Di Paola Mastrantonio su Mercoledì, 08 Giugno 2022
Categoria: Avvocatura, Ordini e Professioni

On line il video realizzato dall’OCF per raccontare le ragioni del sì alle prossime consultazioni referendarie.

E' on line dal 3 giugno scorso il video realizzato dall'Organismo congressuale forense per raccontare le ragioni del sì alle prossime consultazioni referendarie.

Obiettivo dell'iniziativa, secondo quanto affermato dal coordinatore dell'OCF Sergio Paparo, quello di rompere la cortina di silenzio calata sui referendum.

Queste, per grandi linee, le ragioni del sì esposte da Carlo Nordio, presidente del comitato sì per la libertà, sì per la giustizia:

1) Sull'abolizione del decreto legislativo Severino:

Il decreto Severino prevede l'incandidabilità, ineleggibilità, la sospensione e la decadenza automatica per i parlamentari, per i rappresentanti di governo, per i consiglieri regionali, per i sindaci e per gli amministratori locali in caso di condanna in primo grado.

Secondo il Presidente del Comitato sì per le libertà,il meccanismo introdotto dalla decreto Severinocollide non solo con la presunzione di non colpevolezza, perché l'incandidabilità, l'ineleggibilità e la decadenza automatica conseguono ad una sentenza non definitiva, ma anche con il principio della libertà di espressione del voto dei cittadini: il fatto che, ad esempio, un sindaco venga sospeso dalla carica in base ad una sentenza che poi viene annullata in secondo grado non offende solo la carica rivestita, ma anche la libertà politica dei cittadini che lo hanno votato.

Quanto agli effetti del sì: verrà cancellato l'automatismo previsto dalla norma restituendo ai giudici la facoltà di decidere, di volta in volta, se, in caso di condanna, occorra applicare o meno anche l'interdizione dai pubblici uffici.

2) Sull'abrogazione dell'articolo 274, comma 1, lettera c), nella parte in cui prevede la possibilità di procedere alla privazione della libertà in ragione di una possibile "reiterazione del medesimo reato":

L'abrogazione della possibilità di procedere alla privazione della libertà in ragione di una possibile "reiterazione del medesimo reato" mira a porre fine ad una pratica distorsiva che ha trasformato la carcerazione preventiva da strumento di emergenza ad una vera e propria forma anticipatoria della pena. Secondo quanto evidenziato da Nordio, la gran parte delle carcerazioni preventive vengono, infatti, annullate, con l'ulteriore conseguenza che lo Stato inoltre ogni anno è costretto a spendere milioni di euro per risarcire le ingiuste detenzioni.

Quanto agli effetti del sì: rimarrebbe in vigore la carcerazione preventiva solo per chi commette reati più gravi.

3)Sull'abrogazione del Decreto Legislativo 27 gennaio 2006, n. 25limitatamentealle parole"esclusivamente" e "relative all'esercizio delle competenze di cui all'articolo 7, comma 1, lettere a)"di cui all'art. 8, comma 1, e dell' art. 16, comma 1, limitatamente alle parole: "esclusivamente" e "relative all'esercizio delle competenze di cui all'articolo 15, comma 1, lettere a), d) ed e).

I consigli giudiziari, svolgono una attività consultiva nei confronti del C.S.M., redigendo pareri relativi alla progressione di carriera, al cambio di funzioni e ad altre evenienze della vita professionale dei magistrati. Sono composti da magistrati, avvocati e professori universitari in materie giuridiche, tuttavia i componenti non togati sono esclusi dalle discussioni e dalle votazioni che attengono alle competenze dei magistrati, tale condizione viene comunemente indicata con la locuzione "diritto di tribuna": i componenti non togati, come gli avvocati, assistono alle riunioni del consiglio, possono prendere la parola, ma non possono esprimere una valutazione sull'operato dei magistrati.

Secondo Nordio tale esclusione, sebbene sorretta da una giustificazione apparentemente logica, ossia quella di evitare che sulla valutazione della professionalità del giudice influiscano le vicende personali (può magari accadere che proprio nel giorno della votazione nel consiglio giudiziario il magistrato abbia condannato un cliente dell'avvocato che partecipa al consiglio),manifesta invece la propria incoerenza nel momento in cui si considera che anche nei confronti del Pubblico Ministero, cui è invece riconosciuto il diritto di voto nei consigli giudiziari, si potrebbero verificare le stesse situazioni di conflitto con il magistrato (si pensi alrigetto di una richiesta di rinvio a giudizio o di applicazione di una misura cautelare, ecc.)

Insomma, nel sistema attuale, i magistrati possono essere valutati da chi ha il potere di accusare i cittadini, ma non anche da chi li difende!

Quanto alle conseguenze del sì: si darà la possibilità anche ad avvocati e professori di partecipare attivamente alla valutazione dell'operato dei magistrati.

4) Sulla candidabilità al CSM dei magistrati.

Nel sistema attuale un magistrato che voglia candidarsi a far parte del CSM deve raccogliere dalle 25 alle 50 firme: occorre, dunque, essere agganciati ad una delle correnti interne della magistratura.

Il sistema correntista, ha ricordato Nordio, ha favorito una logica spartitoria nelle cariche di vertice del CSM (come del resto dimostrato dal caso Palamara). Svincolare la candidatura dei magistrati dalla raccolta di firme, significa perciò svincolare la magistratura dal correntismo.

Sulle conseguenze del sì: Viene abrogato l'obbligo, per un magistrato che voglia essere eletto, di trovare da 25 a 50 firme per presentare la candidatura.

5) Sulla separazione delle carriere dei magistrati.

Attualmente gli stessi magistrati passano più volte dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa.

Secondo il Presidente del Comitato sì per le libertà, la separazione delle carriere è consustanziale al sistema accusatorio introdotto dalla riforma Vassalli: la possibilità per ciascun magistrato di "saltare" da un posto ad un altro all'interno dell'aula di giustizia contrasta con un modello processuale caratterizzato dalla dialettica tra le due contrapposte posizioni dell'accusatore e dell'accusato in posizioni di parità.

Quanto alle conseguenze del sì: ciascun magistrato dovrà mantenere durante tutta la vita professionale il ruolo, giudicante o requirente, scelto all'inizio della carriera.

Ecco il link al video: https://www.youtube.com/watch?v=bGs_GZMscq4

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