Di Piero Gurrieri su Venerdì, 28 Giugno 2019
Categoria: Legge e Diritto

"Li dobbiamo schiacciare questi stronzi". Unibandita, qui le intercettazioni della Digos

"Li dobbiamo schiacciare questi stronzi". Gli "stronzi" sono i candidati non destinati a vincere, quelli che, per l'appunto, avrebbero dovuto essere schiacciati da un sistema baronale, perfettamente rodato ed oleato, che aveva al suo vertice niente di meno che il Rettore dell'Università di Catania, affiancato dal suo predecessore. Ciò, almeno, secondo quanto contestato ai due, e ad altri 38 docenti, dal procuratore capo della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro, che ha chiesto ed ottenuto dal Gip la sospensione immediata, per ragioni cautelari, dall'esercizio delle funzioni pubbliche.

Spuntano Intanto le prime intercettazioni, targate Polizia di Stato, e sono impressionanti. Una violenza inaudita. Concepita e posta in essere non da professori di primo pelo, ma da docenti ordinari conosciutissimi in Italia e all'estero, riconosciuti ed insigniti da premi al merito, autori di molte pubblicazioni. Uno di questi, il professor Giuseppe Barone, storico di fama, già responsabile del Dipartimento di studi politici e sociali dell'Università di Catania, ha negato ogni addebito, scrivendo dalla sua bacheca Facebook di essere all'estero e di essere del tutto estraneo alla vicenda, che chiarirà, aggiunto, nelle sedi opportune, confidando nella magistratura. 

Come sempre, occorre equilibrio, anche di fronte ad accuse che, se dimostrate, sarebbero gravissime. Ma, appunto, le accuse dovranno essere dimostrate in giudizio e fino a quel momento bisogna evitare di cedere alla tentazione di gogne mediatiche e di anticipazioni di condanne che, oltre a contrastare con la presunzione di non colpevolezza che è uno dei capisaldi della nostra Costituzione, non farebbero che ledere ancora di più di quanto, in ipotesi, non sia già avvenuto, un sistema istruzione che, nonostante tutto, rimane uno dei pilastri su cui si fonda il paese.

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L'operazione "Università bandita" ha svelato l'esistenza di un'associazione a delinquere, con a capo il rettore dell'Università di Catania Francesco Basile, in accordo con l'ex rettore Giacomo Pignataro. Lo scopo era alterare il normale svolgimento dei bandi di concorso:

"Il sistema delinquenziale – come ha precisato la Procura di Catania – non è ristretto all'Università etnea ma si estende ad altri Atenei italiani, i cui docenti, nel momento in cui sono stati selezionati per fare parte delle commissioni esaminatrici, si sono sempre preoccupati di 'non interferire' sulla scelta del futuro vincitore compiuta preventivamente favorendo il candidato interno che risultava prevalere anche nei casi in cui non fosse meritevole".