COA Roma Avv. Massimiliano Cesali, Presidente Nazionale Movimento Forense, ha dato la notizia che il Presidente COA Roma avrebbe dichiarato di non volersi dimettere neppure se eletto Senatore:
"I Consiglieri Massimiliano Cesali, Roberto Nicodemi, Antonio Conte, Livia Rossi, Isabella Stoppani, Cristiana Ardidi di Castelvere, Giogia Celletti e Cristina Fasciotti, preso atto della comunicazione arrivata via email con la quale il Presidente ufficializza la propria candidatura al Senato della Repubblica, osservano quanto segue.
Ogni cittadino è libero di concorrere alla vita pubblica del Paese, diritto ovviamente riconosciuto anche ad ogni singolo Avvocato. Tuttavia, la candidatura del Presidente di un Ordine professionale, da una parte rischia di connotare politicamente l´intera categoria degli iscritti , dall´altra ingenera il sospetto che la carica ricoperta venga strumentalmente utilizzata per fini autoreferenziali. Per evidenti quanto imprescindibili esigenze di opportunità, dunque, i Consiglieri in epigrafe ritengono che si impongano - a prescindere da quello che sarà l´esito del voto - le immediate dimissioni del Presidente, al quale rivolge esplicita istanza in tal senso, onde evitare che l´Ordine degli Avvocati di Roma assuma suo malgrado una connotazione di natura politica a discapito di quella istituzionale, che gli è propria. Rivolgono altresì formale istanza affinché vengano annullati i previsti incontri con i rappresentanti dei partiti politici, in particolare quelli del 15 e 20 febbraio (con rilascio di crediti deontologici...), che all´esito della "scesa in campo" del Presidente Vaglio prestano il fianco a critiche legate al sospetto di una strumentalizzazione della carica, e dell´Istituzione stessa, per finalità legate ad un "ritorno" di carattere elettorale e personale".

La vergogna dovrebbe proibire a ognuno di noi di fare ciò che le leggi non proibiscono (Seneca).
Avvocato Daniela Nazzaro
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