Di Rosario Antonio Rizzo su Sabato, 28 Marzo 2020
Categoria: Di Libri di altro

Ricordando Alberto Arbasino e il “Gruppo ‘63”

Lo scorso 22 marzo è deceduto, dopo lunga malattia, Alberto Arbasino, romanziere saggista, critico letterario, musicale, cinematografico, artistico, poeta e scrittore.

Una bibliografia, vasta ed interessante che, tranne le ultime due sue opere pubblicate nel 2015 e 2016, è raccolta in due volumi dei Meridiani Mondadori nel 2009 e 2010.

Ha partecipato alle più importanti riviste letterarie , "L'illustrazione italiana","Il Verri", "Quindici" e ai quotidiani di grande importanza: dal "Giorno" di Italo Pietra al "Mondo" di Mario Pannunzio al "Corriere della sera" a "la Repubblica" fin dal 1976, anno della sua pubblicazione.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella così l'ha ricordato in un messaggio inviato ai famigliari: "Alberto Arbasino ha impresso un segno nella letteratura italiana del Novecento e la sua scomparsa lascia un vuoto, insieme a un patrimonio prezioso e originale . Arbasino è stato uno scrittore di grandi qualità e creatività, un romanziere innovatore, un uomo di cultura poliedrico, tra i motori del "Gruppo 63". La sensibilità con cui ha guardato la realtà si combinava con il coraggio della sperimentazione. Ha cercato espressione anche nella poesia. E con passione civile è stato giornalista, cercando sempre nella modernità strumenti utili alla narrazione e alla comprensione dei mutamenti, sociali e di costume. L'Italia si è arricchita del suo talento, e la cultura ne farà tesoro".

Un pensiero, quello del nostro Presidente della Repubblica, che sintetizza il lavoro di una delle figure più importanti del panorama artistico dalla seconda metà del secolo scorso fino ai nostri giorni

E' stato anche parlamentare, come indipendente, nelle fila del partito Repubblicano Italiano. 

 Tra le sue opere importanti vanno ricordate "Fratelli d'Italia", pubblicata nel 1963, ma nel 1976 1993 ripubblicata in edizioni aggiornate. Si tratta di due giovani intellettuali, Antonio e L'elefante, che durante le vacanze estive "scorazzavano" nella spiagge italiane.

Alberto Arbasino era un viaggiatore instancabile e ci ha lasciato memoria tra le numerosissime pagine della sua scrittura indagando, con occhio e pensiero vigili, tra i gangli della borghesia italiana di metà Novecento.

"Le piccole vacanze", 1957; "Super-Eliogabalo", 1969); "C"erti romanzi" 1964; "La maleducazione teatrale", 1966; "In questo stato", 1978; "Un paese senza", "Parigi o cara" (1995); "Lettere da Londra" (1997).

Se vogliamo ricordare i 93 Personaggi che hanno fatto la storia culturale, imprenditoriale e artistica del nostro Novecento, consiglio il libro "Ritratti Italiani", Adelphi editore, 2014.

Nel 1998 va in Birmania per un inchiesta del quotidiano "la Repubblica". E , al ritorno da alle stampe un interessantissimo libro, "Passeggiando tra i draghi addormentati (1997).

Nel 1963 aderisce allo storico "Gruppo 63" che venne battezzato dall'editore Giangiacomo Feltrinelli nell'ottobre 1963 alla storica libreria Flaccovio di Palermo

Non so fino a che punto i giovani di oggi hanno notizia di questo agguerrito (culturalmente, s'intende) "Gruppo" che ha portato una ventata di aria fresca ed un mare di polemiche all'inizio degli Anni Sessanta. 

Ma i nomi che hanno dato vita al Gruppo sicuramente sono alla portata di giovani e meno giovani. Luciano Anceschi, il decano essendo nato nel 1911, e Alfredo Giuliani, Nanni Balestrini ed i poeti Elio Pagliarani, Edoardo Sanguineti, Angelo Guglielmi, Renato Barilli, Antonio Porta. Erano i giovani che all'epoca avevano tra i venti e i trent'anni. Tutti gravitavano attorno alla rivista "Il Verri" di Anceschi, sul finire degli Anni Cinquanta: rivista da dove nacque l'antologia "I Novissimi" nel 1961. Il Gruppo si arricchì dei più giovani come Alberto Arbasino, Umberto Eco, Giorgio Manganelli e di tanti altri desiderosi di contestare il rifugiarsi in letteratura nell' "intimismo e ideologismo" in cui era scaduto il neorealismo. Quei giovani avevano manifestato l'idea di seppellire definitivamente il romanzo ottocentesco e di proporre un loro programma ed una loro autonomia.

Gran mecenate: Giangiacomo Feltrinelli che con Valerio Riva, allora redattore capo alla casa editrice milanese, organizzarono quel primo Convegno collegandolo al Festival Nuova Musica di Palermo. Seguirono poi altri Convegni: a Reggio Emilia (1964), ancora a Palermo (1965), a La Spezia (1966) a Fano (1967). Dopo il dibattito proseguì sulla rivista "Quindici". "L'esistenza di due tendenze, all'interno del gruppo, una più de-ideologizzata,  pragmatica, unicamente interessata ai problemi linguistici e formali; l'altra più attenta ai problemi dell'ideologia marxista (anche se di un marxismo diverso da quello della tradizione idealistica italiana), attenta ai problemi del rapporto fra la letteratura e la società, scoppiò in scontro aperto negli anni caldi del 1968-69 ed ebbe come palestra principale le pagine della rivista Quindici" (1).

Ma il dibattito sulle avanguardie continuò ancora per qualche decennio, sempre sulle pagine di riviste, dove si formò il fior fiore della critica letteraria.

Nelle pagine dei "Quaderni piacentini" (1962-1984), "rivista politico-culturale di sinistra non legata a partiti, correnti o gruppi" scriveva Alfonso Berardinelli, oggi uno dei più noti critici, saggista e scrittori del panorama letterario italiano.

Ma anche la Biblioteca cantonale di Lugano, in Svizera, nel 1983 nel ventennale del Convegno di Palermo, ricordò l'esperienza del "Gruppo 63" richiamando in Ticino Arbasino, Anceschi, Guglielmi con un Convegno ed una mostra.

Ebbi la gioia e il piacere di assistere a quelle Relazioni del fior fiore della Letterataura italiana.

(1)Remo Ceserani e Lidia De Federicis, Il materiale e l'immaginario, vol.9, Loescher Editore, Torino, 1988;