Roberta, classe '79, appena 43 anni. Le è toccata in sorte un'impresa impossibile, fare il presidente del Parlamento europeo, saper raccogliere al meglio l'eredità di un grande come David Sassoli.
Roberta Metsola, avvocato specializzata in diritto e politica europea, anni passati tra le carte dell'ufficio cooperazione legale e giudiziaria di Malta all'interno della Rappresentanza permanente presso l'Unione europea, non si è però persa d'animo nè quando, il 12 novembre 2020, venne eletta prima vicepresidente vicaria del Parlamento europeo, sostituendo un'altra donna, l'irlandese Mairead McGuinness, dimessasi dopo la nomina a commissario europeo. Nè, quando, l'11 gennaio 2022, fu addirittura chiamata, sia pure ad interim, a subentrare al grande David Sassoli come Presidente del Parlamento europeo ad interim dopo la morte di quest'ultimo; e quando, il 18 gennaio, giorno del suo quarantatreesimo compleanno, venne eletta Presidente del Parlamento europeo con 458 voti, la più giovane presidente della storia dell'Europarlamento.
All'atto dell'invasione russa dell'Ucraina, di fronte ad una schiera quasi interamente declinata al maschile di Capi di stato e di Governo, questa giovane donna ha mostrato i muscoli, pronunciando in seduta plenaria parole forti, inflessibili e rigorose. Prima, dicendo ai parlamentari riuniti che l'Ucraina stava resistendo non per sè stessa, ma per tutta l'Europa, e che quindi gli europei avevano il dovere di non lasciar solo quel popolo. Poi, con ancora più forza: «Dobbiamo essere chiari: ciò che Putin e Lukashenko stanno facendo in Ucraina è criminale. È un crimine di guerra. Il processo a l'Aia sarebbe la vittoria definitiva per il popolo ucraino, per lo stato di diritto e per il nostro stile di vita basato su regole».
Se oggi mi chiedessero chi potrebbe rappresentare l'Europa in un ipotetico tavolo con Putin, non direi nè Olaf Sholtz, nè Emanuel Macron, nè Boris Johnson né tantomeno Mario Draghi. Direi, e non avrei alcun dubbio, lei, Roberta Metsola.