Di Piero Gurrieri su Lunedì, 11 Aprile 2022
Categoria: Diario di questi anni di Pietro Gurrieri

Sua Santità guida la guerra di Putin

Kirill è il patriarca ortodosso di Mosca e di tutta la Russia. Vladimir sappiamo chi è.

Putin è un politico, agisce per il potere e non lo nasconde. Quell'altro no, si fa chiamare "Sua Santità" e "Sua Beatitudine" e porta in capo l'immagine di Cristo, di cui dice di essere, per quella Chiesa, il rappresentante in terra, mentre ciò che dice fa di lui l'esatto contrario, un assertore del male assoluto.

 Potrà anche mettersi in capo corone d'oro, usare abiti medievali, farsi crescere di un altro metro la barba, ma è un uomo legato al potere e ai privilegi. Responsabile del genocidio che il suo compare sta compiendo, agli occhi degli uomini e soprattutto agli occhi di Dio. In più, pure blasfemo: "Possa il Signore - le sue parole più recenti - aiutare tutti noi in questo periodo difficile per unirci tutti alla madrepatria e attorno alle autorità, allora ci sarà la capacità di respingere i nemici". Come se Dio potesse benedire la guerra.

Mentre Papa Francesco, prostrandosi di fronte al Crocifisso, umilmente richiama i popoli alla pace, questo criminale copre, in nome di Dio, le responsabilità del suo autentico padrone, Vladimir Putin. Un altro "Got mit uns" - "Dio è con noi" in cirillico. Pronunciato non da un altro Hitler, ma dal capo di una Chiesa.

 Bene hanno fatto molti preti ortodossi a dire basta, usando parole forti. Mi auguro che anche Papa Francesco interrompa qualsiasi rapporto con questa persona. Un giorno di tanti anni fa, alla Valle dei Templi, Giovanni Paolo II scomunicò i mafiosi. "Una volta" - li minacciò alzando la destra al cielo - "verrà il giudizio di Dio". Di fronte alla strage di un popolo inerme, io penso sarebbe giusto fare lo stesso.