Alla prima riunione del comitato tecnico scientifico per il monitoraggio sull'efficienza della giustizia penale tenutasi il 24 maggio scorso nella sala Falcone di via Arenula, la ministra della Giustizia, Marta Cartabia ha ribadito la necessità di rendere effettiva la cultura del dato nel sistema giudiziario, effettività che, secondo quanto affermato dalla Guardasigilli, impone il rispetto della trasparenza ed implica che i dati debbano essere non solo leggibili ma anche resi più comprensibili al cittadino.
La riunione del comitato scientifico ha seguito di una settimana la relazione annuale sulle misure cautelari, presentata dalla Direzione generale degli Affari Interni del Dipartimento per gli affari di giustizia al Parlamento lo scorso 17 maggio; relazione che, secondo quanto previsto dall'art. 15 della Legge n. 47 del 16 aprile 2015 - integrata dalla Legge n. 103 del 23 giugno 2017 – contiene dati, rilevazioni e statistiche relative all'applicazione, nell'anno 2021, delle misure cautelari personali, distinte per tipologia e con l'indicazione dell'esito dei relativi procedimenti, se conclusi. Nell'introduzione, la relazione specifica che la platea di uffici giudiziari (sezioni Gip e dibattimentali) da cui sono stati attinti i dati è stata pari al 70% di quelli interessati al monitoraggio: ciò significa che il restante 30% degli uffici interpellati dal Dipartimento non ha fornito i dati richiesti.
L'indisponibilità degli uffici giudiziari a rendere fruibili i propri dati a soggetti esterni raggiunge però percentuali drammatiche solo qualora la richiesta provenga dall'avvocatura.
Commentando i risultati di una ricerca statistica finalizzata ad avere una indicazione di massima della situazione relativa al numero di richieste di misura cautelare avanzate e poi accolte a Brescia nel corso del 2021 e fatta a Brescia dalla Camera penale in collaborazione con i vertici di procura e Tribunale, il Presidente delle Camere Penali Gian Domenico Caiazza ha affermato che "è praticamente impossibile avere il dato relativo alle percentuali di accoglimento delle richieste dei pm di applicazione delle varie misure cautelari da parte dei gip".
Questo atteggiamento di chiusura degli uffici giudiziari, non solo contrasta con quell'implemetazione della cultura del dato tanto auspicata dalla Ministra Cartabia, ma soprattutto svilisce il ruolo dell'avvocatura, impedendole di esprimere la sua valenza tipicamente "polisensa" - ossia non solo come libera professione, ma anche come funzione e come organizzazione degli avvocati in ordini e associazioni – e relegandola al ruolo di mero burocrate kafkiano.