Tra la guerra che ha stancato e la tensione nel governo di cui non frega nulla a chi deve pagare bollette, ecco il fatto di cronaca che moltiplica i like. Scuola e città tal dei tali, titoli a nove colonne, dai grandi giornali alla testata di Roccacannuccia. Storia d'amore e di letto tra preside - donna - matura e studente di anni 18. Con tanto di nomi e cognomi, stato civile della donna - pure sposata e con figli - nomi dei familiari, ed ogni altro particolare tal che, da Bolzano a Lampedusa, non ci siano dubbi sull'identità dell'una - che più importa - e dell'altro. In fine agli articoli una conclusiva noticina: la preside nega il fatto, affermato invece dal giovinetto, chè se anche fosse falso, sarebbe una bella medaglia da appendersi non so dove.
Il che basta per metterci la giusta immagine, tipo film quali "l'insegnante va in collegio" o - più in tema - "la ripetente fa l'occhietto al preside" (chissà perchè nei film il preside è sempre maschio).
Sul capo della donna preside, si scatena la curiosità morbosa dell'italia bigotta e pruriginosa: accuse, qualcuno parla di radiazione. Famiglie nel caos. Figli che non riescono a uscire di casa. Grande sofferenza dell'interessata, sbattuta in prima pagina dai "giornaloni". Il fatto che lei abbia negato e che - a prescindere - trattandosi di due maggiorenni, non si capirebbe lo scandalo, non interessa ad alcuni.
Ora, io sono un giornalista, direttore di un Giornale di diritto, Reti di Giustizia. Un piccolo giornale rispetto ai grandi quotidiani che si sono buttati sulla cosa. Poi, sono anche un avvocato. Che sa, come tutti i miei Colleghi, quale sia l'importanza della privacy, del rispetto delle persone, e l'importanza deontologica ed etica di questi principi e di quell'altro che impone ai giornalisti - e ai direttori - una verifica prima di sbattere il mostro in prima pagina. So che parlare di questo è talmente vintage da farmi rischiare di passare per stupido, non fa nulla. Io non ci sto, "not in my name". Solidarietà piena alla Preside e ai Suoi cari, che citi in giudizio per danni tutti gli organi di stampa che ne hanno indebitamente diffuso le generalità. Con un invito infine agli organi di disciplina giornalistica a non lasciar correre, chè di questa stampa preferiremmo fare a meno.