Le azioni del Presidente, nel nostro sistema democratico, possono essere oggetto di critica, anche severa, ma che non può sfociare nella contumelia pura. La severità della pena prevista per chi offende l´onore o il prestigio del Capo dello Stato (reclusione da uno a cinque anni) la dice lunga su quanto importante venga ritenuta la salvaguardia di questa altissima Funzione, tant´è che la norma è passata più volte indenne dal vaglio della Corte Costituzionale, non rilevando alcuna violazione del principio di eguaglianza sancito dall´art. 3 della Carta. Si tratta di una tutela del tutto singolare, non estesa (né estensibile) alle altre cariche dello Stato, come ad esempio ai Presidenti delle due Camere o al Presidente del Consiglio. Per costoro valgono le "comuni" tutele.
La norma che puniva con identica severa pena l´offesa al Capo del Governo venne abolita nel 1944. E così chi ha chiamato "Ceausescu" o "Don Rodrigo" il premier è stato giudicato come chi offende un comune cittadino. Allo stesso modo sono stati giudicati quanti hanno usato epiteti poco simpatici contro la seconda e terza carica dello Stato: si va da "oca" (Cass. 2144/99) a "scimmietta" (Cass.(2144/99).Ma torniamo alle offese "quirinalizie": la giurisprudenza è stata particolarmente rigida nel valutare la valenza offensiva delle critiche rivolte verso chi rappresenta la Nazione al punto da ritenere vilipendio l´attributo di "antipatico" (corte di app. Cagliari 16.06.03 confermata da Cass. 2625/04). Ma anche la definizione di "bigotto" non si sottrae al giudizio di condanna. L´appellativo – che era riferito a Scalfaro – deriva dal vecchio francesismo bigot, epiteto dispregiativo dato ai Normanni, probabilmente per l´intercalare che usavano e cioè Per Dio! E sempre a Scalfaro venne affibbiata la qualifica di "codino", aggettivo usato come sinonimo di persona retrograda e reazionaria. E anche in questo caso cadde la mannaia dei giudici della Suprema Corte (9880/96). Per la curiosità del lettore, il termine si fa derivare dalla moda francese del Settecento di portare i capelli a coda all´indietro, tipica di un certo mondo ritenuto retrogrado. In quella circostanza Oscar Luigi Scalfaro venne anche apostrofato come "fariseo", dal tardo-latino pharisaeus, ripreso dal greco e a sua volta importato dall´aramaico col significato di . Il riferimento era a una corrente religiosa dell´Ebraismo sorta nel I°secolo a.C. contraria ad ogni influsso straniero sulla legge, applicata con rigorosa osservanza. Gesù stesso la condannò per il suo eccessivo formalismo. Oggigiorno assume il significato di , che guarda più alle apparenze che alla sostanza. Per non farsi poi mancare nulla, l´ex Capo dello Stato - morto nel 2012 - venne anche definito "sepolcro imbiancato". E qui il riferimento è al brano del Vangelo (Matteo XXIII, 27) nel quale Gesù indirizza la frase a Scribi e Farisei, tacciandoli di ipocrisia e paragonandoli a quei sepolcri che dall´esterno sembrano puliti, mentre dentro sono colmi di ossa e di immondizia.
Qualche anno fa il tribunale di Roma ha condannato Francesco Storace, leader de "La Destra" per essersi rivolto all´allora Presidente della Repubblica Napolitano apostrofandolo come "indegno"; la decisione tuttavia è stata annullata in grado di appello, ritenendola come una critica accettabile, anche se rivolta al Capo dello Stato. Quest´ultimo episodio induce a riflettere come il cambiamento dei costumi (e del linguaggio) non sia indifferente circa l´interpretazione delle legge: una società che ha "sdoganato" sempre di più il linguaggio triviale difficilmente assisterà ad una condanna per diffamazione in caso di critiche molto aspre anche nei confronti di chi rappresenta le Istituzioni, tuttavia non potrà mai arrivarsi al punto di ritenere lecita qualsiasi offesa che a ben vedere non ha come destinatario il singolo individuo, ma la carica che ricopre. E il presidente della repubblica rappresenta l´Unità Nazionale, promulga le leggi, indice i referendum, accredita i diplomatici, ratifica i trattati internazionali, è comandante in capo delle Forze Armate, presiede il C.S.M., concede la grazia, conferisce le onorificenze della repubblica e...dichiara lo stato di guerra (Dio ce ne scansi e liberi!). E scusate se è poco...