A fine maggio, in seguito ad accertamenti della Procura ed alla relazione dei tecnici dell' Inail (proprietaria dell'immobile di Via Nazariantz, in cui hanno sede Procura e Tribunale Penale di Bari), il Comune di Bari decide di sospendere l'agibilità e dopo una settimana la revoca per pericolo di crollo e ordina lo sgombero entro 90 giorni. Tuttavia lo sgombero avviene subito, perché pare che si iniziassero a sentire crepitii e lievi spostamenti dell'edificio, per cui la disposizione dell'ordinanza, di spostare i fascicoli dai piani superiori al piano interrato, non poteva più essere una misura idonea a "limitare le sollecitazioni sugli elementi portanti del palazzo orizzontali e verticali, riducendo il rischio". Pertanto, non essendovi altri edifici liberi e di quelle dimensioni, gli Avvocati, i Giudici, i fascicoli, i processi, gli imputati, le vittime, finiscono nelle tende! Tra ratti e allagamenti la Giustizia viene celebrata nelle tende!
Il Sindaco Decaro incontra il Ministro Bonafede in occasione della Festa della Repubblica e chiede urgentemente la dichiarazione dello stato di emergenza, ma la richiesta viene respinta, almeno per il momento .. Sono stata impegnata in Croce Rossa Italiana per alcuni anni, attivata in emergenze sia sul campo che negli uffici centrali dell' Ispettorato Nazionale. Un' emergenza è un'emergenza, non è differibile, il momento dell'emergenza è uno solo, ora! E non si può gestire un'emergenza senza una legislazione d'urgenza che consenta l'adozione di provvedimenti rapidi e immediati, saltando procedure, carte, funzioni, autorità e talvolta anche passaggi "democratici". In emergenza vige la dittatura, scatta la struttura piramidale, viene nominato un unico uomo, dotato di ampi poteri, che possa stare sul posto e dedicarsi esclusivamente all' emergenza, avvalendosi direttamente di strutture ed esperti (civili e militari) addestrati a gestirla. Un pericolo di crollo di un palazzo di quelle dimensioni non si deve mai sottovalutare.. non si deve rischiare la strage !
Anche i Giudici , i Pubblici Ministeri, i Cancellieri e gli Avvocati (il Presidente COA Bari Stefanì) chiedono lo stato di emergenza, ma il Ministro, dopo la visita alle tendopoli "roventi", risponde con il D.L. n. 73 del 22.06.2018 che sospende le udienze fino al 30 settembre! Per molti giuristi questo provvedimento è assurdo e abnorme, getta sconforto tra le parti processuali "in attesa di giudizio" e lascia gli Avvocati senzatetto e senza lavoro! I penalisti, quindi, alzano il tiro, si astengono dalle udienze per tre giorni e all'assemblea nazionale del 26 giugno, convocata dall'Unione delle Camere, partecipano più di 300 Avvocati, anche civilisti, anche di altri Fori, per chiedere lo stato di emergenza e un immobile per la ripresa dei processi. Il Ministro non gradisce l'astensione e mantiene la sua posizione: gli Avvocati non devono lavorare per 3 mesi.. tanto per il Ministero gli Avvocati non mangiano.. si sa !
Ora, chi è il colpevole di questo "pasticciaccio brutto" di Via Nazariantz? Perché i costruttori di quell'edificio non sono stati condannati? Perché non è stato ascoltato anni fa l'allarme lanciato dai Colleghi di Bari, come quello di Nicola Zanni denunciato anche in questa rubrica a settembre? Perché non si è provveduto per tempo ad individuare un'altra sede? Quanta responsabilità c'è nel grave ritardo per la relazione tecnica, per l'ordinanza di sgombero e per la decretazione di emergenza? E perché non utilizzare in questa fase gli istituti scolastici vuoti, invece delle tende e della sospensione? E quanto tempo occorrerà ancora per mettere in sicurezza o demolire un edificio pericolante che potrebbe causare una strage da un momento all'altro !? Questi sono i fatti del pasticciaccio brutto di Via Nazariantz e come nel romanzo di Gadda il colpevole non si troverà.
