Di Giuseppe D'Alessandro su Domenica, 29 Dicembre 2019
Categoria: Curiosità dal foro

Il Lotto e altri giochi, gestiti dallo Stato che condanna chi li pratica

 Il termine 'gioco' può avere diversi significati: tra i quali, può identificare l'attività ludico-educativa tipica di molte specie del mondo animale (uomo compreso), ma anche le competizioni che hanno implicazioni economiche rilevanti (queste sì caratteristiche solo della specie umana).

Oggigiorno, il parco-giocatori di un'importante squadra di calcio di serie A ha un valore economico che rasenta il PIL di una piccola nazione! Gioco è però anche quello del lotto, del gratta e vinci, delle tre carte e ogni altra attività provvista di regole che permetta all'uomo di rischiare del denaro, fino ad ammalarsi. Sì, perché è ormai assodato che la dipendenza dal gioco d'azzardo presenta aspetti analoghi alle dipendenze da alcol o da sostanze stupefacenti. A Napoli, patria del gioco e della superstizione, è stato persino istituito un Osservatorio sulla dipendenza dal gioco d'azzardo. E in qualche regione sono già sorte strutture che tentano di curare la ludopatia.

Diceva Jim Jones: «Un uomo deve fare almeno una scommessa al giorno, altrimenti potrebbe andare in giro fortunato e non venire mai a saperlo». Per chi non lo sapesse, Jones era quel predicatore americano al quale si addebita il suicidio di massa di un migliaio di membri della congregazione da lui fondata. 

 Il fenomeno del gioco d'azzardo è diffusissimo in tutte le culture e in tutti i tempi; pare addirittura che qualcosa di simile a una lotteria sia stata escogitata per costruire la Grande Muraglia Cinese. Publilio Siro, vissuto intorno al primo secolo avanti Cristo, soleva dire che il giocatore d'azzardo quanto più è bravo nel suo mestiere, tanto più è disonesto. Anche Pietro l'Aretino lo magnificava (due cose mantengono vive le creature: il letto e il giuoco; peroché l'uno è refrigerio de le fatiche e l'altro ricreazione de i fastidi) e Oscar Wilde propugnava un suo personale stile di vita: «Si dovrebbe giocare sempre lealmente... quando si hanno le carte vincenti».

Secondo l'art. 721 del codice penale, «sono giuochi d'azzardo quelli nei quali ricorre il fine di lucro e la vincita o la perdita è interamente o quasi interamente aleatoria». Per come si vede, quel che conta non è la posta in gioco, ma semplicemente il fatto che la vincita non dipende (o dipende minimamente) dall'abilità del giocatore. La definizione si attaglia perfettamente al gioco del lotto, che però è gestito dallo Stato, che però condanna chi lo pratica (art. 720 c.p.: «Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, o in circoli privati di qualunque specie, è colto mentre prende parte al giuoco d'azzardo, è punito con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda fino a euro 516»). Non staremo qua a discutere di questa inconciliabile contraddizione, anche se – a ben vedere – il meccanismo che regola il gioco d'azzardo gestito dallo Stato appare già per se stesso una truffa, anche in assenza eventuali artifizi e raggiri. 

 Qualche rapido calcolo ne darà la dimostrazione. Un terno viene pagato dallo Stato 4.250 volte, mentre il calcolo probabilistico ci dice che esso ha una probabilità di 'uscire' ogni 11.748 estrazioni! Siamo messi peggio con la cinquina: lo Stato paga un milione di volte la posta, mentre la probabilità di azzeccarla è di una ogni 43.949.268. Ancora oggi, qualcuno parla di 'numeri ritardatari', ma fino a quando non si dimostrerà che ci sono dei numeri dotati di memoria (che si ricordano cioè di essere già stati estratti), la potremo definire una pura baggianata; in ogni estrazione la probabilità che un numero venga estratto è sempre la medesima: una su diciotto. Tale cifra si ottiene dividendo il totale dei numeri, 90, per il numero di quanti se ne debbono estrarre, 5.

Se non bastasse, la storia del lotto ci insegna che il ritardo nell'estrazione di un numero può durare anche quattro anni (come è accaduto col 34 sulla ruota di Cagliari)! Stupidaggine allo stato puro è poi il pensare che l'estrazione di un numero sia legata a un particolare avvenimento, oppure a un sogno. Hai sognato un topo? uscirà l'11. È successa una disgrazia? gioca il 17, e così via sciocchezzando.

L'Oscar della minchioneria va comunque a chi paga qualcuno per avere i numeri vincenti: se veramente questo qualcuno fosse in grado di conoscere in anticipo i numeri, non ci sarebbe motivo per 'vendere' la notizia agli altri. Per fortuna che la saggezza popolare ci mette in guardia dai rischi che si possono correre se si abusa del gioco d'azzardo: «chi conta sul gioco del lotto non mangia né crudo né cotto; chi del lotto s'innamora presto o tardi va in malora; chi dal lotto spera soccorso mette il pelo come un orso». E c'è da credere! Scommettiamo?

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