Altro che pari opportunità. Un post splendido del Collega Giuseppe Caravita. Un post intriso di memoria e di devozione, quella filiale. Ma anche di devozione a costumi e a modi di essere che sopravvivono nel ricordo dei nostri cari, e che assumono una valenza particolare per quelli che esercitarono, come la mamma di Giuseppe, il Ministero forense. Che diedero alla toga che indossarono per anni un significato profondo, quello di essere un tutt´uno con la loro intelligenza e la loro anima.
Proponiamo a tutti i nostri lettori, quelli di qualsiasi generazione, questo scritto bellissimo.
Olivetta Cosenza, classe 1929. Una delle poche donne avvocato negli anni ´60. Calabrese, venuta a Roma durante la guerra, tormentata da un professore fiorentino che non sopportava il suo accento meridionale. Figlia di avvocato, sposata a 24 anni con un avvocato, tre figli (secondo il suo sogno) avvocati, e uno medico.
Laurea perseguita con tenacia, e conseguita dopo il terzo figlio. Orgogliosa di essere avvocato.
Furibonda sempre con chi la chiamava signora e non avvocato.
Ha votato la prima volta dopo la guerra.
Ha visto crescere la presenza femminile nell´avvocatura e nella magistratura.
E´ stata madre e libera professionista.
E oggi il suo diploma di laurea è ancora arrotolato e mai incorniciato. Perchè anche le avvocate hanno avuto, e hanno tuttora, il loro tetto di cristallo.
Perchè il suo sogno era talmente bello e puro che non lo ha mai sbandierato. Perchè quando è diventata cassazionista era felice come una bambina.
E´ sempre stata gentile e ferma.
Sulla sua tomba ha voluto che fosse scritto : Avvocato.
E mi ha insegnato un sacco di cose: Olivetta era mia madre, ed è parte del lungo percorso che le donne hanno compiuto per conquistare il loro spazio.
Avvocato Olivetta Cosenza Caravita di Toritto.
Le pari opportunità sono passate anche attraverso la sua ostinazione, la sua gentilezza, la sua fermezza.