Ecco il racconto dei Colleghi di Bari.
- Raffaele Magarelli (Vice Presidente di Futuro Forense):
"Tanto tuonò che piovve. La giornata odierna come metafora della questione Palagiustizia. Il problema era noto a tutti, il sequestro con facoltà d'uso che il Procuratore Generale si era autoinviato era l'esempio lapalissiano. Qualche grillo parlante che promuoveva dal 2013 convegni sul tema era deriso e (secondo i potenti) messo a tacere. Personalità politiche che reggevano enti locali - allora competenti in materia- assenti. Invece tutto è deflagrato quando forse e ripeto forse qualcuno tra noi avvocati aveva compreso che l'edilizia giudiziaria è materia che ci tocca da vicino. Quindi le tende, la rabbia dei lavoratori, dei giudici e degli avvocati. La passerella della politica e il ministro 'ghe pensi mi'. Noi siamo disposti a tutto, a fare udienza con 30 gradi o con gli anfibi. Con i fascicoli o senza e ti può anche capitare che il giudicante non abbia trovato, tra le carte del tuo procedimento, la procura ad litem correttamente depositata e che accetti la tua presenza solo dopo lunghe ricerche, facendoti fare una sauna ulteriore. Ma oggi piove ... fuori e dentro il Palatenda"
- Milena Losacco (Presidente Avvocati Ora):
"A Bari non c'è stata una calamità naturale, eppure la Giustizia è stata amministrata nelle tende. Per la precisione, tre tensostrutture della Protezione civile per celebrare le udienze di rinvio dei processi penali ordinari, dopo la dichiarazione di inagibilità del palazzo di via Nazariantz.. Gli avvocati penalisti baresi, in via Nazariantz non ci sono mai voluti andare. Sin dal 2001 era chiaro che quella che era stata prospettata come soluzione provvisoria sarebbe diventata definitiva. Dopo l'esilio forzato , venne fuori anche la beffa delle deficienze strutturali dell'edificio. Avvocati Ora si è sempre battuta al fine di dare a Bari una sede dignitosa, dove gli operatori potessero lavorare e dove gli avvocati potessero esercitare la loro nobile professione. A Bari, via Nazariantz è solo la punta dell'iceberg: in Piazza De Nicola non è mai stata fatta la manutenzione straordinaria, sin dalla sua costruzione (anni 60) e il Tribunale per i Minorenni e Giudice di Pace sono allocati in condomini. Innumerevoli gli eventi e le manifestazioni di AO per sensibilizzare sul tema, tuttavia spesso ci dicevano che era un problema della politica e non dell'avvocatura. A marzo scorso abbiamo organizzato un evento proprio sulle condizioni del palazzo di Via Nazariantz, ormai al collasso. A fine maggio 2018, abbiamo effettuato una raccolta firme (ne abbiamo raccolte circa 600 in appena due giorni) per chiedere l'erogazione dei fondi messi a disposizione dalla legge n. 123/17 (decreto del sud o mezzogiorno) il cui articolo 11quater prevede espressamente lo stanziamento di fondi per la progettazione, manutenzione e messa in sicurezza dei palazzi di giustizia. Dette firme sono state messe a disposizione del prefetto, in occasione dell'incontro tenutosi con il rappresentante dello stato sul territorio barese, a cui abbiamo presenziato in uno alla delegazione barese, facendoci portavoce di detta istanza. Ora, purtroppo, i buoi sono scappati: non vi è più un sito ove esercitare la giurisdizione penale. Diciamo no a soluzioni inutili, no a un doppio o triplo trasloco, no a soluzioni spezzettate . Chiediamo un solo palazzo in cui trasferire tutto ciò che c'era in via Nazariantz, anche con decretazione d'urgenza e, nel contempo, chiediamo un'accelerazione sul polo giudiziario unico. Perché la giustizia è una cosa seria per l'Avvocatura .. quella vera!"
