Se ci rivolgiamo al dizionario Treccani avremo una definizione dello "shopping-dipendente" Colui che "non può fare a meno di comprare, spendendo denaro; chi è affetto dal bisogno compulsivo di fare acquisti".
Se invece, vogliamo entrare nei dettagli, un po' più curati, cerchiamo in un sito specializzato, "ipsico.it", per esempio ci indica: "Il disturbo da shopping compulsivo, generalmente associato ai disturbi del controllo degli impulsi o ad altre dipendenze comportamentali è caratterizzato dal ripetersi di episodi nei quali la persona sperimenta un impulso irrefrenabile a fare acquisti che seppur riconosciuti come inutili o eccessivi non riescono ad essere evitati o tenuti sotto controllo. Il ripetersi degli episodi di acquisto compulsivo possono portare la persona a conseguenze dannose sul piano psicologico, finanziario, relazionale e lavorativo".
Ma se siamo alla ricerca un testo, puntuale, rigoroso, con una bibliografia ricchissima di indicazioni e di citazione sull'argomento, allora fa al caso nostro, questo interessantissimo libro di Maddalena Liliana Orlando, meglio nota come Eliana, "Shopping compulsivo", Editrice Independetly published, giugno 2020.
Il sottotitolo del libro, "Nuove dipendenze della modernità", ci porta a quella battaglia sulle dipendenze dell'epoca, droga compresa, che fin dagli Anni Sessanta, Pierpaolo Pasolini denunciò, purtroppo, senza successo. Se n'era occupato, qualche decennio prima anche Ivan Illich mettendo in relazione "produzione e consumi". Allora si parlava di incitamenti verso un consumismo" di massa, pensiamo agli acquisti, per l'amor del cielo, non tutto era farina del diavolo, attraverso una pubblicità non sempre fedele, fino all'assuefazione a tutto ciò che oggi ci propone "mamma TV". Incuranti dei danni che abbiamo provocato, e che continuiamo a provocare, alla Natura e alla mortificazione della sua biodiversità.
Non casualmente il libro della Orlando nel primo capitolo affronta il rapporto tra la società dei consumi e le nuove dipendenze.
"L'affermarsi della cosiddetta 'società dei consumi' è parte stessa del processo d'industrializzazione e modernizzazione che è alla base del primato economico degli Stati uniti nel XX secolo. La pratica del consumo di massa è, infatti, intimamente legata all'incremento della produzione industriale, allo sviluppo delle reti di trasporto e di comunicazione e alla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa".
A volte si è portati a credere che le dipendenze, vecchie e nuove, siano solo quelle che appartengono, pubblicamente o privatamente, agli altri e ognuno di noi sembra rimanerne, chissà per quale forma miracolistica, escluso.
Scrive la Orlando sulle nuove dipendenze, dopo aver fatto riferimento a quelle vecchie: "Però negli ultimi anni si è assistito ad un'enorme diffusione, accanto alle classiche dipendenze da alcool e droghe, di nuove forme di dipendenza in cui non è implicato l'intervento di alcuna sostanza chimica ma l'oggetto della dipendenza è in questo caso un comportamento o un'attività lecita e socialmente accettata. Tra le nuove dipendenze possiamo annoverare la dipendenza del Gioco, da Internet, dallo Shopping, dal Lavoro, dal Sesso, dal Cibo e dalle Relazioni Affettive. Per la maggior parte delle persone queste attività rappresentano parte integrante del normale svolgimento della vita quotidiana ma per alcuni individui possono assumere caratteristiche patologiche, fino a provocare gravissime conseguenze". E non c'è dubbio che, purtroppo, di alcune di queste dipendenze non risparmiano le donne. Dal gioco, soprattutto. E pensiamo che a nessuno sfuggono le file di donne che, puntualmente, stazionano davanti ai locali di "video giochi", ai quali è sempre stata interessata la malavita organizzata. Come dimostrano operazioni di pubblica sicurezza in ogni Regione d'Italia.
Mentre, per ciò che riguarda lo Shopping, scrive l'Autrice, nelle riflessioni finale: "Molti dei comportamenti presi in esame (gambling, shopping, accumulo), sono, in realtà presenti normalmente nella gamma di azioni compiute dagli uomini; sono abitudini diffuse, quotidiane e socialmente accettate, ben lontane dall'apparire come un sintomo clinico.
Dal secondo al sesto capitolo si affronta la complessità di questa nuova droga: lo shopping compulsivo.
Perché ci troviamo davanti ad un fenomeno complesso.
In primo luogo perché l'Autrice, con uno sforzo da autentica ricercatrice, non solo si avvale della letteratura sull'argomento , e non si tratta di poca cosa, ma, dal 2004, epoca in cui si è messa a lavorare su questo libro, ha scandagliato tutti i remoti siti di ricerca scientifica, si è confrontata con specialisti del settore, con altri ricercatori, con assistenti sociali e con "… la prof.ssa Helga Dittamar, docente di Psicologia Sociale ed Applicata dell'Università del Sussex che generosamente mi ha inviato materiale prezioso per la stesura di questo lavoro", come ricorda nel ringraziamento l'Autrice Orlando.
Nelle riflessioni conclusive ci sono indicazioni molto importanti per andare incontro a queste persone. "L'acquisto eccessivo non si presenta esclusivamente durante i periodi di mania e ipomania. Riguardo al trattamento diventa importante porre l'accento che anche per lo shopping compulsivo ci si deve indirizzare, come avviene per il trattamento di altri disturbi psichici, all'approccio multimediale; cioè strutturare programmi terapeutici dove i vari interventi terapeutici si utilizzano variamente combinati, associati o in successione. E' importante delineare un trattamento su 'misura' per ogni persona in base alle sue esigenze e alle sue caratteristiche e costruire con grande accuratezza un piano di intervento personalizzato che tenga conto dell'anamnesi del paziente e delle sue risorse razionali, sia personali sia familiari, per fronteggiare in maniera efficace il problema delle ricadute".