Quest'anno la "Giornata della memoria", lo scorso 27 gennaio, all'Europarlamento ha avuto un'ospite eccezionale: la senatrice: Liliana Segre: "Non nascondo l'emozione profonda di entrare in questo Parlamento europeo dopo aver visto all'ingresso le bandiere colorate. Le bandiere colorate di tanti Stati affratellati in questo luogo dove si parla, si discute e ci si guarda negli occhi. Non è stato sempre così. E la giornata del 27 di gennaio è una giornata a volte ripetuta troppo, dando al 27 di gennaio un'importanza".
E' sicuramente la sua presenza nel Parlamento che rappresenta i 28 Paesi europei, oggi 27 con l'uscita della Gran Bretagna, è un fatto rilevante soprattutto in un momento in cui in Italia, ma non solo, assistiamo ad un'ondata di revisionismo storico sulla Shoah e sull'esistenza stessa dei Campi di concentramento disseminati tra la Germania nazista, la Polonia, la Cecoslovacchia e i dieci milioni di morti, di cui sei di nazionalità ebraica. Nonostante le testimonianze dei pochi sopravvissuti, vista l'età, ancora in grado di raccontare quella tragedia vissuta sulla propria pelle.
Ma questo atto dovuto, e di riconoscimento, dell'esistenza dei Campi di sterminio nazisti, nonostante documenti e filmati inoppugnabili, da qualche decennio si è fatta strada, nella più completa indifferenza, la tesi dell'inesistenza di questi campi e della volontà di Hitler di voler sterminare il popolo ebraico.
In pratica, nonostante decreti legislativi e leggi che condannano esplicitamente il revisionismo storico del nazismo, si è fatta strada una "cultura" negazionista che, superata qualche incertezza iniziale, cresce ed opera in moltissimi Paesi europei
Da qualche decennio, lo storico revisionista Ernst Nolte, non "negazionista", ma "revisionista", viene citato spesso negli ambienti negazionisti: " per alcuni suoi dubbi espressi sulla dinamica dell'Olocausto, avendo sostenuto che l'antisemitismo nazista derivasse dall'anticomunismo e fosse una violenta reazione diretta della borghesia tedesca e di Hitler alla paura suscitata dalla violenza della Rivoluzione d'ottobre, identificando i bolscevichi con gli ebrei!".
Ma dove nasce questo accanimento storico nei confronti del popolo ebraico.
"Essere un uomo è un dramma, essere ebreo un altro ancora", ci ricorda Emil Cioran, filosofo e saggista rumeno, tra i più influenti del XX secolo.
Una persecuzione che si perde nella notte dei tempi.
Dalla cacciata dell'Egitto, XIV- XIII secolo avanti Cristo, a quella del Regno dei sovrani di Spagna, Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona, con i loro editti per l'espulsione degli ebrei dai loro domini. Uno fu destinato alla Sicilia nel 1492; in particolare per quest'ultimo decisivo fu il ruolo del Tribunale dell'Inquisizione e dell'inquisitore generale Tomas de Torquemada, dell'Ordine dei domenicani. Le ragioni che portarono all'emanazione dei provvedimenti vanno rintracciate in ambito, religioso, politico ed economico.
E ancora in epoca più recente la si fa risalire al Conflitto sanguinoso Russo – Giappone (1904/05) che scaturì dalle ambizioni imperialistiche rivali dell'Impero Russo e del Giappone nella Manciuria e in Corea.
Dopo una serie di sconfitte subite dalla Russia, lo zar Nicola II, il 5 settembre 1905 riconosce con un trattato la sconfitta.
Su chi, meglio degli ebrei, potevano essere addebitate le cause della sconfitta? E lo zar lo dichiara pubblicamente: agli ebrei! Iniziano i pogrom contro i cinque milioni di Ebrei in Russia. Una caccia all'ebreo porta a porta. Con milioni di vittime innocenti: vecchi, bambini, donne, uomini.
Durante la guerra lo zar Nicola II trova il tempo di far confezionare alla polizia segreta russa "I protocolli dei savi anziani di Sion": un clamoroso falso che riportava i verbali di un "fantomatico congresso di notabili ricchi ebrei per organizzare la conquista del mondo".
In Italia furono pubblicati nel 1921, la prima volta, e poi nel 1938: l'anno delle Leggi razziali. E lo scorso anno, uno dei tantissimi analfabeti strutturali che siedono nel parlamento italiano, li cita per seminare odio contro gli ebrei nel proprio elettorato
Poi fu la volta di Stalin, 1926, e di Adolf Hitler, 1933.
La nostra rimozione della memoria, e nostra vergogna nazionale, oggi la possiamo verificare con i cori da stadio, durante le partite di calcio o sui muri delle nostre città con le scritte: "zecca ebrea", (vi ricorda qualcosa ?, "qui abitano ebrei", "crepa sporca ebrea", "ri-apriamo i campi di concentramento". La Digos indaga. In più di un'occasione gli autori sono stati dei minorenni "meravigliati", accusando di aver letto queste frasi nei social e nelle dichiarazioni di politici.
La senatrice, Liliana Segre, è nel mirino delle forze che si rifanno al motto: "… non sono razzista, ma…!", e non lasciano occasione senza attaccarla. Anche a viso aperto. E nonostante le leggi contro il razzismo.
Ebbene Liliana Segre si è rivolta ai giovani, durante la sua visita al parlamento europeo con questa frase: "Ai giovani dico: siate la farfalla gialla che vola sopra il filo spinato".
E ai politici, con la modestia dovuta, mi permetto di ricordare che anche se la scuola, da qualche decennio a questa parte, viene vissuta dai politici più come spreco di risorse finanziarie, poche, pochissime, ma non come luogo dove le nuove generazioni si formano e sperimentano per la prima volta "… il sapore vero della vita 'extra moenia' e nel quale soprattutto, fanno conoscenza con le regole del vivere associato al di sopra e al di là degli ombrelli protettivi della famiglia, il luogo nel quale la società, qualsiasi società, deposita il precipitato dei suoi valori e li trasmette alle generazioni che si affacciano al presente e si predispongono a disegnare il futuro…", come ha sostenuto, un paio di decenni fa, un vecchio uomo di scuola, Alfio Siracusano.
La scuola, così come la socialità in genere, non può essere vissuta come podere su cui mietere, ma campo su cui seminare.
Non come una spesa. Ma come un investimento.