- Ilaria Gadaleta:
"Nell'immediatezza dell'esplosione mediatica del problema delle tendopoli, la prima frase che ho ascoltato è stata "riguarda i penalisti, noi siamo civilisti" e quindi ho cominciato a pensare che ci fosse una strana dicotomia in quella che per me era una naturale aggregazione concettuale. Il giorno in cui a Bari ho incontrato e ho solidarizzato con tutti i colleghi che direttamente erano stati colpiti dalla problematica dell'edilizia giudiziaria partita dal Palazzo di via Nazariantz, sono stata avvicinata da un giornalista al quale ho spiegato che forse non era il caso che mi intervistasse essendo io (appunto) una civilista e non avendo mai direttamente in maniera politica o associazionistica affrontato la questione; ma lui, entusiasta, mi ha detto che invece quello era un valore aggiunto e allora ho cominciato a riflettere.
E mentre riflettevo, vedevo arrivare colleghi di altri fori, Napoli, Milano, Brindisi e capivo che stava cambiando qualcosa; che quella dicotomia era soltanto un'invenzione e che tutto sommato eravamo solo e semplicemente tutti avvocati e tutti solidali. Chissà forse per la prima volta in un momento di difficoltà… Eppure io continuo a nutrire la speranza che sia la prima occasione, ma non l'ultima… "
- Angela La Marca (Foro di Napoli):
"Ho sentito il bisogno di esserci perché ritenevo che ciò che stesse accadendo a Bari necessitasse della doverosa partecipazione della categoria, a prescindere dai confini geografici. Siamo partiti in tanti da Napoli e quello che ho visto è esattamente ciò che vorrei: un' avvocatura unita, arrabbiata, determinata. La giustizia non si sospende, né è possibile dislocare provvisoriamente gli uffici giudiziari, senza prevedere una soluzione definitiva in prospettiva futura ed a dirlo eravamo in tanti, riuniti in un'assemblea che ha visto la partecipazione di molti colleghi che arrivavano anche da lontano. L'avvocatura con Bari ha riscoperto una verve che mancava da tempo e che ci auguriamo si sia ritrovata in via definitiva. Le problematiche in cui l'Avvocatura affonda da ormai un decennio necessitano di unione, rabbia, volontà e partecipazione. Ci auguriamo che Bari abbia costituito un punto di partenza, l'avvocatura non può più tacere e deve unirsi nelle battaglie necessarie ad uscire dal decadentismo in cui inesorabilmente versa."
- Ed, infine , il durissimo affondo di Leopoldo Di Nanna (Nuova Avvocatura Democratica):
"La Giustizia Penale a Bari è sospesa . Gli Avvocati sono senza lavoro e a nessuno frega nulla. Con la sospensione dei processi, si è di fatto bloccata qualsiasi possibilità per i Penalisti di svolgere le cause e quindi di percepire i compensi. E' la morte di un libero professionista, che in questa vergognosa storia è quasi passata in secondo piano. Già. Perché in primo piano vengono altri riflessi di questo allucinante provvedimento. L'incostituzionale sospensione della prescrizione dei reati, istituto letteralmente snaturato e stuprato, poiché tutela l'imputato proprio dalle lungaggini processuali a lui non imputabili! Le persone offese dal reato, che possono ormai dire addio a qualsiasi ipotesi di giustizia per chissà quanto tempo. E poi, come sempre quale ultimissima ruota del carro, ci siamo noi Avvocati. Sacrifichiamo la vita per difendere i diritti degli altri, ma ecco che quando si parla di noi non gliene frega nulla a nessuno. Vergognati, ministro!
Sei anche avvocato, quindi doppia vergogna, accidenti a te e a quando ti è frullata in mente la più assurda delle idiozie, che contribuirà a ridurre sul lastrico decine se non centinaia di Colleghi."