Di Rosario Antonio Rizzo su Sabato, 11 Agosto 2018
Categoria: Di Libri di altro

Non emigrano solo i giovani. Ma anche pezzi di memoria.

Correva l'anno 1969 quando il prof. Giacomo Devoto, uno dei più grandi glottologi italiani, scriveva: "La città, la società; la Chiesa, la lingua nazionale; luoghi, figure, memorie: ecco gli spunti che riempiono la vita quotidiana del cittadino, e la qualificano". Certo era un'epoca in cui il cittadino veniva rappresentato, in tutte le istituzioni, da persone che sapessero, almeno, "leggere, scrivere e far di conto". Persone che sapevano dimostrare una "tensione civica" e capaci di farsi carico delle problematiche della società civile e, soprattutto, non raffiguravano improbabili interessi di una maggiore improbabile "gente", in nome della quale, oggi, si cerca di far passare qualsiasi messaggio di comodo.

Questa riflessione nasce dalla lettura di alcuni appelli lanciati da chi ancora crede, senza "se" e senza "ma", che la memoria vada conservata come arricchimento della storia di una Comunità, contro l'impoverimento delle storie di ognuno di noi.

Qualche decennio fa avevo letto l'appello del prof. Antonio Ria, fotografo e giovane compagno, negli ultimi tempi della sua vita, della scrittrice e notevole pittrice, Lalla Romano, a qualche anno dalla sua scomparsa. Le carte, la biblioteca, i manoscritti e la casa di Milano andavano in rovina nell'indifferenza generale.

Dopo qualche debole promessa, non si era riusciti a concretizzare il progetto. E Ria, a giusta ragione, aveva cercato di sensibilizzare la società civile affinché questi materiali non andassero perduti.

E ci è riuscito. Quindici anni dopo la morte della scrittrice, avvenuta nel 2001.

 Infatti, il 16 febbraio 2016 è stato costituito a Milano il "Centro studi Lalla Romano, "Fondazione Onlus", presso la Biblioteca Braidense in via Brera con lo scopo di «valorizzare il patrimonio letterario, artistico e culturale della scrittrice e pittrice Lalla Romano» (Statuto, art. 3)>> Un Centro studi dove: <<… si svolgono settimanalmente gli incontri con autori, scrittori, poeti, artisti, che presentano i loro libri e le loro opere in dialogo con l'opera di Lalla Romano>>. Ed è stata una fortuna in quanto i documenti sono rimasti in una struttura museale italiana. E a disposizione degli studiosi.

Nel 1975, l'allora Direttore della Biblioteca cantonale di Lugano (Canton Ticino, Svizzera), il compianto prof. Adriano Soldini, aveva preso i primi contatti con Giuseppe Prezzolini per sistemare i suoi materiali in un eventuale Archivio. Progetto che si concretizzò nel 1978 con l'acquisto, da parte del Canton Ticino, dell'intero Archivio Giuseppe Prezzolini.

<<L'archivio Prezzolini presso la Biblioteca Cantonale di Lugano (Canton Ticino, Svizzera italiana) è la raccolta documentale più importante al di fuori dell'Italia sui movimenti del primo Novecento. La sua curatrice, Diana Ruesch, è stata ospite alcuni anni fa, nel 2009, al festival di Mantova dove ha fatto conoscere al pubblico questo importante polo di diffusione della cultura italiana nel mondo.

"L'archivio prende il nome dello scrittore italiano che si era trasferito a Lugano dove morì centenario nel 1982 e che, ancora in vita, trasferì i propri documenti (corrispondenza, biblioteca personale) alla biblioteca ticinese.

L'archivio Prezzolini, aperto quattro anni prima della morte dello scrittore, nel 1978, successivamente accolse anche gli archivi di Flaiano, Ceronetti, Tomizza e di molti scrittori della Svizzera italiana. Oggi conta 63 fondi, di cui 25 completi (veri e propri fondi, quindi) e 38 parziali (ovvero raccolte). L'archivio è cresciuto grazie al passa parola e alla fiducia degli scrittori e dei loro eredi. Dopo Prezzolini, infatti, fu la vedova di Ennio Flaiano che venendo a conoscenza dell'archivio decise di trasferirvi i documenti dello scrittore>>.

L'archivio Prezzolini è arricchito anche di alcuni Fondi di Autori Italiani che hanno scritto la storia della nostra letteratura del Novecento.

Interessante, tra gli altri, il Fondo Elio Vittorini. Nel 1986 la Biblioteca cantonale di Lugano accoglieva, seppur in fotocopia, l'epistolario (oltre 500 corrispondenti per circa 7000 pezzi risalenti al periodo 1945-1965) e altri documenti dell'attività letteraria di Elio Vittorini, consegnati dal figlio insegnante di inglese nelle scuole superiori ticinesi, Demetrio Vittorini, che aveva però lasciato le carte in originale all'Università di Urbino

Di grande interesse è stata la costituzione, nel marzo del 1997, della Fondazione Aligi Sassu e <<…l'11 ottobre dello stesso anno nella città di Lugano viene inaugurata la prima sede nelle sale del Centro Civico, posteriormente spostata presso il Museo Civico Belle Arti di Villa Ciani. Il nucleo della donazione costituisce la più completa e importante testimonianza dell'attività di uno dei grandi maestri dell'arte italiana del ventesimo secolo: 217 dipinti, 130 opere grafiche e 15 sculture illustrano organicamente il percorso creativo dell'artista, dagli esordi futuristi alle prove degli anni Novanta>>.

Oggi costituisce un Fondo sempre nel prestigiosissimo Archivio Prezzolini.

Per chi fosse interessato, giovani studenti in cerca di qualche tesi di laurea, sappia che c'è la grande disponibilità di trovare personale altamente qualificato per consigli, suggerimenti e quanto altro.

Come cambiano i tempi…

Oggi l'insensibilità, la mancanza di strumenti adeguati cerca di disfarsi dei materiali della memoria. Ieri, invece, diventava un vanto potere organizzarli, schedarli, conservarli, acquistarli per la ricchezza delle future generazioni. Quelle generazioni alle quali grande attenzione prestava Giacomo Devoto se le indicava quali depositarie quando scriveva: <<I miei ragionamenti invece richiedono lettori non prevenuti, e questi non so rintracciare che nelle generazioni più giovani, forse già quindicenni, aperti alla vita, non deformati ancora dalla scuola, dalle sue polemiche, da tutti i suoi conformismi>>.

E' vero che, ad ogni piè sospinto, si tirano in ballo le difficoltà finanziarie del Paese. E non c'è ombra di dubbio che oggi il politico deve fare i conti anche con questi aspetti importanti.

Ma sono proprio questi i momenti in cui alla classe politica bisogna richiedere delle scelte, a volte anche coraggiose. 

Non vorremmo chiudere questa nota con un senso di pessimismo. Ma con l'auspicio che anche il politico trovi il tempo di lasciarsi emozionare davanti ad un reperto, ad un'opera d'arte o ascoltando un brano musicale

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