Di Rosario Antonio Rizzo su Sabato, 07 Marzo 2020
Categoria: Di Libri di altro

La "Giornata della Donna" Lilli Gruber ”Basta!"

Se ci soffermiamo, solo per un attimo, sull'evoluzione del genere umano, rileviamo subito che l'uomo, almeno da quattro milioni di anni, ha combattuto contro tutto ciò che si frapponeva tra la realtà contestuale ed il suo progetto di affermazione:

a)ha distrutto puntualmente tutti gli ostacoli che si è trovato davanti;

b)ha combattuto ed ucciso tutti gli animali che minacciavano la sua esistenza;

c)ha addomesticato quelli che gli erano necessari per la sua sopravvivenza;

d)ha assegnato, fin dall'alba del suo cammino, ruoli rigidi alla donna: schiava, compagna, sposa, madre, angelo della casa…! Non ruoli paritari, comunque, ma di sottomissione. Non ruoli ideali, forse idealizzati,ma sicuramente di semplice profitto. E di violenze.

E ripercorrere la storia, che ha caratterizzato l'itinerario dell'umanità, non potremmo non constatare come sia stato sempre ed esclusivamente l'uomo a tracciare, e a scrivere, a suo uso e consumo, le pagine di questo percorso.

Sicuramente non solo l'uomo come soggetto individuale, ma accanto ad altre istituzioni che hanno giocato ruoli non indifferenti: la Chiesa ed il Potere, assoluto o costituzionale, che con le sue leggi ha sempre relegato in ruoli subalterni la donna. Ieri come oggi.

Come se le epoche, dal giurassico in poi, non avessero cambiato metodi e modi di rapportarci con le donne..

Fino all'epoca moderna, fino all'epoca contemporanea.

Credo che siano alcuni dei motivi per cui le Donne sono stanche di essere all'attenzione pubblica il giorno dell'Otto Marzo, mentre ancora oggi, il primo ventennio del terzo Millennio, subiscono ogni sorta di prevaricazione maschilista, di soprusi economici nel campo del lavoro. E sufficientemente documentato che, per lo stesso ed identico lavoro, esistono ancora delle differenze salariali notevoli che vanno dal 25 al 30%. Quindi nessuna parità salariale. A favore del "maschio"! Per non parlare delle violenze, soprattutto, ma anche, nell'ambito famigliare, che vanno dai pestaggi quotidiani fino al femminicidio. 

Ma cosa c'è alle origini dell'8 marzo! L'incendio alla fabbrica di camicette, la "Triangle Shirtwaist Company nel cuore di Manhattan a New York, proprio nello spazio dove sorgevano le "Due torri gemelle" distrutte l'11 settembre del 2001, il 25 marzo del 1911, causò la morte di 146 operaie tra i 15 e i 23 anni. La maggior parte erano giovani emigrate italiane ed ebree: Lucia Maltese, Nicolina Nicolosi, Antonina Colletti, solo per ricordarne alcune.

Era una giornata massacrante di Lavoro. Mancavano pochi minuti al termine del lavoro, quando scoppia un incendio e provoca il panico. Terrificante, perché le operaie sapevano che il padrone era uso chiudere dall'esterno la porta del camerone dove si lavorava, per timore che le operaie potessero uscire sul terrazzo e concedersi qualche minuto di pausa.

Decine di donne si accalcarono sulla scala antincendio, una scala di metallo leggerissima che si spezzò non lasciando via di scampo. Dopo fu appurato che i pompieri, anziché salvare le operaie, salivano sul tetto dell'edificio per salvare i padroni della fabbrica e gli impiegati.

Questa tragedia ha segnato un momento importantissimo nella battaglia per l'emancipazione delle donne lavoratrici.

Quindi, ironia del destino, l'idea di dedicare un giorno dell'anno alla Donna prende origine dall'ennesima tragedia, che ancora una volta, le vede protagoniste e vittime.

Stiamo attenti all'uso delle parole, in questa giornata. Per cambiare radicalmente la nostra situazione privilegiata, di noi uomini, di noi maschi, ci vuole molto, e diverso, dei soliti piagnistei. Ma atti di coraggio. Concreti. Di vicinanza e di condivisione. Senza tentazioni ataviche di primegeniture. 

E per essere all'altezza dei nostri compiti.

E ci pensa, a ricordarcelo Lilli Gruber con questo agevolissimo libro, "Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone", I Solferini, ottobre 2019. Titolo e sottotitolo sono di lampante chiarezza. Non hanno bisogno di essere spiegati. Ma letti. E capiti.

"Il tempo dei proverbi è finito ed è arrivato il tempo del cambiamento. Che è nelle mani delle donne. Non per una questione di femminismo, ma per una questione di civiltà. Quella che rischiamo di giocarci, insieme alla democrazia, alla pace sociale e all'abitabilità del pianeta Terra, a meno di una decisiva inversione di rotta".

Qualcosa si muove, anche se piccola, piccolissima rispetto al contenzioso di genere. E se qualcuno ha voglia di documentarsi, suggerisco un altro bellissimo libro, della Fondazione Nilde Iotti, "Le leggi delle donne che hanno cambiato l'Italia", Ediesse Edizioni, Roma 2019, una documentazione di atti parlamentari a testimonianza del lavoro straordinario delle Donne presenti nelle varie legislature parlamentari del nostro Paese.

E, per concludere, due brevi pensieri di due Uomini che hanno avuto fiducia nel futuro del nostro Prossimo.

Nel primo cinquantennio del secolo scorso, Adriano Olivetti, aveva posto una grandissima fiducia nel futuro del nostro Paese e aveva posto le basi, nel suo "mondo che nasce",in queste quattro forze dello spirito: "Non si può parlare di civiltà se uno solo di quegli elementi, Verità, Giustizia, Bellezza e Amore, è assente".

E gli faceva eco, verso la fine del secolo scorso, un altro straordinario personaggio, Tiziano Terzani: "L'unico modo di resistere è ostinarsi a pensare con la propria testa e soprattutto a sentire col proprio cuore".

Un semplice augurio che tutti assieme ci si possa avviare verso percorsi virtuosi. Di cuore.