Penso a Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica.
Quando fu eletto per la prima volta, in molti dubitarono della sua tempra. Un intellettuale, dissero alcuni, un professore. Comandano i terroni, titolò da lì a poco un giornalucolo, riferendosi alle origini siciliane del capo dello Stato. Continueremo a fare i nostri comodi, pensarono in molti. Invece, quella tempra orgogliosa, combattiva, risoluta, lui, il presidente, se l'era conquistata sul campo.
Da quando, tenendo tra le mani il corpo insanguinato di Piersanti aveva sperimentato sulla propria pelle come la Repubblica chiama talvolta i suoi servitori all'estremo sacrificio. Da quando, da quel momento buio e per tanti anni, pur essendo il fratello di un martire, non lo aveva mai fatto valere, combattendo battaglie quasi sempre di minoranza per onorarne la memoria.
Eletto quasi per caso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, giorno dopo giorno, è diventato, ben oltre il ruolo formale di arbitro, il punto di riferimento degli italiani. Equilibrato, flemmatico, lontanissimo dagli eccessi verbali di alcuni suoi predecessori, è stato un impareggiabile timoniere, e quando ai tempi del coronavirus si è fatta strada la tempesta, Sergio è rimasto lì, sul ponte della nave, dando il meglio di sé.
Ed io, permettetemi, non potrò mai dimenticare questa foto, del 2 giugno 2020. "Sono fiero del mio Paese" disse e proseguì: "L'Italia in questa emergenza ha mostrato il suo volto migliore".
Usciremo da questo "incubo globale soltanto insieme", disse rivolgendosi ai partiti così litigiosi, se imparerete che "c'è qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite: qualcosa che non è disponibile per nessuna maggioranza e per nessuna opposizione: l'unità morale, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l'uno dell'altro. Una generazione con l'altra. Un territorio con l'altro. Un ambiente sociale con l'altro. Tutti parte di una stessa storia. Di uno stesso popolo". Ricordando, subito dopo, la generosità degli italiani, soprattutto di quelli, medici, infermieri, operatori sanitari in prima fila, che hanno amato il proprio paese fino all'estremo sacrificio. Questa, concluse, è la nostra festa della Repubblica. Questo il nostro 2 Giugno. Sono trascorsi degli anni, ma queste sue parole non le dimenticheremo mai.