Viviamo tempi molto complicati.
Si sente la mancanza di partiti politici che sappiamo formare le nuove leve che, domani, dovrebbero rappresentare le nostre Istituzioni.
Ci sentiamo orfani di politici all'altezza dei ruoli che dovrebbero rappresentare.
Ma soprattutto rimpiangiamo la mancanza di uomini di cultura e di intellettuali in grado di svolgere" con onestà ed onore" i loro compiti.
Stando ai sondaggi politici l'Italia costituzionale, che ha messo al bando la ricostruzione del partito fascista, rischia di essere governata da una post fascista.
Ed è questo, uno dei motivi, che mi hanno spinto oggi a scrivere di un intellettuale, artista e politico di altri tempi. Uno tra le decine di migliaia che ha lottato, combattuto contro la deriva della dittatura.
Raffaele, "Raffaelino" De Grada era un figlio d'arte.
Infatti il padre, anch'egli di nome Raffaele, era un notissimo pittore che si era formato alle Accademie di Dresda e di Karlsruhe in Germania all'inizio del secolo scorso. Rientrato in Italia ha saputo conquistarsi un posto nella storia dell'arte per una produzione interessante influenzata dall'impressionismo e dai macchiaioli. Stabilitosi a Milano era morto nel 1953.
Il figlio nel 1935 pubblica saggi e scritti d'arte sulle principali riviste del tempo.
È stato comandante partigiano, medaglia d'oro della Resistenza, parlamentare del Partito Comunista Italiano, consigliere del Comune di Milano, scrittore, insegnante all'Accademia delle Belle Arti di Brera.
È stato, unitamente al padre, uno degli animatori di "Corrente", movimento artistico d'avanguardia che si sviluppa a Milano tra il 1938 ed il 1943. Movimento fondato da Ernesto Treccani con l'intento di contrastare la cultura fascista e la retorica della "tradizione italica".
Il Movimento si muoveva tra due filoni: quello pittorico-scultoreo e quello letterario. Quest'ultimo legato alla pubblicazione della rivista "Vita giovanile di Corrente", che cambierà più volte nome, per sfuggire alla censura fascista, fino a prendere quello definito di "Corrente". I nomi sono quelli che hanno contraddistinto la cultura italiana dal secondo dopo guerra in poi: Birilli, Tassinari, Migneco, Sassu, Valenti, Guttuso, Morlotti, Treccani, Vedova e tanti altri, per il versante pittorico. Mentre tra i redattori della rivista troviamo. Vittorio Sereni e Giansiro Ferrata, fra tutti.
Riconosco che sto ricostruendo un mondo ed un'epoca distanti da noi anni luce, che abbiamo vissuto, certamente di riflesso, grazie a questi personaggi.Alcuni conosciuti personalmente grazie a quell'infaticabile promotore culturale, e uomo di cultura, di Adriano Soldini, con il quale si andava spesso a Milano, il sabato soprattutto. La prima visita era a Vanni Scheiwiller, morto nel 1999, raffinatissimo editore che aveva ereditato dal padre l'amore e l'arte e per l'editoria."All'insegna del pesce d'oro" era stata la casa editrice fondata nel 1925 dal padre Giovanni e che nel tempo ha pubblicato titoli di arte, poesia e saggi di indimenticabili autori. Tra questi Eugenio Montale e Ezra Pound.
Poi si andava nella galleria d'Arte Gianferrari, luogo e memoria dei pittori che avevano scritto, con le loro opere, le pagine d'arte più importanti dal Movimento "Corrente" fino gli ultimi decenni del secolo scorso.
Nel settembre del 1983 al "Broletto" di Palazzo Reale di Milano era stata allestita una Mostra, "Milano e la Resistenza dal 1943 al 1945". Una Mostra organizzata ed impaginata dalla Fondazione della "Nuova resistenza al neofascismo" che si trovava al quartiere
Giambellino e che andava raccogliendo tutte le testimonianze sul neofascismo rampante in quegli anni.
In quell'occasione conobbi Raffaelino De Grada che ci aveva consigliato di riproporre, almeno in parte, quella Mostra anche a Lugano in quanto copiosa era la documentazione che testimoniava una presenza attiva delle forze democratiche ticinesi e svizzere alla lotta al fascismo italiano. Lui stesso, in quell'occasione, ci ricordò che dopo l'8 settembre 1943 con puntualità, ma anche prima, contrabbandava un congruo numero di copie di "Libera Stampa" , quotidiano socialista ticinese, che distribuiva clandestinamente a Milano.
Nella primavera dell'anno successivo riuscimmo a portare buona parte dei documenti di quella Mostra che viene impaginata nei locali della Camera del Lavoro di Lugano, in Via Canonica. Con Raffaelino De Grada ci siamo incontrati altre volte durante le nostre visite a Milano o con Adriano Soldini o con Silvano Ballinari, direttore del giornale socialista.
Raffaelino De Grada va ricordato anche per l'impegno politico, per la cultura italiana, per ciò che ha rappresentato nel mondo dell'arte e nell'impegno civile, etico, intellettuale e morale; per l'impegno antifascista e nella lotta partigiana contro le armate nazi-fasciste, e per l'attività svolta in tutta la sua vita nelle istituzioni e nella società, contribuendo a rendere l'Italia più giusta, libera e democratica.
E non ha fatto mai mancare la sua testimonianza sulla Resistenza e l'antifascismo nelle scuole e in pubblici dibattiti.
Commentatore politico e dirigente Rai, è la prima voce di Radio Milano dopo la Liberazione il 27 aprile 1945.
Dirige il Giornale Radio del Nord Italia sino al 1949; è nominato consigliere di amministrazione della Rai e svolge per anni il ruolo di critico d'arte alla radio.
Dal '49 al '51 è a Parigi, segretario italiano del Comitato mondiale dei partigiani della Pace ed è tra i primi firmatari dell'appello di Stoccolma contro la bomba atomica.
Eletto al consiglio comunale di Milano dal '46 nelle liste del Partito comunista, lascia l'incarico nel 1959, allorché viene eletto deputato al Parlamento italiano.
Dal '65 all'86 è titolare della cattedra di Storia dell'arte all'Accademia di Brera.
Dal '71 al '76 dirige l'Accademia e la Pinacoteca comunale di Ravenna.
Dal 1989 al 2000 dirige l'Accademia di Arte e restauro "Aldo Galli" di Como.
De Grada ha collaborato con importanti testate nazionali e ha scritto per le pagine del "Corriere della Sera".
Ha scritto saggi fondamentali nella storia dell'arte moderna, tra cui Boccioni, l'Ottocento italiano, Boldini e i Macchiaioli.
Lo ricordiamo, con l'intensità ed il rispetto che ha legato alla sua figura intere generazioni di giovani, affinché rimanga esempio e punto di riferimento nelle nostre coscienze e nel nostro impegno.